Salvini: «La mia priorità è togliere gli autovelox dove sono stato multato, anche se io non le pagate»


I diritti vanno tutelati solo se portano vantaggi personali. La legge non deve essere osservata quando si è in torto. Insomma ognuno deve poter fare ciò tutto che vuole, gli altri no.
È questo l'ennesimo invito all'illegalità lanciato da Matteo Salvini, ponto a cercare consensi nel promettere che grazie a lui ognuno potrà fare ciò che si vuole nella piena noncuranza delle regole. A patto, ovviamente, che non sia gay, straniero, non cattolico o immigrato. Nella doppia morale di Salvini, infatti, il leghista medio deve poter sfrecciare per strada alla velocità che vuole senza rispettare i limiti, mentre bisogna impedire che uno straniero possa cercare di sbancare il lunario in maniera semi-legale (l'obiettivo della Lega pare sia proprio quello di spingerli delinquenza come una possibilità di sopravvivenza, giusto per poter dire che bisogna votarli per "risolvere" quel problema che loro stessi hanno creato attraverso leggi razziste che vengono commercializzate al grido di "prima gli italiani". E sappiamo bene quanti italiani sono disposti ad asfaltare le autostrada ad agosto o di raccogliere frutta per una manciata di spiccioli).
Fatto sta che, nel corso di un'intervista a Radio 24, il leader del Carroccio ha dichiarato: «Io la multa non la pago -dice- faccio ricorso. Mi hanno fatto la multa in un cavalcavia molto noto a Milano dove bisogna andare a 70 all'ora in una strada a cinque corsie. Una cosa demenziale». Ed ancora: «L'autovelox sulle superstrade è una cosa demenziale. Andavo a 87 e il limite era 70. Comunque non guidavo io, ma il mio autista». «Ho detto a Stefano Parisi che quando diventa sindaco i primi autovelox che deve togliere sono quelli di Milano, dove mi hanno fatto la multa».
Non poteva mancare in attacco alle Unioni civili: «Questa legge è l’anticamera delle adozioni gay. Ed io sarò contrario finché campo alle adozioni gay. Le leggi si possono anche cambiare. L’obiezione di coscienza serve a questo. Non sposerei due gay neanche se fossero miei amici. Ne ho tanti, con cui condivido tante battaglie. Ma per coerenza non lo faccio».
E riguardo alla polemica sugli indulti rivolti a Sadiq Khan, il nuovo sindaco di Londra da lui attaccato perché musulmano, Salvini promette che lui farà di tutto per impedire che una persona che non si professi cristiano possa essere eletto dalla popolazione: «Spero che ciò non accada mai in Italia e farò di tutto per evitare che Milano, Roma o Torino non si trovino mai in un condizione del genere. L’Islam è portatore di scontro. E Sadiq Khan è anche favorevole alle unioni gay. Ce le ha proprio tutte».
Insomma, illegalità, razzismo, omofibia e xenofibia si riconfermano le priorità del leader leghista, intenzionato a limitare i diritti umani altrui nel nome del pregiudizio dei suoi amici (che probabilmente non cono così gay come dice lui).
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