Chi non si accontenta lotta... e va al Roma Pride!


“Chi non si accontenta, lotta”. Questo è il claim del Roma Pride 2016 che ha portato per le strade della capitale migliaia di persone, provenienti da tutta Italia, per rivendicare uguali diritti e garanzie giuridiche contro la violenza di genere.
Sebastiano Secci, portavoce del Roma Pride 2016, ci spiega in maniera molto chiara il significato del claim: le unioni civili –ci chiarisce Sebastiano- non sono mai state la richiesta del movimento LGBT italiano. Quello che noi abbiamo sempre chiesto è il matrimonio, il riconoscimento dei figli dalla nascita e le adozioni. Per questo noi non ci accontentiamo. Ma il Pride è anche tanto altro. Noi viviamo in uno Stato che non parla più di hiv, di Aids o di malattie sessualmente trasmissibili, uno stato che ha paura di pronunciare la parola preservativo, uno stato che non fa niente per combattere omofobia, transfobia e lesbofobia mentre ogni giorno c’è qualche giovane che perde le speranze. Noi siamo qui, in piazza, per dare a tutti la speranza che le cose possano cambiare. Ma le cose possono cambiare soltanto se non ci si accontenta. E chi non si accontenta, lotta.
La parata del Roma Pride 2016 si è mossa da Piazza della Repubblica intorno alle 16.30 ed è arrivata verso le 19 a Piazza della Madonna di Loreto (nei pressi di Piazza Venezia), attraversando via Cavour, via Merulana, via Labicana e sfilando davanti al Colosseo.
Come sempre, si sono alternati i carri più dichiaratamente politici, come quello di Arcigay o del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli e i carri realizzati dalle organizzazioni più accreditate della nightlife gay italiana, come quelli del Muccassassina e di Anddos, con i consueti palestrati che hanno attirato i giusti apprezzamenti della folla.
Importante, poi, la presenza del carro di Agedo, l’associazione genitori di omosessuali, su cui una madre reggeva un cartello con la scritta “La nostra Patria è quella che rende felice i nostri figli”, un cartello importante che dovrebbe servire da monito non solo ai chi ci governa ma anche ai tanti genitori, che ancora oggi, nel 2016, si ostinano a non accettare il diverso orientamento sessuale o la diversa identità di genere dei propri figli.
Al termine della parata, si sono susseguiti gli interventi politici di rito. Asia Argento, madrina di questo Pride, dopo aver dichiarato che quello era il giorno più bello della sua vita, ha invitato il popolo LGBT a scambiarsi un bacio come segno d’amore, perché il diritto d’amare è un diritto spirituale, non è un diritto né politico né religioso. Lei, dal palco, ha baciato i suoi due figli, Annalù e Nicola, che ha portato al Pride perché crescano nel rispetto degli altri.
Imma Battaglia, leader storica del movimento, si è scagliata violentemente contro le Unioni Civili e, dopo aver mandato “affanculo” il governo, ha dichiarato che la lotta non finirà fin quando qualcuno vorrà spacciare la legge Cirinnà come una grande legge.
Insomma, tra musica, dichiarazioni d’amore e prese di posizione a muso duro, il Roma Pride si conferma, ancora una volta, uno degli appuntamenti più interessanti e seguiti dell’Onda Pride che ogni estate attraversa la nostra penisola unendola, sia pur temporaneamente, sotto il segno dell’arcobaleno.

Claudio Finelli

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