Sciacallaggio sul caso Varani: l'Anddos ha querelato Il Messaggero e Il Giornale


Ci siamo più volti occupati delle vergognosa strumentalizzazione che alcuni quotidiani hanno riservato all'omicidio di Luca Varani per lanciare una vera e propria propaganda diffamatoria contro la comunità gay, descritta come una massa di persone violente e drogate guidate da associazioni che farebbero i soldi venendo droga.
Dinnanzi a tele diffamazione, l'associazione Anddos ha comunicato di comunica di aver presentato una querela alla Procura nei confronti dei quotidiani Il Messaggero ed Il Giornale a causa di «articoli lesivi e diffamatori contro i propri circoli ricreativi e club privati di Roma, associando l'omosessualità ad episodi criminali ed illegalità». L'associazione nota anche come «negli ultimi 20 anni ben 118 persone omosessuali sono state massacrate nelle loro case, nei parchi, all'aperto, ma alcun omicidio si è mai consumato all'interno di un circolo o club privato».

L'Anddos punta così il dito verso quegli articoli vergognosi titolati "Viaggio nei club e nelle dark room frequentate dai killer", "Ecco il fast food del sesso frequentato dai due killer" o "Le associazioni gay sanno tutto". Attraverso una nota spampa, spiegano anche:

Sul quotidiano Il Messaggero è stato scritto, a firma di Marco Pasqua, che “all'ingresso dei circoli si consegna addirittura una bustina di cocaina e che per i Vip la stessa è compresa nel biglietto, con fiumi di droga che scorrerebbero poi nei privè e sulle piste". Mentre sul quotidiano Il Giornale è stato invece scritto, in articoli a firma di Giuseppe De Lorenzo, Marco Vassallo e Claudio Cartaldo, come le associazioni gay, tra cui Anddos, sappiano tutto sulla droga e i party oltre i limiti e come le sostanze stupefacenti circolino liberamente nei locali. Cito alcune espressioni degli articolisti: “La droga, quella non manca mai: cocaina, MDMA, droga del sesso. Il chem-sex, misto di stupefacenti e droga, è la religione di base”. Metteremo fine con decisione a questa ondata infamante di odio e pregiudizio nei confronti della collettività lgbti. I nostri circoli sono strutture ricreative, di ritrovo e socializzazione, che accolgono una stragrande maggioranza di persone che vivono una vita ordinaria al di fuori di ogni eccesso. Ci adoperiamo quotidianamente per contrastare i fenomeni di illegalità, garantendo sempre la possibilità di relazionarsi in sicurezza ed esprimere anche liberamente la propria sessualità. Assistiamo, pertanto, ad una ignobile equiparazione tra realtà lgbti e depravazione, degrado, abuso di droghe e violenza, in cui gli omosessuali vengono accostati e paragonati a killer, maniaci e spacciatori. Ci riserviamo, inoltre, di valutare ogni ulteriore azione legale sia nei confronti di altri organi di stampa, cartacei e web, che stanno cavalcando quest’ondata diffamatoria, sia nei confronti dei cosiddetti “corvi” di turno.

Già, perché bisogna ricordarsi sempre come tutto il fango sollevato dai due giornali di destra si basi su una persona che si fa chiamare "corvo gay" e di cui non si ha notizia riguardo all'affidabilità delle parole pronunciare. Anzi, spesso si ha l'impressione che il suo racconto non abbia nulla a che vedere con il vissuto della stragrande maggioranza dei gay. Un po' come quando Giorgio Ponte parla a none dei gay anche se probabilmente è l'unico gay in Italia a pensarla in quel modo.

Gli avvocati Antonio Bubici e Francesca di Muzio spiegano anche come «l'associazione Anddos è stata vittima di una campagna fortemente denigratoria e diffamatoria, perpetrata sia da parte del quotidiano Il Messaggero e sia da parte del quotidiano Il Giornale, attraverso la diffusione di articoli stampa e online dove si vuole accostare l'omicidio del giovane Luca Varani con lo stile di vita dei circoli omosessuali della capitale, descritti come luoghi di perversione, dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti nonché alla prostituzione ed alla mercificazione dei corpi, dove l'uso di droghe e la violenza verrebbero addirittura alimentate con tolleranza da parte della direzione».
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