Avvenire torna a chiedere che alcuni bambini siano resi orfani nel nome di Bagnasco


La rivendicazione dei propri diritti è «un'offensiva»a chi li viole negare. A sostenerlo è Avvenire in quella che si presenta come l'ennesima offensiva alla dignità e ai diritti della comunità lgbt.
«Sembrava una pace -scrive il quotidiano dei vescovi- ma forse era solo una tregua. Armata. Le parole del cardinale Bagnasco che, in materia di unioni civili, segnalano la permanente sovrapposizione con il matrimonio e indicano nell’utero in affitto il rischio del colpo finale portano alla luce il fuoco che cova sotto la cenere di una fragile intesa protetta a malapena da due voti di fiducia».
Sono dunque toni da guerra civili quelli scelti dal quotidiano, ormai pronto a tutto per far sì che la comunità gay sia resa vittima di minori diritti a fronte di uguali doveri secondo l'imposizione per via giudiziaria di una ridefinizione di matrimonio come atto legato esclusivamente alla procreazione (nonostante nessuna norma del codice civile imponga di avere figli o neghi il diritto al matrimonio o alla pensione a chi non ha dato dimostrazione della propria fecondità).

In quel clima in cui tutto fa brodo per sostenere che si giusto negare dignità ad alcune famiglie perché le altre vogliono avere privilegi esclusivi dettati dal loro orientamento sessuale, il giornale si lancia nello spiegar perché i vescovi preferiscono vedere i bambini morire di fame piuttosto che affidarli alle cure di una amorevole famiglia gay.

Monica Cirinnà, ex relatrice del testo, che in questi giorni non aveva fatto mistero di vedere nella norma già così com’è i margini per accordare la stepchild adoption, indicando - non da sola - questa legge come «primo passo verso il matrimonio egualitario» evita stavolta di andare sulle barricate («Lo Stato fa lo Stato e la Chiesa fa la Chiesa», dice) e di parlare di ingerenza: «Non mi pronuncio. Io vado avanti», dice soltanto. Avanti, appunto. L’obiettivo di voler procedere per strappi successivi resta tutto. Tocca ai Radicali andare su toni più grevi, dando a Bagnasco del «disco rotto», con allusioni, da parte del segretario Riccardo Magi, ai presunti «privilegi fiscali del Vaticano», giusto per parlare d’altro. Il fronte di chi ha patrocinato l’accordo sulle unioni civili, però, continua a difenderlo.

Quindi resta il divieto all'adozione di bambini esterni alla coppia, così come resta la richiesta di rendere orfani e togliere ogni tutela a quelli che già sono nati. Così, giusto come ritorsione per chi ha osato generare la vita all'esterno delle loro regole.

Si passa così a bacchettare sia Alfano che Lupi, ritenuti responsabili di non aver fatto abbastanza per negare ogni riconoscimento alle famiglie gay. E da qui i vescovi passano anche a dare precise indicazioni di voto, suggerendo Eugenia Roiccella quale massima espressione di cristianità grazie alla sua feroce omofobia. Spiegano come la santa donna abbia lamentato che il supremo interesse dei bambini spinga vari tribunali a riconoscere loro entrambi i genitori, mentre lei esige che sia reso orfano perché a lei non piacciono i suoi genitori. Si spiega così che:

Il tema si ripropone ora nel dibattito sulle adozioni avviato alla Camera, dove è diffusa l’idea di re-inserirla nell’ambito delle adozioni speciali. Ap, è noto, resta fortemente contraria, ma in alternativa si potrebbe tornare a bussare alla porta di M5S. Con grande chiarezza dice la sua l’ex segretario Pierluigi Bersani. «Sul matrimonio egualitario -sostiene- siamo poco lontani. Sulla stepchild adoption sono favorevolissimo ma anche io -ammette lealmente- vedo il collegamento con la pratica dell’utero in affitto. La Chiesa va ascoltata, dobbiamo trovare forme dissuasive che disincentivino il rischio di mercificazione», dice a Otto e mezzo. E Gianluigi Gigli, deputato di Demos e presidente del Movimento per la vita, nelle parole di Bagnasco vede tutte le «incisive e laiche motivazioni» che lo hanno indotto a non votare la legge e la fiducia. Resta, un po’ sotto traccia, l’appello di Bagnasco per la famiglia. «Ora si passi dalle parole ai fatti», auspica il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa.
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