È tempo di otto per mille: scegliere significa non lasciar decidere agli altri


Con la revisione del Concordato firmato da Craxi nel 1984, è stato introdotto l'8 per mille a favore della Chiesa Cattolica poi, solo successivamente, esteso anche ad altre confessioni religiose.
In vista dell'imminente periodo relativo alla presentazione dei modelli 730 (e più avanti anche dell'unico) è bene ricordare come funziona il perverso meccanismo pensato dallo Stato per favorire la Chiesa Cattolica.
Se una persona sceglie di non effettuare nessuna scelta, sappia che quei soldi non finiranno allo stato. Il meccanismo di ripartizione farà si che altri scelgano per lui a chi destinare quei soldi.
In Italia circa il 40% dei contribuenti sceglie di destinare l'8 per mille ed l'80% di questi indica la Chiesa Cattolica come destinataria della sua preferenza. Ne consegue che la quota di quel 60% che non ha espresso alcuna preferenza verrà ugualmente elargita all'80% alla Chiesa Cattolica. La Conferenza Episcolpale di Bagnasco si poterà così a casa la quasi totalità di questo gettito (che stando ai dati Cei, nel solo 2014 è stato pari a ben 1.055 milioni di euro!).
Quando si tratta di incassare soldi, pare anche che ai vescovi non interessi troppo sapere se arrivino da famiglie eterosessuali o omosessuali: tra i porporati i roghi esistono solo per le persone, non certo per i soldi. Ma le famiglie omosessuali avrebbero il diritto di sapere che i loro soldi potrebbero finire a finanziare i loro aguzzini in caso di mancata scelta.
Va anche ricordato che la Cei ha investito circa tre milioni di euro nel solo 2015 in pubblicità, lanciando un messaggio fuorviante volto a far credere che quei fondi verranno utilizzati per opere caritatevoli. Ma la realtà è un po' diversa dato che il il 43,7% viene devoluto alle sole esigenze di culto, il 35,7% viene impiegato per pagare gli stipendi dei sacerdoti e solo il 20,7% viene utilizzato per opere caritative (di cui solo l'8% per interventi in Paesi poveri).
Non va meglio con lo stato, il quale sarebbe tenuto ad destinare la sua parte di fondi per interventi sociali e culturali. Eppure dal 2007 una buona fetta di quei fondi viene utilizzata a supporto del bilancio generale, così come il 50% dei fondi restanti viene utilizzato per il restauro di beni culturali di esclusiva proprietà della Chiesa cattolica. Insomma, anche in questo caso sarà Bagnasco a trovarsi i conti pagati.

Ovviamente ognuno è libero di destinare il proprio 8 per mille a chi desidera, ma bene sarebbe come funzionano le regole per assicurarsi che i propri fondi non finiscano a propria insaputa nelle tasche di qualcuno. La scelta è l'unico modo per decidere che cosa lo stato debba fare con i propri fondi. Sul sito dell'Unar è disponibile un'interessante schema che mostra come ogni singola confessione utilizza i fondi che riceve.
Ad esempio la Chiesa Valdese rifiuta di destinare i fondi ottenuti alle esigenze di culto o al sostentamento del clero, destinandole ad attività di pubblica utilità, come i test rapidi per la diagnosi dell'HIV che ha organizzato lo scorso anno in collaborazione con alcune realtà lgbt. Il rifiuto all'uso di quei fondi per le esigenze di culto è condivisa anche dalle Chiese Avventistee dalle Assemblee di Dio.

Clicca qui per guardare un video dell'Uaar che spiega il funzionamento dell'8 per mille.
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