Gandolfini: «Pronti ad una protesta sistematica se il Miur non negherà l'esistenza dell'identità di genere»


Per Massimo Gandolfini la sessualità umana è binaria: esistono uomini che devono necessariamente far sesso con donne e donne che devono necessariamente fare sesso con degli uomini. Tutto il resto è da lui considerato sbagliato, da vietare per legge attraverso politiche violente di imposizione di un totalitarismo basato sulla sua rispettata visione della sessualità.
Ma non solo, Gandolfini nega addirittura l'esistenza stessa dell'identità sessuale, sostenendo che a determinare il genere sia la presenza di un pene o di una vagina, motivo per cui chiede che la scuola non difenda dalla violenza chiunque non rientri nel suo schemi.
È così che il leader integralista lancia uno dei suoi soliti allarmi, ancora una volta spalleggiato dai vescovi attraverso i soliti trafiletti terroristici pubblicati da Avvenire, nei quali si sostiene che la promozione della violenza di genere sia da ritenersi una «libertà educativa». La teoria è che chiunque debba poter fare ciò che vuole anche a danno dei propri figli, purché non si tratti di due uomini che si amano (in tal caso si esige che lo stato neghi loro ogni riconoscimento).

Attraverso un comunicato stampa, Gandolfini dice che lui nutre una «profonda preoccupazione»per il documento che «il ministero dell’Istruzione sta elaborando sull'attuazione del comma 16 della riforma scolastica, che prevede l’inserimento nei Piani triennali dell’offerta formativa di corsi e attività» fondati «sul concetto di genere». Il riferimento è al passaggio in cui il Miur si impegna a cercare di contrastare esplodi di violenza basati sull'identità di genere dei bambini.
Come ormai consuetudine, il leader integralista sceglie la minaccia e il ricatto qual modalità per chiedere la più totale sottomissione ai suoi diktat: «Se dovessimo avere sentore di un testo non chiaro nel rigetto di qualsiasi sfumatura dell’ideologia gender, saremmo pronti a un’ azione di protesta sistematica davanti al ministero dell’Istruzione, che a partire dal 25 giugno porremo in essere presentando un manifesto insieme ai rappresentanti delle associazioni in difesa della libertà educativa». Dice poi che il suo gruppo fondamentalista intende esigere una modica volta a «legare nel testo che sta elaborando il Miur il concetto di genere a quello di sesso» per «evitare le derive ideologiche che hanno portato alla moltiplicazione scriteriata di infinite, presunte "identità di genere"».
Insomma Gandolfini sostiene che l'identità di genere sarebbe un qualcosa di «presunto» che lui accosta a quella fantomatica «ideologia gender» che l'integralismo cattolico ha ideato di sana pianta. Peccato che ciò comporti un totalitario in cui si esige che le persone non possano essere essere sé stesse ma devono essere obbligate ad essere come lui ha deciso.
Tra le richieste di Gandolfini non manca il sostenere che un genitore debba avere il diritto di indottrinare i figli al pregiudizio e all'odio del prossimo e che la scuola pubblica dovrebbe tollerare tale violenza garantendo «l’esonero di alunni e studenti dalle attività non condivise dalla famiglia con diniego di consenso informato». Il tutto con costi aggiuntivi per la comunità, dato che Gandolfini esige che siano predisposti «la predisposizione di attività scolastiche contemporanee e alternative a quelle per cui la famiglia non abbia prestato consenso».
Stando a queste rivendicazioni, allora c'è chi dovrebbe poter esigere che ai figli non sia insegnata la teoria evolutiva (magari preferendo indottrinarli ad una teoria creazionistica) o si potrebbe iniziare a sostenere che la matematica sia una materia del Demonio che non si vuole si appresa dalla prole...
Grave è anche come questi movimenti abbiano ormai deciso di insinuarsi nelle istituzioni attraverso il continuo ricorso di minacce. Se dal Family day si è minacciato Renzi e si è suggerito che lo si sarebbe attaccato al referendum di ottobre qualora non avesse obbedito ai loro ordini, ora si fa lo stesso anche con il Miur.

Stando ai risultati delle elezioni e al pessimo risultato ottenuto alle urne da Mario Adinolfi, si evince come questa richiesta sia posta da un 0,6% della popolazione contro il diritto alla vita di migliaia di studenti che devono essere protetti dallo stato durante il loro percorso formativo, anche se poco graditi ad Adinolfi e Gandolfini.
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