Gandolfini vuole strumentalizzare il referendum di ottobre per le sue rivendicazioni


Presso l'Auditorium Antonianum di Roma, Massimo Gandolfini e Toni Brandi hanno ufficialmente presentato il loro "Comitato Famiglie per il No al referendum istituzionale". L'iniziativa era stata annunciata nel corso del Family day, quando dal palco partirono minacce rivolte a Renzi in cui si preannunciava una ritorsione contro il suo governo qualora non avesse accolto la loro richiesta di negare i diritti costituzionali delle famiglie gay nel nome del loro pregiudizio.
Il risvolto ideologico dell'iniziativa (immediatamente rilanciata anche da Radio Vaticana) è stata spiegato da Gandolfini nel corso della conferenza stampa: «L'iter di approvazione delle unioni civili, con ben due fiducie, è stato l'evento concreto che ha svelato la vocazione autoritaria dell’attuale governo che ha voluto ignorare due piazze di milioni di persone. Come da ammissione diretta, è stato il primo passo di una strategia contro l’uomo e la famiglia che va assolutamente fermata. Per questo abbiamo dichiarato il nostro ‘No’ deciso e argomentato al referendum di ottobre prossimo. È in gioco la democrazia in Italia, abbiamo il dovere di essere coraggiosi e determinati».
Ma è qui che giunge il problema. Gandolfini chiede che al risultato referendario di ottobre venga attribuito un valore diverso da quello del quesito proposto, sostenendo che l'espressione del "no" debba rappresentare implicitamente un'adesione ai gruppi dell'omofobia organizzata.
Un teoria simile mette seriamente in pericolo la democrazia stessa, dato che l'azione violenta di Gandolfini rischia di non permettere un libero voto: chi fosse favorevole alle unioni civili ma non al quesito proposto al referendum di ottobre, come farà a non essere spacciato come un adepto di Gandolfini da parte dell'integralismo cattolico? Bisognerà votare per ciò che sarà scritto sulla scheda o bisognerà votare sulla base del significato recondito che un gruppo violento vuole attribuire al voto?
L'impressione è di essere dinnanzi ad un piccolo gruppo violento che teme un confronto dei numeri sulle loro rivendicazioni (a partire dal sostenere che non ci debbano essere atti sessuali che non siano finalizzati alla procreazione) in un clima di egocentrismo in cui si prendendo che ogni singolo atto del Paese debba riguardare le sue assurde rivendicazioni.
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