In Italia, il 5 per mille può essere devoluto a sostegno della discriminazione di gruppi sociali


I gay sono malati, non devono poter indossare un'uniforme, hanno gravi malattie e non c'è nulla di sbagliato nel deriderli o insultarli. È questo il contenuto diffamatorie ed offensivo della propaganda dell'associazione ProVita Onlus, la quale dichiara tranquillamente come il suo obiettivo sia cercare di introdurre nella società il concetto per cui «gli atti omosessuali sono contronatura e non possono essere tollerati o, addirittura, incentivati».
È un'associazione che si batta contro un gruppi di persone attraverso l'appoggio politici di partiti assai noti. Lucio Malan ha aperto loro più volte le porte del Sanato. Roccella e Giovanardi li citano quasi fossero dei nuovi messia, mentre la Lega Nord affida loro la scrittura di mozioni omofobe che possano discriminare parte della popolazione sulla base di quella che parrebbe l'agenda politica estera della Russia.
È un insulto continuo effettuato con una indicibile violenza. In vista dell'imminente dichiarazione dei redditi, cresce la violenza dei loro proclami mentre le pagine dell'associazione sono traboccanti di messaggi che paiono una vera e propria offesa alla decenza: Brandi invita tutti gli omofobi a sottrarre il loro 5 per mille a cause nobili (come la cura dei tumori o il contrasto alle discriminazioni) per devolverli a sostegno della discriminazione e dell'omofobia.
Quella pagine d'odio che insultano l'esistenza stessa di migliaia di persone vengono reputate parte integrante dell'attività di una «organizzazione non lucrativa di utilità sociale». Quindi sappiatelo, il contrasto ai vostri diritti e la legittimazione alla violenza nei vostri confronti è di «utilità sociale», esattamente come sotto il fascismo era considerato di «utilità sociale» la discriminazione sistematica di chiunque non fosse reputato di pura razza ariana.
Naturalmente non ci è dato di sapere se quell'associazione sarebbe stata considerata tale anche senza l'appoggio delle potenti lobby clericali o se il loro caporedattore non fosse il figlio del leader di Forza Nuova, ma il dato di fatto è che la persecuzione del 10% della popolazione è di fatto sovvenzionato anche dallo stato. Esatto, quello stesso stato che esige dai gay il pagamento di uguali tasse a fronte di minor diritti, infischiandosene di tutelarli da chi diffonde disinformazione populista per fini politici.
Dinnanzi a questo schifo si può far finta di nulla (in fondo non saranno poi molti quelli che saranno disposti a dare a Brandi i propri soldi) o ci si può indignare dinnanzi ad uno stato che permette il finanziamento di realtà che propagandano false teorie che il Miur stesso non ha esitato a definire «truffe culturali». Truffe che però saranno pagati con soldi pubblici, sottratti a realtà serie che si occupano del bene dell'intera società (e non certo del male di una parte di essa).
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