L'arcivescovo di Monreale: «La legge sulle unioni civili è fascismo strisciante. È lecito non rispettare le leggi che non si condividono»


Dopo l'approvazione della legge sulle unioni civili, immancabile è l'ira di un estremismo cattolico che ha fatto di tutto pur di impedire che gay e lesbiche potessero avere un qualunque riconoscimento giuridico delle loro unioni. Si sono passati anni a creare quella fantomatica «ideologia gender» che sostengono distruggerà il mondo, così come tanto è stato speso per cercare di far credere che sarebbe bastato togliere ogni tutela giuridica ad alcuni bambini per impedire la modalità con cui alcuni di loro sono venuti al mondo. Praticamente una ritorsione.
Ma l'ira dell'integralismo non si è fermata certo lì ed è dalle pagine di Tempi che viene dato ampio risalto all'opinione dell'arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi. Stando a quanto riporta il sito della rivista ciellina, il prelato ha dichiarato: «Credo davvero che aver posto la fiducia sia un fatto del tutto negativo per la nostra democrazia», spiega. «Argomenti così delicati e importanti necessiterebbero infatti di altri approcci. Con la fiducia, piuttosto, il Parlamento viene imbavagliato. E in questo modo non si tiene conto che esiste una grande fetta del Paese che questa legge non la vuole. A mio avviso questo modo di fare è fascismo strisciante, un qualcosa che in nessun modo condivido».
Dopo aver sostenuto che la sua idea rappresenti una fantomatica maggioranza del Paese, si passa alle questioni che maggiormente interessano la Chiesa: la politica. Ed è così che l'indicazione di voto giunge attraverso una strenua difesa di Alfio Marchini, il candidato romano che ha dichiarato di non voler registrare le unioni fra persone dello stesso «Di fronte a una legge ingiusta è lecito esercitare questo diritto. Se dall'alto lo Stato impone leggi che non si condividono, si può obiettare».
Quindi sappiate che secondo l'opinione del prelato, se voi non condividete che lo stato vi vieti di uccidere qualcuno, allora è lui a legittimarvi a prendere un fucile e a sparare a chiunque vogliate. Praticamente il suo è un invito a delinquere.
L'uomo non ha mancato di sostenere che chi vuole impedire che i gay abbiano i suoi stessi diritti non intende sostenere «che i diritti delle persone conviventi si possono tutelare in altro modo», ma semplicemente opta per un «un testo unico sui diritti. Un testo che elenchi e ribadisca quanto l'ordinamento italiano già prevede, esplicitamente o implicitamente, per le persone impegnate in convivenze». In pratica si chiede semplicemente di non riconoscere l'unione e di garantire diritti individuali some se quella coppia non esistesse dato che il signor monsignore non è disposto a darle alcuna dignità o tutela.
Non mancano poi i soliti ritornelli, come il sostenere che «mi sembra che dietro questa legge, dietro le forze che l’hanno sostenuta e portata in Parlamento, vi sia una cultura specificatamente contraria alla famiglia naturale. Quando, infatti, attraverso una decisione politica, vengono giuridicamente equiparate forme di vita differenti –come la relazione tra l’uomo e la donna e quella tra due persone dello stesso sesso– non si riconosce la specificità della famiglia. Questo è il punto, a mio avviso».
Quindi alla liste delle offese aggiungete pure che il monsignore non vi considera diversi e non equiparabili a quella nuova razza ariana che viene ridefinita sulla base dell'orientamento sessuale.

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