La Tribuna di Treviso sfiora il ridicono nel descrivere i gay come teppisti e teste calde


I gay sono dei teppisti e probabilmente faranno di testa loro mettendo a repentaglio la sicurezza dei trevisani. I gay sono cattivi, cattivi, cattivi. È più o meno questo il senso di un articolo pubblicato da La Tribuna di Treviso. Per quanto si possa leggere e rileggere quel testo tutte le volte che si vuole, ma pare difficile trovare un senso a quello che appare solo una sfilza di pregiudizi e di legittimazioni ai pregiudizi.

Nel parlare di una Gay Pride, davvero non si capisce come si possa iniziare l'articolo sostenendo che ci si debbano temere atti vandalici e che qualcuno di quei gay possa imbrattare le vie cittadine con delle scritte. Anzi, si dice addirittura che verrà emanata un'ordinanza per vietare graffiti e atti vandalici anche se non si capisce che senso possa avere vietare ciò che è già vietato (ammesso che non si voglia sostenere che quella gente sia un rischio per la sicurezza dell città).
Si passa poi a commentare un articolo apparso su Gayburg, peraltro attribuendo un'opinione personale ad un'associazione completatemene estranea al contesto. Dicono che è ovvio che le vie del centro siano state negate ai gay dato che sono state assegnate a delle bancarelle (e si sa che le bancarelle sono molto più importanti dei diritti civili) e si paventa addirittura che quei farabutti dei gay possano «decidere improvvisamente di cambiare percorso». Tutto ciò ciò lo avrebbero dedotto dal fatto che qualcuno ha invitato a partecipare numerosi alla manifestazione. Siete dunque avvisati: se passate per Treviso non invitate nessuno o verrete presi per dei criminali sovversivi.
Sappiate anche che se fate una lunga lista di fatti e vi direte contrari alla lunga lista di paletti che vi sono stati posti, gli articolisti di La Tribuna di Treviso si diranno convinti che vi riferiate solo all'ultimo punto e lo preciseranno con un bell'inciso che possa impedire la corretta interpretazione dell'articolo anche ai loro lettori.
In realtà il concetto esposto non pareva così complesso. Se un comune fissa dei regolamenti sulla pubblica decenza aggiuntivi a quelli previsti dalla legge, pare evidente che stia insinuando che i partecipanti non siano in grado di essere persone educate e civili. E questo è offensivo. Se si devia un percorso perché agli del duomo non sono graditi alcuni cittadini che pagano le tasse (al posto di esserne esentati come loro), si sta dicendo che un prete vale più di un gay e si è offensivi oltre che contrari ai diritti costituzionali. Chiedere di rifiutare quei paletti non è un invito alla disubbidienza civile, ma un invito ad anteporre la dignità umana ai pregiudizi di chi mette paletti inutili ed offensivi.

Insomma, proviamo a spiegarla in modo ancora più semplice. Se si entra in un negozio di abbigliamento e vuole comprare una maglietta, probabilmente si resterà stupiti dinnanzi ad una commessa che ci dirà che è disposta a vendercela solo se staremo alle sue regole. Se poi ci dirà che potremo acquistarla a patto di firmare un contratto in cui ci si impegna a non abbinarla con determinati colori, probabilmente si uscirà da quel negozio e si andrà altrove. E questo non perché si volessero indossare qui colori, ma perché la richiesta era una violenza in sé.

E anche un'altra cosa va notata. Quando si chiede una legge contro l'omofobia, l'integralista medio dice che le leggi ci sono già e che non servono regole speciali per i gay. Ma se i gay manifestano, allora all'integralista vuole non bastano più le leggi che già esistono, ma pretendono regole speciali che offendono la dignità delle persone.
Siamo certi che i cattolici non si offenderebbero se un sindaco emanasse un'ordinanza in cui viene vietato loro di andare mezzi nudi ad una processione? Probabilmente si sbizzarrirebbero e farebbero notare che un divieto simile non serve. Ma non solo. Se anche in quel caso restassimo nelle definizioni vaghe introdotte contro il Pride, chi ci dice che non li si potrebbe multare sostenendo che il Cristo crocefisso sia troppo nudo perché ha solo un panno cinto attorno alla vita?
È evidente che si sia dinnanzi ad un'assurdità, soprattutto se quelle regole non sono dettate da un'esigenza, ma da un pregiudizio. E il pregiudizio nasce perché alcuni giornalisti insegni del loro nome hanno riempito le pagine dei loro giornali con fotografie decontestualizzate (e prese da chissà dove) che avevano l'unico obiettivo di far percepire i gay come fenomeni da baraccone. Sarebbe come se si mettessero immagini tratte da film pornografici pieni di suore e preti ogni qualvolta si parli di gruppi cattolici...
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