ProVita: «Il rispetto dei trans è una giustificazione e normalizzazione di un problema della psiche»


A dispetto del nome, l'associazione ProVita è una realtà che spesso e volentieri si batte per la promozione della morte. I suoi seguaci vivono in un limbo in cui si chiede che alle donne stuprate sia imposto il parto, mentre con l'altra mano si promuovono politiche statisticamente possono contribuire significativamente a spingere verso il suicidio o verso l'autolesionismo chiunque non rientri nei loro canoni.
Il loro mondo è in bianco è nero, basato sulla supposizione di essere il miglior esemplare mai creato da Dio, metro unico di paragone per qualunque giudizio. E se a Brandi piace trastullarsi infilando il suo pene in una vagina, allora quella deve essere una regola spacciata come un volere di Dio. Peccato che in quell'ottica Brandi si creda Dio e usi il cristianesimo solo per promuovere quella che non è certo la volontà divina, ma solo il desiderio pruriginoso di un uomo che gioca a credersi Dio.
Per la creazione di un nuovo mondo in cui gli altri marcino all'unisono con il passo dell'oca e in cui tutti siano pronti ad obbedire ciecamente agli ordini di un leader, serve un pretesto. E quale pretesto può essere migliore dell'attribuire la propria volontà ad un Dio che probabilmente non apparirà sulla Terra per smentire quelle parole? È così che si dice sia Dio a volere che la reversibilità sia riservata ai soli eterosessuali. È Dio a volere che la violenza omofobica non sia contrastata. È Dio a legittimare quel bieco populismo che permette di distrarre l'opinione dell'opinione pubblica dai reali problemi parlando di fantomatiche "ideologie" che nessuno ha mai formulato. Solo così Dio non servirà più perché ci sarà Brandi a dire che cosa si debba votare, che cosa di debba pensare e che cosa si debba fare.
Il bollino di certificazione omofoba lanciato da ProVita è un esempio di come si stia cercando di impartire ordini su chi votare, così come l'uso del Family day per cercare di condizionare un referendum è un'opera politica visibilmente a vantaggio di certe lobby. Nulla di più.

In altre occasioni ci siamo occupati del principio della "rana bollita" di Noam Chomsky. La teoria è che si mette una rana in un pentolone di acqua fredda, la rana nuoterà tranquillamente. Accendendo il fuoco la rana inizierà a sentire un piacevole torpore e non farà nulla. Probabilmente non si preoccuperà neppure quando l'acqua inizierà a diventare molto calda e, al primo bollore, sarà così indebolita da non avere la forza di reagire. Morirà bollita. Ma se la stessa rana fosse stata gettata direttamente in acqua a 50°, sicuramente avrebbe dato un forte colpo di zampa e sarebbe balzata fuori dal pentolone.
È in quest'ottica che la propaganda di ProVita è progressivamente aumentata di violenza, in quel cima in cui l'iniziale moderatezza nei giudizi ha intorpidito i loro seguaci sino a renderli insensibili dinnanzi a gravi offese e violenti attacchi che vengono oggi propinati. Probabilmente due anni fa anche i loro lettori sarebbero balzati sulla sedia nel leggere un articolo con toni così violenti e ricolmi di disprezzo come quelli utilizzati nei loro articoli odierni. Difficile è non avere la sensazione di essere dinnanzi ad un proclamo da guerra civile nel leggere:

L’ideologia gender arriva anche in Bolivia. Ci si può chiedere come sia possibile che pure in mezzo alle Ande, dove si tocca il cielo con un dito, giungano i diktat della lobby LGBT. Ma il totalitarismo non sarebbe tale se non cercasse di e riuscisse a controllare ogni minimo fazzoletto di terra e ogni singolo uomo che vive sotto la sua sfera di influenza.
Due settimane fa, infatti, la Camera boliviana ha approvato una legge sull’identità di genere. Tradotto in parole povere, d’ora in poi chi ha cambiato organi genitali o chi, pur senza operazioni chirurgiche, si percepisce diversamente rispetto al suo sesso, avrà il diritto di vederselo riconosciuto nei documenti anagrafici e, più in generale, dall’ordinamento giuridico.
È evidentemente il trionfo della teoria gender, secondo cui ciascuno è quello che si sente e vuole essere. Il sesso biologico non conta nulla, è un qualcosa di dato, certo, ma l’identità personale è da esso svincolata. Sicché un uomo può sentirsi donna e una donna può sentirsi uomo, con o senza intervento sugli organi genitali. In medicina tutto ciò si chiama disforia di genere e, trattandosi di patologia, andrebbe curata. Le persone in crisi di identità non vanno certo eliminate o discriminate, ma aiutate. Questo sarebbe vero amore. Questo vorrebbe dire realmente prendersi cura di chi soffre. E invece no. La lobby LGBT ha a cuore solo la propria ideologia arcobaleno e solo il proprio sistema di potere totalitario: sposando la teoria gender, ci viene dunque a dire che è tutto normale e che lo Stato ha il dovere di porre su un piano di uguaglianza tutti gli orientamenti sessuali e tutte le “identità di genere”.

Come in ogni propaganda, la menzogna deve essere ripetuta all'infinito per renderla una verità. A costo di essere ripetitivi è bene riaffermare che nessuno dice che una transessuale scelga la sua identità di genere, ma l'identità di genere è già parte di sé.
Scusandomi per l'infelice paragone, è come quando un bambino nasce con tre braccia. In quel caso i chirurghi procederanno direttamente all'asportazione di un arti per permettere al piccolo uno sviluppo armonioso. Curiosamente in quel caso Brandi non ha nulla da ridire, ma se una donna nasce in un corpo di uomo e vuole accedere ad un intervento chirurgico per armonizzare il suo corpo con il suo essere, allora Brandi dice che si sia dinnanzi ad un qualcosa che debba essere vietato per legge. In realtà l'unica differenza è che l'arto rende il bambino più simile a Brandi, il cambio di sessop trasformazione più distante dal suo vissuto. E se Brandi si pone come metro di paragone per il creato, allora tutto ciò che crea differenza deve essere vietato ed annientato. Tutto deve essere a sua immagine e somiglianza.
Nel testo troviamo anche termini come «totalitarismo», «lobby», «diktat» ed «ideologia». Non è nulla di nuovo dato che si è nell'ambito di una strategia propagandistica già vista con il nazismo: si cerca di far percepire l'altro come una minaccia in quell'equazione in cui lo si accusa di violare la propria libertà di imporre le proprie regole.
Non a caso il sostare di essere discriminati nel non poter discriminare è proprio uno dei tormentoni di questi movimenti. La riprova è semplice: nessuno nei partecipanti al Family day chiedeva qualcosa per sé, chiedevano tutti che agli altri fosse impedito di poter essere diversi da loro.
In questa chiave si arriva ad accusare le persone transessuali di essere «malate» e si sostiene che imporre loro il proprio vissuto sia una forma «di amore» nei loro confronti. Bella teoria, praticamente il sogno di ogni dittatore. Cosa c'è di più bello nel poter dire che è «per amore» che si chiede che i rifugiatati siano lasciati morire lontano da casa nostra? Oppure nel dire che è «per amore» che si vuole impedire qualunque idea dissidente dal proprio pensiero unico?
Statisticamente parlando, il chiedere a dei genitori di non accettare la transessualità del figlio equivale ad aumentare del 53% la possibilità di spingerlo al suicidio. Ci sarà anche il 53% di possibilità in più che soffra di depressione e il 51% che possa ricorrere ad atti autolesionistici.
E tutto questo solo perché non si è disposti ad accettare l'identità sessuale di una persona sulla base di quell'ideologia per cui cui tutto deve rientrare in schemi ben precisi in modo che la società possa risultare più facilmente controllabile da alcune lobby.

L'articolo di ProVita aggiunge poi:

La nuova legge boliviana, di 11 articoli, permette quindi alle persone transessuali e transgender maggiorenni di poter cambiare nome e genere (ovvero sesso) nei documenti personali, prima di tutto in quello di identità. Vieta inoltre l’uso dei documenti personali anteriori al cambio. Unico limite, la modifica può venire corretta una sola volta. Ci sembra però si tratti di una discriminazione dei gender fluid: il testo andrebbe riformato prontamente (in Europa e nelle università italiane su questo punto stiamo cercando di essere più avanzati).

Anche qui si aggiunge pregiudizio a pregiudizio. Si chiede che ai transessuali sia imposto l'uso del nome di nascita, forse godendo all'idea dell'immaginarseli mentre ad un colloqui di lavoro verranno umiliate nel dover spiegare a dei perfetti sconosciuti perché mai abbiano un nome che non corrisponde al loro aspetto. Il tutto per concludere con una serie di insulti gratuiti rivolti a chiunque non si conformi al pensiero unico di Brandi:

Oltre alla giustificazione e normalizzazione di un problema della psiche, questa norma aprirà di fatto le porte agli pseudo-matrimoni gay, con annesse adozioni. E infatti le associazioni LGBT della Bolivia lo hanno confermato. D’altra parte se un uomo si sente donna, pur con i suoi attributi sessuali (transgender) e viene riconosciuto come tale, avrà tutto il diritto di sposarsi con un altro uomo. O no?
Sebbene l’iter legislativo non sia ancora concluso, è certo che il presidente Evo Morales– noto per aver cercato di convincere Papa Francesco sugli effetti benefici della cocaina –approva la legge e la firmerà prontamente.
Tra l’altro l’ONU ha già fatto pervenire le sue congratulazioni alla Bolivia, che diviene così uno di quei quaranta Paesi al mondo con una legislazione “avanzata”, “progredita” e “civile” in tema di diritti dei trans.
Che la battaglia per i diritti umani, la lotta alla discriminazione e l’uguaglianza si sia trasformata nell’asservimento agli ordini di una lobby con la pretesa di cambiare la natura stessa dell’uomo e di opporsi alla realtà, è davvero tragico.

Tragico è opporsi alla natura umana e cercarla di ridisegnarla attraverso slogan privi di senso volti solo creare un popolo bue che marci al passo dell'oca, possibilmente senza obiettare agli ordini che verranno lor impartiti. Ed è così che chi dissente è un malato, un drogato, un essere da metter alla gogna perché inutile a portare avanti l'avanzata delle nere bandiere di ProVita, in quel reale totalitarismo in cui l'uomo deve essere fatto ad immagine e somiglianza di Brandi.
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