Il partito ai Adinolfi: «Dove siamo arrivati se un prete non può più dire che i gay meritano la morte?»


Il partito che Mario Adinolfi ha fondato insieme a Gianfranco Amato non ha mai avuto un programma, non ha mai avuto obiettivi, praticamente non è mai esistito. L'unica ragione del suo esistere è il profondo odio versi i gay che viene predicato ed orientato verso un obiettivo politico.
La cosa davvero imbarazzante è come quella gente si creda davvero "cristiani" e sia davvero convinta che il cristianesimo non sia amore ma odio verso qualunque forma di diversità. Ed è così che sulle loro pagine ci si può imbattere in veri e propri proclami di odio.
I seguaci di Adinolfi hanno già proceduto alla santificazione di don Massimo Pusceddu per la sua lettura decontestualizzata delle lettere di san Paolo in cui si sosteneva che Dio odiasse i gay. Vera e propri manna per persone assetate di odio, al punto che la loro ira si è scagliata contro un vescovo che ha osato ristabilire la verità storica contro un uso strumentale della Bibbia quale giustificazione di un genocidio. Si legge così:

Cari amici dove siamo arrivati, un sacerdote non può celebrare la messa perché, un gruppo di gay arrabbiati per una omelia di un sacerdote riguardante la parola di Dio, che secondo loro avrebbe offeso la dignità della comunità omosessuale.

Al solito si sostiene che i gay siano persone pericolose in opposizione ai cristiani e ai precetti di Dio. Precetti che si sostiene possano essere violati quando il loro leader divorzia e si risposta, ma non quando si cerca di trarre conclusioni errate che permettano di discriminare una porzione della popolazione. Non è una situazione diversa da chi usava la Bibbia per giustificare la schiavitù, chi la sfruttava per legittimare la segregazione razziale o chi la potrebbe sfruttare per osservare come in quelle pagine si dica che uno stupro può dar vita ad una famiglia in piena regola se lo stupratore da dei soldi alla padre della donna violentata. A voler leggere le scritture in modo cieco e ideologico, ogni crimine troverebbe una giustificazione.

Ma nel mondo parallelo che i seguaci di Adinolfi hanno creato, ecco che la vittima è chi alimenta odio e i carnefici sono quelle persone a cui loro vorrebbero negare il diritto alla vita. Dicono:

A proposito della persecuzione contro don Massimiliano Pusceddu, posto una testimonianza di questa mattina di una cara amica che vive a Cagliari.
Tempi duri per chi proclama la verità di Cristo. La colpa di don Massimiliano? Aver letto durante l’omelia la lettera ai Romani di San Paolo in cui l’apostolo delle genti condanna senza mezzi termini la pratica dell’omosessualità.

Decontestualizzato e completamente strumentale è poi il passaggio in cui si invitano gli aderenti all'ideologia di Adinolfi a potenziare la loro battaglia per chiedere la morte dei gay, nel nome di quel nuovo vitello d'oro che alcuni finti cristiani hanno creato con l'effige di san Pusceddu martire. Scrivono:

“Oggi alle 10 celebrava Messa don Max. Veniamo a sapere che un comitato di gay avrebbe manifestato sul sagrato della chiesa. Decidiamo di andare x sostenerlo con la nostra presenza. Molti fanno il nostro stesso pensiero, la Chiesa è gremita di fedeli. Nell’entrare (come x uscire) non accettiamo provocazioni dai manifestanti. Inizia la funzione e al posto del viceparroco don Max fa ingresso il parroco. Fa una premessa: don Massimiliano non celebrerà x motivi di sicurezza su richiesta delle forze dell’ordine. Non solo: non ci sarà l’omelia!!! Piango e piangono in molti. Ci sentiamo addosso la persecuzione contro i cristiani, l’essere lasciati soli di fronte alla battaglia x amare Gesù. Al termine della Messa il parroco ci dice: io non ho potuto parlare, don Massimiliano non ha potuto parlare ma voi, con la vostra presenza qui oggi, avete parlato. Partono applausi, siamo commossi. Fuori di nuovo provocazioni ma nei nostri cuori c’è la pace che solo Dio può dare”.

Si piange quando qualcuno non può dire loro che i gay meritano di morire e che il loro comportamento fra le lenzuola sia l'unica cosa che importa. La giustizia sociale, l'amore, la cooperazione fra le genti sono tutte cose che non importano a chi sostiene che basti essere eterosessuale per essere nelle grazia di Dio, ma solo se qualcuno li legittimerà a giudicare e a guardare la pagliuzza negli occhi dei gay così come quell'ateo di Gesù aveva chiesto lloro di non fare. Per questo quell'ateo di Gesù deve essere sostituito con don Pusceddu, nuovo martire della battaglia contro la vita e contro Dio.
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