ProVita invita a delinquere: «Sosterremo chiunque violi la legge per negare diritti ai gay»


La violenza dell'associazione ProVita Onlus pare non conoscere limiti. Pur di impedire il riconoscimento dei diritti delle minoranze, hanno vomitato menzogne di ogni sorta, hanno sostenuto che l'omosessualità fosse da considerare una malattia ed hanno persino promesso guadagni economici a chiunque discriminasse. Ora che le unioni civili sono legge, il loro tentativo è il supporto all'illegalità nell'ottica di un rifiuto violento ai diritti fondamentali altrui.
Pare dunque che non si siano accontentati di rendere orfani alcuni bambini a cui hanno strappato un genitore quale ritorsione verso l'orientamento sessuale, ora esigono anche che il riconoscimento della dignità umana venga negato sulla base della violenza esercitata da chi abusa del proprio ruolo istituzionale per imporre distinguo di stampo fascista.

In un articolo dal titolo "Unioni civili: la resistenza dei sindaci lombardi della Lega" la banda guidata da Toni Brandi afferma:

Oltre al sindaco di Padova Massimo Bitonci, infatti, numerosi altri sindaci hanno annunciato e stanno annunciando che non intendono celebrare le unioni civili nei loro Comuni.
Si conferma così quanto sostenuto da ProVita alcuni mesi fa, ovvero che diversi primi cittadini avrebbero compiuto atti di disobbedienza civile nel caso in cui non fosse stato inserito il diritto all’obiezione di coscienza nel ddl Cirinnà. Noi abbiamo lottato per questo. Purtroppo, non siamo stati ascoltati. Ed ora non possiamo che approvare, incoraggiare e sostenere quanti decideranno di opporsi.

Ovviamente il voler sostenere un'obiezione di coscienza alla trascrizione di un atto significa auspicare la difesa del pregiudizio attraverso la violenza privata. E come giustamente dicono loro, la loro associazione ha contribuito notevolmente all'aumento dell'odio e della violenza contro la popolazione lgbt nel nome di quella superiorità che Brandi sostiene derivi da un diritto di nascita e dal suo orientamento sessuale
Peccato che sia facile sottolineare la violenza delle sue richiese. Se un domani Brandi dovesse essere colpito da un infarto, probabilmente a tanti medici farebbe molto piacere poter invocare la loro libertà di coscienza nel potergli dire: «Guardi signor Brandi, lei mi disgusta e la mia coscienza mi impone di lasciarla morire come un cane». Ma dato che questa opzione non esiste e considerato che i dottori saranno costretti a curarlo anche se disgustati dalla sua crociata d'odio, inevitabile è osservare come dietro la sua richiesta ci sia sempre e solo un danno orientato a colpire sempre e solo l'altro. Cosi come lui verrà tutelato attraverso la garanzia di cure mediche secondo quanto prescritto dalla legge, così sarebbe doveroso vengano tutelate secondo legge anche tutte quelle persone a cui lui vorrebbe strappare dignità e riconoscimenti civili.

In un crescendo di violenza, quelli di ProVita aggiungono:

Ebbene, i sindaci leghisti della Lombardia hanno detto chiaramente che di fronte alle unioni civili omosessuali obietteranno. Ad annunciarlo è stato il segretario della Lega Lombarda, Paolo Grimoldi, spiegando che tutti i primi cittadini del Carroccio seguiranno l’esempio del loro collega di Canzo, Fabrizio Turba, il quale ha già dichiarato che non solo si rifiuterà di celebrare nel suo Comune gli pseudo-matrimoni gay, ma che non consentirà di farlo a nessuno dei suoi assessori: per questo è pronto a farsi commissariare dal Prefetto.
Questo sindaco (e gli altri) merita tutto il nostro plauso. La speranza è che non si tratti solo di belle parole. Quella che auspichiamo è un’autentica e pacifica rivolta contro una legge profondamente dannosa e lesiva della nostra civiltà, del buon senso comune e della ragionevolezza. Il mondo omosessualista, abortista, favorevole alle droghe e chi più ne ha più ne metta non esita a compiere gesti “eclatanti” per difendere le proprie idee. Spesso lo fa persino con violenza. Per quale motivo chi difende vita e famiglia dovrebbe starsene zitto, obbedendo passivamente ad un ordine ingiusto? Perché dovrebbe aver paura o vergogna di manifestare il proprio dissenso in maniera decisa, chiara e, soprattutto, assolutamente pacifica?

Difficile è comprendere come si possa definire «pacifica» un'azione violenta finalizzata a privare una famiglia dal riconoscimento giuridico attraverso violenze che comporterebbero anche danni economici oltre che civili. Ma in fondo non si può pretendere troppo da persone che non perdono una sola occasione per denigrare gli affetti e le relazione altrui attraverso l'uso definizione altamente lesive della dignità umana come il definire le unioni gay come pseudo-matrimoni.
La prassi è quella: si denigra l'avversario, lo si accusa di essere un pericolo e si cerca di distruggere ogni differenza secondo lo stratagemma comunicativo che venne adottato anche dal nazismo. L'unica cosa certa è che se a Brandi venisse rubata la pensione o negata una graduatoria nel nome dell'ideologia di una persona che lo disprezza, è facile immaginare che non sarebbe lì a scrivere articolo per spiegare che quelle violenze sono un atto pacifico... ma purtroppo qui si è nella sfera della propaganda e quell'associazione pare disposta a tutto pur di far passare l'idea che non ci sia nulla di male nella violenza verso gay e lesbiche.
E che non si tratti di un'azione pacifica forse lo sanno bene anche loro, altrimenti perché mai l'avrebbero rappresentata attraverso l'immagine che vedete in apertura, dove c'è gente armata che trucida altra gente (ossia non certo una tipica azione così pacifica).

Inevitabile è la parte in cui l'omofobia diviene merce elettorale a sostegno dei partiti di estrema destra che hanno sponsorizzato e promosso la loro propaganda di morte. Il tutto con la solita ottica comunicativa nazista in cui si accusa l'altro delle proprie azioni violente (motivo per cui il riconoscimento dell'amore e della dignità delle famiglie viene propinato come una "propaganda di morte"). Peccato che si muore siano le vittime della loro omofobia e non certo chi vede riconosciuti i suoi diritti).

Scrive l'associazione:

L’iniziativa di Grimoldi ha ricevuto anche il sostegno dell’assessore regionale alla Cultura, Cristina Cappellini, che ha rivolto «un forte plauso a tutti quei sindaci lombardi coraggiosi che, esercitando il proprio diritto all’obiezione di coscienza, si ribelleranno a una legge palesemente incostituzionale come quella sulle unioni civili, che altro non sono che matrimoni gay sotto mentite spoglie».
A tal proposito, ricordiamo che stanno aumentando anche le adesioni al nostro “Patto per la famiglia naturale” in vista delle prossime elezioni amministrative. Non dobbiamo fermarci. Tutto quanto è possibile per ostacolare, frenare e far retrocedere la propaganda della cultura della morte va attuato.

Una volta che avranno cercato di far passare l'idea che ogni singolo deve avere il diritto di delinquere e di non rispettare la legge nel nome della sua ideologia e dei suoi peggiori pregiudizi, arriveremo a vedere sindaci leghisti che invocheranno l'obiezione di coscienza nel negare i documenti alle persone di colore? vedremo politici pronti a negare la cittadinanza a chi ha diverse idee politiche? Qual è il limite di chi sostiene che la legge vada rispettata solo se la si condivide al fine di offrire voti a partiti che vivono di omofobia, razzismo e xenofobia?
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