Trieste. Massacrato di botte a 16 anni perché gay


«Adesso vedrai come uccido i froci triestini». Sono queste le ultime parole udite da un 16enne prima che l'aggressore lo massacrasse di botte in virtù del suo orientamento sessuale. La vittima sarà ora costretta a subire un intervento chirurgico dopo che i pugni gli hanno frantumato il setto nasale.
È successo a Trieste dove la madre del giovane ha denunciato l'aggressione subita dal figlio. La dinamica è ormai una triste consuetudine: l'aggressore si sarebbe presentato accompagnato dal solito branco, si è lanciato nei soliti insulti omofobi e poi è passato alla violenza fisica. In fondo è dai palazzi della politica che si sostiene che quel tipo di violenza sia un "diritto di opinione" di chi tira in ballo Dio o fantomatiche "ideologie" per legittimare tutto quell'orrore.

I fatti si sono svolti domenica sera. L'adolescente era andato con alcuni amici a mangiarsi una pizza e, terminata la cena, si era avviato a piedi in direzione del molo. Durante la passeggiata, è da un gruppo di ragazzi che sono partiti i primi insulti. «Frocio!», gli ha urlato qualcuno. Ma neppure l'aver ignorato la provocazione è bastata a farli desistere: uno di loro si è avvicinato e l'ha strattonato prima di dirgli: «Adesso vedrai come uccido i froci triestini».
Da lì sarebbe iniziato il pestaggio vero e proprio, con pugni sferrati in pieno volto. L'amico della vittima è scappato terrorizzato, temendo di finire anche lui vittima di quell'aggressione, mentre il giovane è stato lasciato a terra sanguinante dai suoi aggressori. È poi riuscito a telefonare alla madre, la quale è immediatamente accorsa sul posto ed ha allertato i carabinieri e l'ambulanza.
Ma è poco prima dell'arrivo dei soccorsi che la donna è stata minacciata da un ragazzo che le ha detto di essere il cugino dell'aggressore: «Se tu presenti la denuncia noi ammazziamo te e tuo figlio». Ma non solo. La donna è stata raggiunta da una nuova minaccia anche in ospedale, questa volta per telefono. Una voce maschile le ha detto: «Fatti i fatti tuoi o te la facciamo pagare».
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