Unioni civili e l'ira degli ultracattolici


Dinnanzi all'imminente approvazione di una legge sulle unioni civili, l'integralismo cattolico ha iniziato a dare libero sfogo alla propria ira verso la possibilità che i gay possano essere un po' meno discriminati rispetto ad oggi. Nonostante la loro campagna di disinformazione si basasse sul sostenere che la legge avrebbe introdotto i matrimoni e le adozioni gay, sappiamo bene che non è così; le unioni varranno meno del matrimonio e la tutela dei bambini è stata stralciata per volontà vaticana.
Ciononostante, il partito dei Vescovi è tornato alla carica ed ha attaccato il governo per la decisione di ricorrere al voto di fiducia in modo da scongiurare un'imboscata contro i diritti basilari delle minoranze. Monsignor Nunzio Galantino, capo dei vescovi italiani, si è lanciato nel sostenere che «il governo ha le sue logiche, le sue esigenze, probabilmente avrà anche le sue ragioni, ma il voto di fiducia, non solo per questo governo ma anche per quelli passati, spesso rappresenta una sconfitta per tutti. C’è la necessità di politiche che siano più attente, e che davvero mettano al centro l’importanza della famiglia, fatta di madre, padre, figli».

È invece il solito Mario Adinolfi a firmare il solito articolo violento in cui lancia accuse a vanvera contro quei cattolici che osano avere opinioni diverse dalla sua o che credono in uno stato laico in cui i diritti fondamentali debbano essere garantitili a prescindere da opinioni personali o presunte convinzioni religiose (peraltro neppure così diffuse all'esterno delle frange integraliste).
Rincorrendo ad uno uso sempre più smodato della parola «cattolico» che nel suo gergo pare essersi trasformato in un termine da campagna elettorale, scrive: «Alla Camera domani alle 14.10 si voterà la fiducia sulle unioni gay. Sarà il giorno della vergogna, della scelta di tirare un calcio in bocca ai cattolici compiuto da un premier cattolico, alleato di un partito con tanti ministri cattolici eletti nel centrodestra, con un provvedimento di legge incostituzionale votato anche da decine e decine di deputati eletti su un programma completamente antitetico a quello del Pd, che dunque tradiranno platealmente gli elettori».
Adinolfi non poteva astenersi anche dal lanciare insulti anche al ministro Boschi, colpevole di aver affossato la sua ultima speranza verso un'imboscata integralista contro i diritti fondamentali delle minoranze: «Il ministro Boschi, cattolica anche lei, ha posto tronfia la questione di fiducia. Porre il voto di fiducia su una legge con infinite implicazioni di coscienza, è un atto non solo di arroganza senza precedenti nella storia parlamentare, è anche al limite del golpe visto che Renzi non ha alcun problema numerico nel ramo del Parlamento che domina con consensi bulgari».
Si passa così ad accusare quei giudici che osano emettere sentenze nel rispetto della legge e nell'interesse supremo dei bambini, in quell'ottica in cui lui esige che i figli altrui siano puniti per il solo fatto di vivere in famiglie a lui poco gradite. Con la solita retorica ideologica e ricolma di falsificazioni, aggiunge: «Provano a vendere la moneta falsa dell’articolo 5 stralciato, quello sulla stepchild adoption, ma sanno benissimo che la raffica di sentenze già emesse ha reso completamente insignificante il contentino concesso dalla lobby gay che vuole questa legge per potersi andare a comprare i bambini dopo aver affittato uteri e compiuto transazioni finanziarie pagando gameti maschili e femminili in giro per il mondo. Le persone da domani saranno cose, acquistabili e eliminabili se non conformi agli standard».
Neppure mesi e mesi di dibattito hanno fatto comprendere a quell'uomo che ad accedere alla maternità sono principalmente le coppie eterosessuali, così come pare che nessuno sia riuscito a spiegargli che la stepchila adoption serve a garantire i bambini che già sono nati e che una violenza contro di loro difficilmente potrà avere effetti sull'eventuale modalità in cui sono nati.
Comica è la sua conclusione, in cui lancia un appello al Presidente della repubblica mnella speranza che la sua fede ereligiosa possa portarlo a chieder che i diritti civili siano negati alla gente che non piace all'integralismo: «Sergio Mattarella, cattolico, prima di firmare pensi anche a questo».

I ciellini di Tempi non nascondono la loro paura verso la possibilità che siano i giudici a garantire i diritti costituzionali delle minoranze e che possano abbattere anche tutti i distinguo che resteranno in essere anche dopo l'approvazione della legge sulle unioni civili. Ed anche loro non mancano di utilizzare l'omofobia per scopi politici, indicando come l'integralismo medio debba riversare la sua ira su Matteo Renzi.
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