Ma quanto ci costano l'omofobia e le mire personali di Adinolfi?


Dopo la piazza deserta incontrata a Rimini, prosegue nel disinteresse globale la campagna d'odio di Mario Adinolfi. In relazione al suo convegno elettorale tenutosi a Bologna, la stampa locale ricorda il suo incoraggiamento all'illegalità contro i diritti delle minoranze da lui perseguitate, ma evidenzia anche come il proverbiale vittimismo del leader integralista si sia tramutato in un costo inutile per l'intera collettività. Scrivono:

Nessuna contestazione, qualche decina di simpatizzanti e un ingente schieramento delle forze dell’ordine hanno accolto in Piazza Galvani il leader del Popolo della Famiglia, Mario Adinolfi, arrivato a Bologna per sostenere Mirko De Carli, candidato sindaco del movimento nato dopo l’ultimo Family Day a Roma. “Siamo convintamente dalla parte delle mamme e dei papà” ha ribadito Adinolfi al suo arrivo auspicando che il Popolo della Famiglia possa essere determinante a un eventuale ballottaggio, poi si è rivolto direttamnte al sindaco Virginio Merola candidato per il secondo mandato, contestando il registro delle unioni civili pre-Cirinnà. Davanti al fatto che le unioni civili oggi sono legge, per Adinolfi la risposta è l’obiezione di coscienza da parte dei sindaci.

Esatto. A fronte di una misera decina di simpatizzanti accorsi a sentire i soliti slogan populisti di Adinolfi, alla collettività è toccato pagare un «ingente schieramento» di polizia. Un costo inutile dato che non c'era motivo di sprecare tempo a contestare un essere tanto insignificante. Eppure il cercare di far passare i gay come gente violenta, poco incline a gradire rantoli omofobi per la promozione all'odio e alla violenza nei loro confronti, per qualcuno può valere lo sperpero di risorse con agenti che sicuramente sarebbero potuti essere utilizzati per attività utili alla comunità al posto di essere costretti a dedicarsi alle ambizioni politiche di un solo uomo.

Il fatto si somma al caso degli innumerevoli manifesti abusivi che Adinolfi ha affisso per le strade di Roma, con un conseguente e pesante danno economico per i mancati introiti che avrebbero potuto far fronte alle necessità di innumerevoli famiglie romane. Insomma, il suo motto è «prima la famiglia» anche se tutto lascia pensare che è solo della sua che stia parlando.
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