Con la morte di Buonanno, la Lega sperimenta quel populismo che è solita fomentare


Non ha senso festeggiare per la morte di qualcuno, ma Salvini non può neppure pretendere che tutti si strappino i capelli dinnanzi alla scomparsa di Gianluca Buonanno. E non può farlo perché non ne ha i titoli. Non secondo le sue regole.
Dov'era quella richiesta di rispetto dinnanzi alle morti del Mediterraneo o alle vittime del razzismo? Come si può far leva sul sostenere che si stia parlando di «un padre di famiglia» mentre quella richiesta non ha mai fatto differenza quando un rifugiato ha lasciato la sua terra per tentare di garantire un futuro ai figli o quando un qualche immigrato si è ritrovato a vedersi negato il ricongiungimento familiare?
Ammesso che Salvini non pensi che la vita di un leghista valga più di quella di ogni altro essere umano, ci spieghi perché non è intervenuto quando Buonanno feteggiò al grido di «uno in meno» la morte di un albanese. O perché mai ha taciuto quando il leghista commentò il suicidio di un carcerato affermando: «Che sia morto uno così non me ne frega nulla. Tanti romeni uccidono, massacrano e rubano per quattro soldi. Se si è ammazzato è una scelta sua, abbiamo risparmiato tanti soldi. Uno in meno da mantenere».
E quanto risulta oggi rumoroso il silenzio della Lega mentre Buonanno si divertiva a creare nuove offese rivolte a gay e lesbiche, o quando lo si trovava impegnato ad promettere taglie basate sull'accostamento fra Islam al terrorismo con tanto di taglie? E che dire di quando augurò il colera a zingari, centri sociali e no-tav?
Forse il problema è proprio lì. Buonanno era il volto del populismo leghista ed è quello stesso populismo ad averlo colpito dopo la morte. In fondo le battute facili, il cinismo e il menefreghismo era ciò ha contraddistinto la sua intera attività politica. Così come era stato Salvini a sostenere che il buonismo rendesse complici dei terroristi, ma oggi è lui a prendetelo solo perché questa volta il bersaglio è un suo amico e non una sua vittima.
Probabilmente il fastidio che oggi provano i leghisti è lo stesso che le loro politiche basate su pregiudizi e razzismo hanno causato in milioni di persone, e c'è da davvero sperare che qualcuno di loro possa finalmente rendersi conto che quella brutalità fa male quando ci colpisce in prima persona.

E mentre su Facebook spuntano anche i complottisti che dicono che Buonanno sia stato uccido «le sue dure e decise posizioni anti-europeiste ed anti immigrazione selvaggia», Il Giornale l'ha voluto ricordare con un articolo strappalacrime che parla di «un ultimo commuovente messaggio» in cui l'europarlamentare avrebbe detto di amare tutti. Il quotidiano sostiene che «nel giorno del suo 50esimo compleanno, Gianluca Buonanno aveva mandato un messaggio nel suo tono ironico e profondo: "amo tutti, anche chi voglio evitare"». Peccato che il messaggio reale non paresse così commuovente e neppure così aperto agli altri, dato che sulla sua pagina Facebook l'europarlamentare scrisse: «Io amo tutti: alcuni amo averli attorno. Altri amo evitarli. Qualcuno amerei prenderlo a calci nel culo. Praticamente vivo di amore». La frase è in realtà un aforisma di Nicholas Brunettini, così il cercare di sostenere che lo scrivere «altri amo evitarli» equivalga a dire «amo anche chi voglio evitare» appare un'impresa assai ardua, ma fa riflettere se persino i suoi amici devono ricorrere a qualche fantasiosa interpretazione scritta da altri per sostenere che in lui ci fosse altro oltre il disprezzo verso qualunque minoranza.
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