Ecco perché le lobby "anti-gender" appaiono come la reincarnazione del nazismo


La folli teorie sulla razza sono il fulcro dell'ideologia di Hitler. Nel suo "Mein Kampf" raffigura il mondo come una eterna lotta tra le razze per la supremazia. A suo dire, la guerra è l'espressione naturale e necessaria di questa lotta in cui il vincitore, cioè la razza più forte, ha il diritto di dominare. L'unico scopo dello stato è mantenere sana e pura la razza e creare le condizioni migliori per la lotta per la supremazia, cioè per la guerra.
Nella sua teoria sono riscontrabili molte contraddizioni e imprecisioni, la è stato führer ad ammettere molto francamente che «la propaganda non ha il compito di essere vera, ha invece l'unico compito di essere efficace». Ed è in quella chiave che fomentò la paura attraverso quelle minoranze che poi avrebbe cercato di eliminare. Hitler sosteneva che il pacifismo, il marxismo, la democrazia, il pluralismo, persino il capitalismo internazionale e la Lega dei popoli (il predecessore del ONU) fosse risultato del lavoro distruttivo e sotterraneo degli ebrei. Sosteneva che «l'ebreo è colui che avvelena tutto il mondo. Se l'ebreo dovesse vincere, allora sarà la fine di tutta l'umanità, allora questo pianeta sarà presto privo di vita come lo era milioni di anni fa».
C'è da chiedersi quale differenze ci siano tra quelle posizioni e l'attuale propaganda portata avanti dall'integralismo cattolico.Oggi non si parla più di teoria della razza, ma si è ideata una fantomatica «teoria del gender». ProVita afferma che la «cultura omosessualista» sia «l'inizio della fine dell'umanità» e la accusa di voler «decostruire l'ordine sociale». Una lettera pastorale dell'Episcopato Polacco del 2013 preferisce suggerire che il riconoscimento delle famiglie gay «porta alla degradazione della famiglia e alla fine dell'umanità stessa». Né più, né meno di quanto diceva anche Hitler contro gli ebrei.
Se il nazismo ce l'aveva con Lega dei popoli, oggi ProVita sostiene che l'Onu stia conducendo una «guerra tesa a scardinare radicalmente i principi della ragione umana, del diritto naturale e della fede cristiana» mentre La Nuova Bussola Quotidiana preferisce affermare che lo scopo delle Nazioni Unite sia quello di «eliminare la famiglia e la vita». Tra i cavalli di battaglia dell'integralismo cattolico c'era poi anche la bufala dei corsi di masturbazione nella fascia d'età da 0 a 4 anni che sostenevano l'Oms volesse imporre nelle scuole.
Se nell'elenco di Hitler c'era anche il marxismo e il capitalismo, caso vuole che entrambi compaiano sulle pagine dell'associazione ProVita accostate ai diritti dei gay che loro vorrebbero negare, così come il concetto di democrazia pare messo in dubbio da chi inneggi al regime russo o chi si candida alle elezioni promettendo la chiusura di tutti i locali frequentati dai gay nel nome di un pensiero unico che si vorrebbe imporre con la forza.
Pare inutile osservare poi come il concetto di «supremazia» sia onnipresente in chi sostiene che l'orientamento sessuale debba garantire privilegi maggiori e tutele esclusive. Ed ancora, allo stesso modo, chi va in giro a sostenere che l'identità di genere sarebbe il «decidere di essere maschi o femmine sulla base di come ci si sente in quel momento» non sembra così distante dalla concezione di «efficacia» di una finta propaganda teorizzata nel "Mein Kampf".
Naturalmente anche il nazismo diceva di voler «difendere» i bambini e sosteneva che il sesso biologico comportasse precisi doveri. Al Congresso di Norimberga del 1935, Hitler spiegà che l'uomo è chiamato ad andare al fronte mentre la donna «combatte la sua battaglia per la nazione con ogni figlio che mette al mondo». Gli fece eco Goebbels, ministro della propaganda, nell'asserire che il «compito meraviglioso [della donna] consiste nel donare figli al popolo e alla nazione». Oggi l'associazione ProVita attacca l'Onu in difesa dell'Ungheria e dell'indottrinamento ai bambini (anche attraverso i testi scolatici) per propagandare il «ruolo della donna come moglie e madre».
A questo punto all'appello pare mancare solo la teoria della «lotta in cui il vincitore ha il diritto di dominare». Eppure è stato Adinolfi a prendersi gli applausi del Family day con il suo affermare: «A noi la battaglia, a Dio la vittoria». Lo stesso ha fatto Toni Brandi nel ripetere la medesima frase durante al sua partecipazione al World Congress of Families, mentre Gianfranco Amato si fece riprendere in una scuola dove prometteva la formazione dei «nuovi cristeros del domani» (i cristeros furono dei guerriglieri messicani che tra il 1926 e il 1929 presero in mano i loro fucili fucili per opporsi al governo e alle sue leggi). Ed ancora, è sempre ProVita a concludere alcuni suoi articoli sostenendo che «c’è una guerra in corso. E in guerra si deve combattere per sopravvivere».
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