Una ricerca stima in oltre 200 i casi di maltrattamenti e violenza «sommersa» fra le mura domestiche


«Abbiamo fatto questa ricerca proprio per evidenziare che il fenomeno è abbastanza consistente, è trasversale ed è molto sommerso. La nostra ricerca, che è a campione, fatta sugli ambiti territoriali e su alcuni comuni, evidenzia oltre 200 casi e abbiamo testimonianze dirette e indirette, anche se non compaiono nella ricerca, che ci sono intere zone in cui l'abuso sessuale, l'incesto, è elevato a normalità». Lo dichiara Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza della Regione Campania, Cesare Romano, in occasione della presentazione dei dati di una ricerca sui casi di maltrattamenti e violenza «sommersa» fra le mura domestiche
«Ci sono quartieri molto critici -ha spiegato Romano- come il quartiere Salicelle ad Afragola, quello di Madonnelle ad Acerra, come tante zone di Napoli, e non ultimo Caivano con i fatti che ben conosciamo». Il riferimento è alla bambina che è stata abusata e poi gettata da un terrazzo.
«Vogliamo accendere i riflettori su questo fenomeno e fare qualcosa che sia non solo un approfondimento ma soprattutto prevenzione e contrasto a un fenomeno che va sicuramente combattuto».

Tutto ciò avviene nel più totale silenzio, mentre politici ed integralisti continuano ad organizzare convegni volti a sostenere che la «difesa» dell famiglia passi dal mancato riconoscimento di alcune di esse. Ed è sempre dai banchi della politica e dell'associazionismo ultra-cattolico che si continua a sostenere che «i diritti dei bambini» vadano difesi attraverso il rifiutare loro ogni tutela giuridica se i loro genitori sono poco graditi, ignorando colpevolmente come spesso siano le loro tanto decantate «famiglie tradizionali» a rappresentare un pericolo per i più piccoli.
Eppure sono centinaia i casi di maltrattamenti e violenza che si verificano fra le mura di casa ai danni di bambini da parte di familiari. Nell'80% dei casi le vittime sono minori in età preadolescenziale, bambine tra i 6 e i 10 anni nell'87% dei casi. Ma per quelle vittime non si organizzano convegni e non si fanno family day. Si tace perché è un tema che non è utile alla propaganda dato che si parla di genitori che abusano dei figli minori e non di persone omosessuali (sempre ingiustamente abbinate ai pedofili)..

Una chiara espressione di questo atteggiamento è rappresentato dalla Curia di Napoli. Il garante ha spiegato: «Purtroppo spesso non ho la collaborazione degli enti preposti. Le faccio un esempio e lo dico in maniera un po’ polemica. Avevo chiesto alla Curia una somministrazione di un questionario, ovviamente anonimo, a tutte le parrocchie della Campania; non ho ricevuto, dopo che mi era stata assicurata la massima collaborazione, neanche un questionario. Questo mi è molto dispiaciuto. Loro sono i depositari dei segreti in confessionale, ovviamente se un questionario è anonimo non ci voleva moltissimo a collaborare. Questo lo dico, ripeto in maniera polemica perché mi sarei aspettato una collaborazione fattiva dopo che ho un patrocinio super-morale da parte del Cardinale».
Il portavoce della Curia, Enzo Piscopo, è così intervenuto sulle pagine di Avvenire per sostenere che «Essendo dati sensibili, i parroci non possono comunque divulgarli». Insomma, va bene mettere in piazza preconcetti e menzogne nominali contro i gay, ma si tace e si copre chi commette violenze fra le mura di casa.
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