Secondo ProVita, «la vera omofobia» è quella che non gli permette di "curare" i gay


Ancora una volta è Francesca Romana Poleggi a mettere a repentaglio la vita di migliaia di adolescenti nel nome del suo pregiudizio, ancora una volta lasciando i suoi rantoli d'odio dalle pagine di quel gruppo d'odio che si fa passare con il nome di associazione ProVita.
Nel 2016 pare assurdo dover ripetere che l'omosessualità non è una malattia e che non esistono fantomatiche "cure" alle caratteristiche naturali. Un'evidenza che è stata più volte sottolineata anche dallaq la scienza, la quale ha inequivocabilmente sottolineato come le fantomatiche "terapie riparative" non possano in alcun modo variare l'orientamento sessuale delle persone ma possono contribuire a spingerle verso atti di autolesionismo se non al suicidio. È questo il motivo per cui l'Ordine degli psicologici italiani le vieta e provvede a radiare qualunque "professionista" si macchi di crimini che ledano la salute dei propri pazienti sottoponendoli a simili torture.
Sostenere il contrario significa rischiare di spingere dei poveri ragazzi verso il suicidio. Eppure pare che la signora Francesca Romana Poleggi sia disposta a mettere a repentaglio la vita altrui per compiacere il proprio pregiudizio, spingendosi sino alla promozione di quelle pericolosissime e dannosissime (quanto inutili) pratiche di tortura che promettono a genitori bigotti di poter cambiare l'orientamento sessuale dei propri figli così come loro preferiscono. Il tutto con l'aggravante di una propaganda di morte che diviene di giorno in giorno sempre più pressante e pericolosa.
La nuova vergogna firmata dalla co-fondatrice dell'associazione ProVita Onlus è un articolo intitolato "Omofobia vera, delle lobby LGBT, e diritti delle persone LGBT".

Si parte dal sostenere che i dritti dei gay siano calpestati da chi accetta le persone per come sono e non per come vorrebbero fossero, motivo por cui la donna esordisce con lo scrivere:

La libertà di coloro che provano attrazione per persone dello stesso sesso, i (veri) diritti civili delle persone LGBT, sono calpestati dall’omofobia (vera e sostanziale) di quelli come il Southern Poverty Law Center (SPLC) e tanti altri gruppi LGBT che si proclamano a parole paladini delle persone con tendenze omosessuali.
La denuncia proviene da Walt Heyer un ex transessuale che si dedica da anni al sostegno delle persone in crisi con la propria identità sessuata e con il proprio orientamento sessuale.

Ovviamente un gay è semplicemente un gay e non certo una persona «in crisi con la propria identità sessuata» ma la propaganda si basa sempre nel presentare le proprie falsità come base fondante su cui costruire altre falsità. Ed è così che il parare di migliaia di persona competenti viene messa in dubbio da un folel che si guadagna da vivere vendendo fantomatiche "terapie" solo perché utile a sostenere la propria battaglia contro i diritti umani delle persone lgbt. E così prima ci si inventa fantomatiche "ideologia gender" e poi si finisce con il cercare di convincere la gente che i gay siano malati e che in natura non esistano neppure.

Prosegue l'articolo:

Per esempio –scrive Heyer su The Public Discourse– nello scorso febbraio, la SPLC e altre organizzazioni LGBT hanno denunciato l’associazione People Can Change (PCC) che offre aiuto e sostegno a chi si trova a disagio col proprio orientamento sessuale, a coloro che non sono felici di provare attrazione per le persone dello stesso sesso e desiderano recuperare l’eterosessualità latente in loro.

Naturalmente non esiste alcuna «eterosessualità latente» e persino i personaggi spacciati dall'associazione ProVita ne sono la prova: se davvero l'eterosessualità latente esistesse, com'è possibile che al loro Giorgio Ponte continuino a piacere i ragazzi anche dopo essersi sottoposto a quelle "terapie"? Ma alla Poleggi quell'evidenza pare non essere chiara, dato che prosegue con lo scrivere:

E invece i veri omofobi vogliono sanzionare tutti coloro che offrono “terapie riparative” o “terapie di conversione” a chi chiede liberamente ne chiede.

Negando come in Italia esistano precisi divieti a quelle forme di tortura che mirano a creare sensi di colpa nelle persone, l'articolo afferma:

Anche se qui da noi non siamo ancora arrivati alle denunce per violazione di legge, sappiamo bene quanto si scatenino i media in casi analoghi (ne sanno qualcosa i volontari di Courage, o del Gruppo Lot e l’amico Luca Di Tolve). Sappiamo, anche qui da noi , di illustri professionisti sospesi dall’ordine in alcune regioni per aver offerto aiuto terapeutico a persone che si trovavano a disagio col proprio orientamento sessuale.
La SPLC chiede alle autorità di impedire alla PCC di mostrare le testimonianze di prima mano di persone che vogliono condividere esperienze di libertà e di pace. Questo è vero odio per le persone omosessuali, questo è voler deprivare dei liberi cittadini del diritto di migliorare la loro situazione, di superare una loro sofferenza, di accedere a delle terapie per il proprio benessere.

La legge reputa reato il suicidio ed ogni altra forma di autolesionismo, motivo per cui non è chiaro perché mai la signora Poleggi si lanci nel sostenere che i gay debbano potersi far praticare torture solo se queste vengono eseguite nel nome di Dio. Il tutto partendo da quella follia che chiunque sia diversa da lei sia sbagliato dato che la Poleggi pare ritenersi la massima espressione umana a cui l'intero creato dovrebbe ispirarsi (e Dio che ne scapi!).

Persino l'evidenza scientifica viene messa in dubbio e l'articolo si lancia nell'affermare:

Le lobby LGBT devono a tutti i costi far passare la convinzione che “si nasce così” e non c’è modo di cambiare. Paradossalmente si può “cambiare” genere, anche più volte, si possono cambiare chirurgicamente gli attributi sessuali, ma l’orientamento sessuale, no: quello è immutabile! Perciò, chi potesse provare che una persona non nasce omosessuale, o che una persona non nasce transgender, dovrà essere bandito e messo fuori legge. Le testimonianze di quelli che invece hanno cambiato e hanno trovato pace, equilibrio e serenità (come lo stesso Heyer) vanno censurate.
Se la “terapia di conversione” non funzionasse, non ci sarebbe nessuno a chiedere di potervi accedere. Non ci sarebbe bisogno per il Southern Poverty Law Center di fare denunce. Invece queste terapie riparative funzionano e rendono le persone felici. I tempi dei metodi coercitivi e violenti di chi voleva “curare i gay”, sono lontani. Erano metodi inumani, dannosi e inefficaci.


In uno stato normale, la Poleggi dovrebbe essere chiamata dinnanzi ad un giudice a rispondere di quali siano le basi che la spingono a sostenere che «queste terapie riparative funzionano e rendono le persone felici». E la Poleggi dovrebbe anche spiegaci quanto siano «felici» quelle persone che sono morte a causa di quelle fantomatiche "terapie". Perché se davvero funzionassero, la signora ci dica perché in anni di attività basata sulla promozione dell'odio e dell'omofobia, non sia mai riuscita a fare un solo altro nome di presunto "ex-gay" che non fosse Di Tolve.

Si passa così a lamentare che alcuni stati abbiano vietate quelle fantomatiche "terapie" dopo aver accertato che si tratti bufale pericolose per chiunque vi si sottoponga. Il tutto senza mai sottolineare come il divieto valga solo per i minorenni, ossia per quagli adolescenti che rischiando i essere spinti al suicidio solo perché i loro genitori non li vogliono così, Ma la Poleggi scrive:

Già oggi esistono leggi, per esempio in New Jersey, o in California, che vietano ai professionisti di offrire consulenza e aiuto a persone con tendenze LGBT: ai minori sono costretti ad offrire terapie ormonali per bloccare la pubertà. Heyer, che è stato lui stesso un bambino con disforia di genere, inorridisce di fronte alla perversità di tali bugie: perché è una bugia prospettare a una persona con disforia di genere la soluzione dei suoi problemi andando a contrastare la natura: bisogna invece curare le patologie e i disturbi mentali che quasi sempre coesistono con la disforia di genere. [...] Le organizzazioni LGBT, come il Southern Poverty Law Center, non possono impunemente schiacciare i diritti umani e civili sotto il peso del loro odio per coloro che desiderano disertare dallo stile di vita LGBT. Né del sacrosanto diritto ad accedere alle cure necessarie per superare i propri problemi.

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