Firenze nega il patrocinio al Pride


«Sulla base di regolamenti e prassi comunale consolidata, non sono mai stati dati patrocini a manifestazioni che hanno direttamente o indirettamente un carattere politico o rispondono a una parte». È con queste parole che il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ha motivato il suo rifiuto di una concessione al gay pride cittadino (in programma il 18 di giugno prossimo).
Si apprende così che l'orientamento sessuale venga ritenuta una caratteristica politica, così come che la rivendicazione dei propri diritti costituzionali sarebbe un qualcosa di parte. sarebbe un po' come sostenere che non è lecito difendere i leoni perché i bracconieri potrebbero pensarla in modo diverso.
Il sindaco ha poi proseguito nel sostenere che da parte sua non ci sia «nessun desiderio di discriminare manifestazioni come il Gay Pride, ma allo stesso modo ci atteniamo a tradizione per la quale il Comune riconosce il patrocinio solo a manifestazioni di rilevanza istituzionale».
Peccato che questo atteggiamento ci mostri ancora una volta come le istituzioni non si facciano problemi a restare in disparte mentre è ai cittadini che viene affidato il compito di chiedere che la Costituzione valga per tutti e non solo per gli amici delle lobby clericali. Questi silenzi colpevoli paiono il primo atto dell'omofobia istituzionalizzata che l'integralismo cattolico sta cercando di creare, immettendo nella società l'idea che sia una lecita opinione l'essere contrari all'esistenza altrui.
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