Torino, negata la casa popolare a due donne. Il dipendente Atc: «Faccio obiezione di coscienza»


Ancora una volta sono i vescovi a risultare i reali mandanti di un crimine contro l'umanità, ancora una volta attraverso la loro propaganda fatta di menzogne e di istigazione all'odio. Da mesi gruppi d'odio come l'associazione ProVita, La Nuova Bussola Quotidiana, Avvenire e altre testate legate all'integralismo cattolico sostengono esista una finta «obiezione di coscienza» che debba permettere di non rispettare la legge per infliggere reali violenze ai gruppi che queste realtà sono solite perseguitare.

«Non posso accettare la vostra domanda perché faccio obiezione di coscienza». Così un dipendente dell'Atc di Torino ha negato la domanda di ospitalità per permettere una donna (divorziata, disoccupata e con una figlia a carico) di poter ospitare sotto lo stesso tetto sua moglie.
Un diritto per ogni coppia eterosessuale, ma un diritto che viene negato alle coppie omosessuali da quelle persone che si appellano a fantomatiche «obiezioni di coscienza» che non sono altro che la perversa fantasia di vescovi animati dall'odio. Ma non solo, per assicurarsi che le donne non potessero ottener ciò che era loro dovuto per legge, il dipendente si era persino rifiutato di passare la pratica ai colleghi. Già tre mesi fa rifiutò la medesima domanda sostenendo che bisognasse aspettare una legge sulle unioni civili.
«Faccio obiezione di coscienza» è la frase con cui dei sedicenti cristiani sperano di poter legittimare ogni forma di violenza privata, senza manco prendersi la briga di uccidere i gay lanciandoli dai tetti così come fanno i loro amici dell'Isis. Il sedicente cristiano italiano è quello che vuole poter negare la vita al prossimo in modo da gustarsi con calma i frutti delle sue perversioni, gongolandosi dell'agonia creata dalla sua violenza. Il tutto nel nome di Brandi Amato o di qualche altro santone pronto ad indicare la discriminazione come la via indicata da Dio.
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Fortunatamente, l contrario di tre mesi fa, questa volta la vicenda è finita nelle mani della dirigenza. Verso il dipendente è stata ora aperto un provvedimento disciplinare: «Il comportamento dell’impiegato ha leso la dignità umana di due persone -afferma la dirigenza- non può più stare a contatto con il pubblico. Non esiste nessuna obiezione di coscienze. L’Atc prevedeva già prima dell’approvazione della legge la possibilità di convivenza more uxorio per due persone dello stesso sesso». Passaggio che poi dà diritto all'inserimento nello stato di famiglia e alla possibilità di subentrare nel contratto di affitto della locazione, anche in caso di morte. «Avessi saputo prima delle resistenze dell’impiegato avrei già chiesto di rimuoverlo».
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