ProVita: «Il contrasto alle discriminazioni è propaganda dell’omosessualismo e ingiusta discriminazione degli etero»


Nell'ambito della macchina del fango che l'associazione ProVita è solita avviare contro chiunque osi riservare rispetto alle vittime della loro propaganda, il gruppo integralista si è ora scagliata contro quelle aziende che si impegnano a garantire un ambiente di lavoro sicuro anche per gay e lesbiche. Ma, si sa, gay e lesbiche sono poco gradire a Brandi, motivo per cui si passa immediatamente alla solita lista di proscrizione.

Elencati i nomi di varie aziende (dalla Tim a Ikea e dalla Barilla a Microsoft) il gruppo integralista afferma:

I noti marchi qui sopra raffigurati appartengono a 25 aziende davvero politicamente corrette, che hanno aderito all'associazione Parks, fondata dall’On. Ivan Scalfarotto, votata alla propaganda dell’omosessualismo e alla discriminazione ingiusta di tutti coloro che non sono dichiaratamente omosessuali. Le aziende in questione hanno vinto il “Diversity Index”, un premio istituito dalla Parks, per evidenziare le loro politiche aziendali gay friendly.

Si passa poi a contestare la Parks, con scuse alquanto ridicole, così giusto per buttare un po' di fango contro una realtà che si vuole screditare senza argomentazioni valide. Dicono:

Sul sito della Parks si legge che essa è volta a “costruire un posto dove il successo di ciascuno si fonda esclusivamente sul proprio talento, la capacità e la qualità delle prestazioni lavorative e non ha nulla a che fare con caratteristiche personali quali il genere, le abilità, l’età, l’origine etnica, l’orientamento sessuale o l’identità di genere”.
Giustissimo. Condivisibile al 90%. Ci permettiamo qualche dubbio sulla discriminazione delle abilità: un contabile che non sappia far di conto, un sarto che non sappia cucire, un disegnatore che non sappia disegnare, penso proprio che debba essere discriminato sul posto di lavoro. O no? E anche sull’età, oggettivamente, necessariamente, qualche discriminazione in relazione al lavoro che si deve svolgere e all’esperienza necessaria, sarà da fare. O no?

Curioso. Quando si parla di "abilità" una persona normale sarebbe propensa a pensare ad un lavoratore in sedia a rotelle ma Brandi preferisce pensare ad una persona che non sia in grado di fare il suo lavoro. E che dire del suo sostenere che l'esperienza conti più del talento e che l'età deve essere ritenuta molto in considerazione? Uno die principali motivi dello svantaggio economico dell'Itala è dettato proprio da una mancata fiducia ai giovani. Ad esempio, stando alla teoria di Brandi, le banche avrebbero dovuto negare a Zuckerberg i fondi necessari a fondare Facebook dato che bisognava puntare a chi aveva più esperienza. Sarà, ma qualche dubbio in merito pare lecito.

Fatta un po' di inutile polemica, l'articolo passa ad un'ode alla discriminazione, sostenendo che chiunque abbia il diritto di poter mettere becco sulla vita altrui e di discriminarlo se non è d'accordo con quello che fa a letto. Dicono infatti:

Ma poi ad andare a leggere bene, in realtà l’unica discriminazione che interessa alla Parks è quella nei confronti delle persone LGBT. Non nel senso che esse non debbono essere discriminate (il che sarebbe davvero ingiusto), ma nel senso che vanno discriminati e stigmatizzati tutti gli altri.
Infatti, poi si evince che il “diversity management”, cui vengono educati i datori di lavoro aderenti alla Parks, consiste nella creazione di un budget autonomo per comunicare all’esterno e durante i colloqui per la selezione del personale, e la scelta dei fornitori la loro preferenza per chi appartenga a uno dei generi LGBTQIA(…). Tutti costoro sono quindi categoria protetta, per cui l’azienda spende denari extra. Chi ritenesse che il “genere” e i gusti sessuali non debbano davvero influire sulla carriera e sul successo lavorativo, tanto da non doverlo dichiarare pubblicamente, invece è considerato omofobo, escluso dalla lista dei fornitori, escluso da premi e prebende…
Figurarsi uno che fosse convinto che i rapporti omosessuali o i trattamenti chirurgici di riassegnazione del sesso siano nocivi alla salute psico-fisica dell’individuo. Sul posto di lavoro sarebbe comunque costretto a portare la coccarda arcobaleno? Siamo alle solite: l’omosessualismo che combatte la discriminazione è esso stesso discriminazione, imposizione di uno stile e una visione della vita, che deve essere per forza condivisa da tutti coloro che non vogliono subire la pena della ghettizzazione e lo stigma sociale.

Se davvero credessero a ciò che scrivono, allora dovremmo presumere che chiunque possa sentirsi legittimato ad entrare nella redazione di ProVita per tirare giù un paio di bestemmie. In fondo se la mancanza di rispetto verso l'orientamento sessuale di qualcuno fosse un diritto, perché mai non dovrebbe esserlo anche la mancanza di rispetto verso una religiose. Anzi, ProVita pare sostenere anche che chi ha una collega credente debba poterla sfottere da mattina a sera, dato che altrimenti dovrebbe sentirsi discriminato nel suo non poter discriminare.
Ovviamente sappiamo che non è questo che ProVita chiede dato che la sua discriminazione deve sempre e solo riguardare i gay. È la stessa prassi che hanno utilizzato per la Reale-Mancino, additata come liberticida se protegge i gay e vista come doverosa e voluta mentre offre garanzie a loro stessi. Quello che viene detto o le fesserie con cui sostengono di argomentante le loro teorie non conta, conta solo che i gay abbiano una vita peggiore di quella che potrebbero avere solo perché Brandi prova disprezzo nei loro confronti.
L'ideologia di cui ProVita si fa portatrice andrebbe bene anche per sostenere che gli ebrei fossero degli stronzi a non lasciarsi uccidere nei forni crematori dai nazisti: in fondo quei poveretti avevano pure il diritto di manifestare la loro opinione nel ritenerli una razza inferire che non meritava di vivere, no? E non conta neppure fossero in errore, dato che l'articolo precisa chiaramente che la discriminazione deve potersi basare sul pregiudizio e non sulla realtà. Se pensi che esista una razza ariana, devi avere pieno diritto di uccidere nel nome di quel pregiudizio. Sia mai che povero omofobo non possa più entrare in ufficio e dare del «frocio schifoso» al vicino di scrivania solo perché ha pregiudizi nei suoi confronti.

Il finale è tragicomico: si sostenere che l'omofobia non esista e che sia nell'interesse dei gay doversi nascondere dal pregiudizio degli omofobi::

Il “Diversity Index”, l’indice della diversità, è pur sempre un indice che impone di mettere al centro delle politiche aziendali e del reclutamento del personale l’orientamento sessuale come fatto sociale rilevante, quando invece è fatto privato e intimo: davvero dovrebbe essere ininfluente rispetto al lavoro e alla carriera. E le brillanti carriere lavorative, in ogni ambito, di personaggi dichiaratamente LGBT, a cominciare dalla carriera dell’on. Scalfarotto in persona, stanno lì a dimostrare che non è vero che la nostra è una società “omofoba”.
Gli “eterofobi” sono loro, quelli che sono tanto accecati dall’omosessualismo, che non vedono che oggi, nella realtà, accadono ben altre discriminazioni. Oggi, nella realtà, a una giovane che va a sostenere colloqui di lavoro viene caldamente raccomandato di togliersi la fede nuziale.

Al di là che casomai è alle donne che viene consigliato di non dire che vogliono figli (un uomo sposato non è mai stato un problema per nessuno, anche se forse il maschilismo di ProVita li farà faticare ad ipotizzare che una donna posso lavorare al posto di restare a casa a sottomettersi al marito), qui siamo dinnanzi alla negazione di ogni realtà. Sostenere che l'omofobia sul lavoro non esiste è un insulto a chiunque ne sia vittima, così come è scorretto si cerchi di convincere i propri lettori che debbono sentirsi discriminati da chi cerca di garantire un ambiente di lavoro altrettanto sicuro anche alle minoranze.
Ma ProVita è propaganda e la propaganda è creare odio irrazionale contro gruppi che si vuole punire per il solo fatto di esistere.
1 commento