Il 50% degli uomini e delle donne etero potrebbe essere portatore di "geni gay"


Secondo Giorgi Chaladze, in un articolo pubblicato lunedì su Archives of Sexual Behavior, perché l'omosessualità potesse essere stabilmente presente in tutte le civiltà e in tutte le epoche, il 50% degli uomini e circa la metà delle donne eterosessuali dovevano essere portatori e portatrici di "geni gay".

L'omosessualità ha da sempre rappresentato un paradosso per la teoria dell'evoluzione secondo la quale è essenziale che ogni generazione di organismi diffonda i propri geni. E per questo gli esseri umani non fanno specie. Com'è possibile che ci siano sempre stati dei comportamenti omosessuali sebbene questi non portino alla riproduzione? Certo è vero che ci sono omosessuali che hanno procreato, ma è sempre vero che gli eterosessuali si riproducono molto di più (più precisamente gli omosessuali procreano 5 volte di meno degli etero). Nei decenni passati si è tentato di spiegare il fenomeno da un punto di vista evolutivo sostenendo che l'omosessualità fosse utile per la specie umana oppure che in compensazione della ridotta potenzialità di riproduzione degli omosessuali le donne fossero più fertili.

Chaladze, sfruttando un modello matematico di recente elaborazione, ha per primo testato la seconda ipotesi. Secondo il modello di Chaladze perché una percentuale bassa della popolazione e sempre stabile nel corso della storia umana potesse essere omosessuale, dovevano essere rispettate due condizioni: (1) l'esistenza di un "gene gay" nel cromosoma X per il 50% degli uomini; (2) maggiore fertilità per le donne portatrici del "gene gay". Il modello così proposto da Chaladze spiegherebbe anche il fenomeno dell'esistenza di comportamenti omosessuali nella parte di popolazione che non si identifica come gay. Ad esempio Vrangalova e Savin-Williams[1] riportano che il 43% degli etero avesse avuto rapporti sessuali con persone dello stesso sesso e il 22% fantasie omoerotiche; oppure per Sell e collaboratori[2] una percentuale non superiore al 9% dei maschi di USA, UK e Francia avesse comportamenti omosessuali, ma nessun identità omosessuale dopo i 15 anni. Ciò porta Chaladze a sostenere che i maschi non omosessuali che provano fantasie e comportamenti omosessuali siano a portatori del famoso/i "gene/i gay".

Tali risultati comportano quindi che per future ricerche in campo evolutivo sia necessario lo studio degli uomini non gay che manifestano o che hanno manifestato comportamenti omosessuali. Questa ipotesi inoltre non sembrerebbe andare in direzione contraria della prima per cui l'omosessualità, per essere utile all'evoluzione della specie umana, dovrebbe essere legata, almeno nelle donne, ai livelli di progesterone. E sempre secondo questo modello, così come quello di Charadze, viene tenuto in conto l'esistenza di una popolazione omosessuale e di un altra, che solo occasionalmente, manifesta comportamenti omosessuali.


di Andrea Pizzocaro

Riferimenti:

Chaladze, G. Heterosexual male carriers could explain persistence of homosexuality in men: individual-based simulations of an x-linked inheritance model, Archives of Sexual Behavior, 2016. DOI: 10.1007/s10508-016-0742-2


Note:
  1. Vrangalova, Z., & Savin-Williams, R. C. Correlates of same-sex sexuality in heterosexually identified young adults, Journal of Sex Research, Volume 47, Issue 1, pp. 92–102
  2. Sell, R. L.,Wells, J. A., &Wypij, D. (1995). The prevalence of homosexual behavior and attraction in the United States, the United Kingdom and France: Results of national population-based samples, Archives of Sexual Behavior, Volume 24, Issue 3, 235–248.
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