Io sono cristiano, quindi tu devi morire


Io sono migliore e l'altro non deve neppure avere il diritto di esistere se mi costringe a mettere in discussione i miei pregiudizi. È questo la folle ideologia dell'integralismo cattolico, troppo spesso pronto a utilizzare la religione come legittimazione della propria cultura della morte.
Se avessero provato a leggere i vangeli, forse saprebbero che Gesù invitava la gente a seguirlo, mica li obbligava a farlo! Eppure loro è nel suo nome che esigono che ogni loro più perversa fantasia discriminatoria sia imposta con forza e violenza al prossimo, possibilmente per via legislativa. Si deve aver paura a non essere come loro e si deve essere puniti se si ha hanno altre idee. La fede pare non essere più percepita come un impegno personale, ma solo come legittimazione per poter imporre le regole all'altro. Il più splendido esempio di questa follia è rappresentata da Mario Adinolfi, ossia da quel divorziato che va in giro a dire che lui si batterà sino alla morte per vietare agli altri di poter divorziare.

È solo in questo clima che si può comprendere come qualcuno possa scrivere articoli dal titolo "Usa, la guerra alla religione riguarda tutti noi". La fantomatica «guerra» sarebbe rappresentata da chi chiede il riconoscimento dei propri diritti civili anche contro il loro volere, vittime innocenti che la loro ideologia li porta a cercare di far percepire come nemici da abbattere.
Il tema in oggetto sono le leggi anti-gay che i repubblicani hanno approvato in alcuni stati, volte a sostenere che chiunque rivendichi fantomatiche «motivazioni religiose» a sostegno del proprio odio, debba avere il diritto di non rispettare le norme vigenti in tema di discriminazione e rispetto dei diritti umani. Più semplicemente, la legge non è più uguale per tutti ma basta dirsi cristiani per avere più diritti e meno doveri di chiunque altro.
Un assunto della fede cristiana è il sostenere che Dio sia padre, motivo questa gente è facilmente paragonabile ad un figlio di papà senza scrupoli che va dal vigile a dirgli quanto è potente suo padre e che non accetterà multe anche se ha posteggiato il suo suv in un posto per portatori di handicap. Tanto è chi davvero aveva diritto a quel posto a pagarne le conseguenze, per perché lui ritiene che la sua prepotenza e comodità valgano molto più del diritto altrui. Ecco, questi sono i cattolici 2.0.

L'articolo in questione è stato pubblicato dalla solita Nuova Bussola Quotidiana, immediatamente ripresa anche da Costanza Miriano. Qui Raffaella Frullone firma un testo in cui afferma:

Il governatore della Georgia, Nathan Deal, è stato costretto a farci i conti. Con il mondo Lgbt, si intende. Poiché a causa della pressione mediatica, anche di colossi come Walt Disney, Marvel e Netflix, ha dovuto porre il veto alla legge sulla libertà religiosa regolarmente approvata dal Senato e dalla Camera. Un testo che avrebbe lasciato libertà di coscienza a chi, in virtù del proprio credo, non volesse celebrare o fornire servizi per le celebrazioni dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.
«Ho visto cosa è accaduto in Mississipi e Carolina e non voglio affrontare lo stesso scenario». Entrambi gli Stati, infatti, dopo aver approvato la legge sulla libertà religiosa sono stati messi alla gogna al grido di «no alle discriminazioni». I Ceo di Facebook, Apple e Google hanno espresso il loro dissenso con un comunicato che lasciava intendere possibili ripercussioni economiche, PayPal ha deciso di bloccare un piano di investimenti in North Carolina da quasi quattro milioni di dollari e star della musica rock come Bruce Springsteen, Bryan Adams e Ringo Starr hanno annullato diversi concerti previsti negli Stati americani in questione.

Insomma, la «libertà religiosa» sarebbe un qualcosa che trova compimento in leggi che tolgono tutele agli altri, in modo tale che chi si dichiari cristiano. Ma, soprattutto, la presunta «libertà» dei cristiani dovrebbe valere molto di più di quella altrui: loro devono poter discriminare liberamente ma le aziende private non devono poter avere la possibilità di reagire come meglio credono a quelle posizioni. la libertà non è per tutti: la libertà è solo loro e chiunque latro deve subire in silenzio la loro violenza!

Si passa poi ad una noiosa trattazione volta a sostenere che i cristiani devono sentirsi minacciati dal bene comune e che «essere credenti» significhi imporre la propria idea agli altri. Ovviamente siamo dinnanzi a persone così spaventate da un mondo che cambia che sarebbe disposte a sostenere qualunque cosa pur di essere certi di non perdere ciò che già hanno, anche quando nessuno vuole togliergli nulla. Ma la paura funziona così: per loro è meglio che gli altri stiano male piuttosto che dover accettare il cambiamento. È più o meno quello che nel Vangelo viene raccontato quando la folla chiese la vita di Barabba e la morte di Gesù: si era scelto chi non stava mettendo in discussione lo status quo.

Fatto sta che scrivono:

Ma non solo chi legifera sarà costretto a farci i conti, noi tutti lo saremo. Lo spiegano bene Erick Erickson e Bill Blankschaen: «Non importa quanto piccolo sia il tuo bed and breakfast, la tua cappella o il tuo negozio di fiori se non condividi i loro valori pubblicamente, la mafia omosessualista ti schiaccerà». E per essere schiacciati basta esprimere la propria opinione, come accaduto a Kelvin Cochran.

Si noti che per «opinione» si intende il rifiutare beni e servirsi. Significa negare il diritto di vita ad una persona, peraltro cercando di danneggiarla nel concreto.
Se la Miriano va in un supermercato e la cassiera si rifiutasse di farle il contro perché la ritiene una isterica estremista, la donna sottomessa avrebbe tranquillamente la possibilità di chiedere al marito di sporgere denuncia. E vincerebbe. Eppure è lei a chiedere che un gay non debba avere quel suo stesso diritto.

Dopo una lunga e noiosa digressione su come l'omofobo autore del libro debba essere ritenuto un eroe nazionale, si torna a sostenere che i diritti altrui debbano essere sconfitti:

Potrebbe succedere a tutti. A me che scrivo, a te che leggi. «Sarai costretto a occupartene – mettono in guardia Erik Erickson e Bill Blankschaen – una volta che la mafia omosessualista ha stabilito che chi non è d’accordo va silenziato, chi ancora pensa di non compromettersi sappia che sarà costretto a decidere da che parte stare».
Gli autori, cristiani evangelici, intitolano un capitolo: Come vincere la guerra, una sorta di manuale di istruzioni per «resistere». C’è bisogno di una resurgent community, di una comunità che rinasce, scrivono, di amici che si incontrano e fanno rete. «Di fronte al mondo che ci propina menzogne dobbiamo circondarci di credenti che non solo ci ricordino che non siamo soli, ma che là fuori è pieno di gente che la pensa come noi e soprattutto che i bambini hanno bisogno di sentir dire la verità».

Insomma, l'invito è a creare gruppi di fondamentalisti pronti a cercare di negare il diritto altrui sulla base della loro paura e del loro pregiudizio. Grave è come si usino termini come «guerra» o «resistenza» allo scopo di alimentare un clima d'odio in cui al gente si senza minacciato dall'altro. È il concetto che sta alla base di ogni violenza, si tratti di omofobia, razzismo o xenofobia.
Eppure arrivano a dire che «siamo nel mezzo di una battaglia per il cuore e l’anima della nostra cultura. Ma è molto di più di questo. È una guerra tra il bene e il male, tra libertà e tirannia, e abbiamo solo due opzioni davanti: seguire il flusso e piegarci allo spirito del tempo, o alzarci in piedi e rifiutarci di venire zittiti».

Gli effetti devastanti di questa ideologia sono già ravvisabili nei commenti al post. C'è chi scrive: «Trovo allucinante, al di là del caso specifico, che si possa condizionare una legge non tanto prendendo posizione e dibattendo su cosa sia o meno giusto fare quanto mediante ritorsioni, praticate o minacciate che siano. Prendere cittadini come scudi umani, cui causare un danno economico o di altro tipo nel caso dei concerti, per imporre una visione». Ma qualcun altro afferma: «Ecco, allora, visto che riguarda tutti noi e che il nemico è anche fatto da “Walt Disney, Marvel e Netflix”, iniziamo a boicottarli. Sarebbe bello non vedere più recensioni positive sulla stampa cattolica dei prodotti di queste aziende, tanto per iniziare».
Non che ci possa aspettare molto dai lettori di certi siti, ma difficile è non notare come tutto sia sempre caratterizzato da due pesi e due misure. Non è difficile comprendere che se un'azienda rinuncia ad un'espansione o che se un cantante annulla un concerto, loro sono i primi a rimetterci per rivendicare un diritto di opinione che i cattolici vorrebbero negargli. Ma quando si tratta di danneggiare chi osa avere un'opinione diversa dalla loro, ecco che il danno deve interamente ricadere sulle spalle altrui e che si arriva pure a chiedere di mentire per danneggiare chi ha osato avere rispetto per le persone a cui loro vorrebbero negare il diritto alla vita.
E poi ci vengono adire che sono gli altri i violenti?
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