Adinolfi sulla rappresentanza lgbt in tv: «È una tassa»


Mario Adinolfi è probabilmente uno dei simboli del declino italiano. È un personaggio che sfrutta il sentimento religioso e il più alto tasso d'analfabetismo d'Europa per trarne un profitto personale, quasi come se non gli importasse nulla di distruggere un'intera società solo perché le sue capacità personali paiono troppo scarse per permettergli di coronare il suo ego. Si era candidato alle primarie del Pd promettendo matrimoni per tutti ed ora cerca di farsi eleggere dall'integralismo cattolico promettendo loro che sarà lui ad impedire che gay e lesbiche possano avere una vita decorosa. La discriminazione viene venduta un tanto al chilo perché l'ideologia di Adinolfi pare abbastanza chiare nel definire che il prossimo non conta nulla e che tutti sono sacrificabili se lui ci può guadagnare qualcosa.
La testimonianza di questa aberrante situazione ci giunge anche dalle vere e proprie bestemmie che è solito pronunciare durante le su interviste sui giornali integralisti che promuovono la sua crociata d'odio. È ad esempio sulle pagine di Intelligonews lo troviamo pronto a lagnarsi che i cristiani sono discriminati e che lui, il più meritevole dei cristiani, si sente offeso da quei froci di merda che pretendono di poter viver anche se lui ha deciso che nel mondo non ci debba essere spazio per loro. Gay e lesbiche servono solo ad ottenere voti: ogni discriminazione, ogni ragazzo spinto al suicidio, ogni gay emarginato che ricorre alla droga si tramuta in un profitto.
Solo su queste basi si può spiegar iridologia e il populismo di un uomo che si dice discriminato se non gli viene concesso di poter discriminare. La premessa è semplice: lui si reputa più importante e più meritevole di chiunque altro e i suoi desideri devono prevalere sulla libertà altrui. L'altro non ha diritto di esistere se non è lui a volerlo dato che lui è il nuovo dio di quella religione neonazista che è solito cercare di spacciare per cristianesimo. Ed infatti ben poche persone non sarebbero state travolte dalla vergogna nell'affermare: «Ragionavo pochi minuti fa con alcuni amici su quanto accaduto in Georgia, dove il governatore ha posto il veto su un provvedimento di legge che avrebbe consentito al clero georgiano di non celebrare nozze gay, esprimendo l'ovvia obiezione di coscienza per chi è un ministro di Dio. Normativa intesa subito come omofoba. Mi chiedo anche lì quanta violenza ci sia nei confronti della Chiesa».

Insomma, i gay sono violenti perché vogliono esistere anche se qualcuno usa il nome di Dio per chiedere la loro morte. ma non solo. Adinolfi odia anche gli islamici e cita Ratzinger nel sostenere che l'ex pontefice possa servire a legittimare lo sterminio di intere popolazioni sulla base del loro credo religioso. Non si condannano le azioni ma la religione, invocando il massacro di chiunque non condivida quella che lui sostiene sia la sua fede religiosa.
Per tentare di giustificare quel genocidio, Adinolfi si lancia nel sostenere che gli attentati del Pakistan e di Bruxelles siano attacchi alla sua religione e che «il cristianesimo sia dentro una tenaglia, vittima di un doppio attacco. Da una parte quello violentissimo dell'estremismo islamico, quindi guardiamo a Oriente in una fascia di territorio che percorre il Pakistan e arriva fino alla Nigeria, dove delle bambine sono state fatte esplodere davanti a delle chiese cattoliche».
Nel raccontare questa storiella, pare proprio che Adinolfi abbia voluto dimenticare che tra i 70 morti morti dell'attentato di Lahoreci c'erano molti musulmani. Certo, probabilmente quelli erano morti che a lui evidentemente non interessavano, eppure basta questa evidenza a sfatare la sua intera ricostruzione.
In fondo è da una vita che Adinolfi desidera fare l'opinionista ma è difficile dimenticarsi di come persino la D'Urso lo abbia allontanato sulla base di polemiche sterili che non avevano mai vere argomentazioni di base. Se non vendesse la morte dei gay un tanto al chilo, probabilmente oggi nessuno darebbe spazio ad analisi così infantili e poco attinenti alla realtà (mentre queste stesse teorie sono state sostenute addirittura dagli studi di Ballarò).
E se servissero altre argomentazioni, bene sarebbe ricordare che è assurdo sostenere che l'integralismo nasca da un «forte sentimento e pregiudizio anti-cattolico e anti-cristiano». Non solo la sua stessa idoelogia si basa su tesi non troppo dissimili da quelle che animano l'isis, ma nesspure si terrebbe in considerazione l'esistenza di sedicenti gruppi terroristici si stampo cristiano come l'esercito di resistenza del Signore. Si trtta di un gruppo che nel nome di Dio si è reso responsabile di almeno 400 morti in Uganda, di 540 morti in Sudan e del massacro di 500 persone in Congo. Ma non solo: quei sedicenti cristiani si sono resi responsabili anche del rapimento di 120 bambini congolesi.

Ma tutto ciò pare non importargli perchè ad interessargli è solo la versione rivista e corretta che possa portargli guadagni personali. Lo stesso è avvenuto anche in una seconda intervista rilasciata a Intelligonews, nella quale Adinolfi si lancia nel criticare Maria De Filippi per la scelta di introdurre un trono gay a "Uomini e donne".
Ed è così che afferma: «Ormai è diventato obbligatorio il messaggio Lgbt nelle trasmissioni di grande intrattenimento. L’abbiamo visto, è come una tassa obbligatoria per ogni fiction di prima serata, persino su Rai 1 [...] Io chiedo di avere analoga attenzione per una giovane coppia e per le difficoltà che vive nel costruire una dimensione familiare; chiedo analoga attenzione per il sostegno alla famiglia giovane e magari ai quei ragazzi e ragazze che si sposano e fanno molti figli, costruendo una famiglia numerosa ed esponendosi ad un oggettivo rischio povertà, perché scelgono la vita. Cosa c’è di più interessante e intrigante di storie come queste? Invece, ormai, si sceglie il clichè della coppia gay che può costruire lustrini e paillettes attorno a sè».
Insomma, bisogna promuovere l'ideologia che porta voti al suo gruppo e il 10% della popolazione non deve assolutamente avere rappresentazione mediatica in modo che la discriminazione possa perdurare e che la persecuzione dei gay possa garantirgli un ritorno economico.

Ma dato che lui è candidato a Roma, il suo discorso non poteva che passare a sostenere che il grande problema di Roma siano i gay. Ed è così che Adinolfi torna a dire che l'omosessualità sia stata determinante nell'omicidio di Luca Varani, questa volta spingendosi anche nell'asserire che siano pedofili oltre che assassini. Afferma: «Dentro questa città c’è un addentellato che nell’intervista a Libero ho definito “colonia del male” dove purtroppo c’è un incrocio tra omosessualità, consumo sfrenato di alcol e sostanze stupefacenti, ‘uso’ di giovane prede: tutto questo crea un contesto socialmente pericoloso che a mio avviso va affrontato sul piano dell’ordine pubblico. Un giornalista omosessuale ed esponente della comunità Lgbt ha scritto che dopo l’omicidio Varani il mondo gay ha temuto che potesse essere scoperchiato il vaso di Pandora su alcune abitudini notturne di quel mondo. Io chiedo che questo caso venga effettivamente scoperchiato».
Si noti come per lui non esistono giornalisti ma «giornalisti omosessuali» così come non ci sono pr ma «pr gay». È un uso della lingua che cerca di annientare la persona e sostituirla con una caratterizzazione di un elemento naturale quasi come se l'orientamento sessuale sia ciò che forma un uomo e non una delle sua tante caratteristiche. Il tutto, ovviamente, al solo fine di sostenere che non esistano gay buoni o cattivi, ma siano tutti da condannare (e, guarda caso, la persecuzione di ogni minoranza è proprio l'unico punto del suo inesistente programma politico).
Mala fede pare evidente anche nel sostenere che ci sia un significato recondito se un pr di Roma aveva uno degli assassini di Varani fra gli amici di Facebook. Una persona normale troverebbe normale che un pr abbia altri pr fra i propri amici, ma se si tratta di gay ecco che Adinolfi cerca di spacciare l'ovvietà quasi fosse la prova di un qualcosa.
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