Il Vaticano rafforza la presenza della sua TV, ma sarà lo Stato italiano a pagare il conto di 2,15 milioni annui


Il Vaticano ha ricevuto dall'Italia una frequenza televisiva su scala nazionale che avrà una capacità di trasmissiva di ben 4 megabyte al secondo (ossia il 25% più potente di quanto oggi non sia ad esempio da Canale 5). La connessione resterà in essere sino al capodanno del 2032 e sarà affidata alla società Persidera ad un costo di 2,15 milioni di euro all'anno. Cifra che sarà pagata interamente dallo Stato italiano e non dalla Santa Sede.
Dietro l'ennesimo inghippo a favore della Chiesa Cattolica c'è il contratto firmato nel 2009 da Paolo Romani, ai tempi ministro dello Sviluppo Economico sotto il governo Berlusconi. In cambio dei canali 6 e 11 in Vhf, e del 21 e 57 in Uhf detenuti in Lazio dalla Santa Sede, promise un canale nazionale a spese dello stato una volta avviato il digitale terrestre. L'impressione è che qualcuno abbia barattato una Ferrari con una bicicletta.
Pare che una parte della frequenze sarà utilizzata dalla Segreteria della Comunicazione per rafforzare il segnale di TV2000, l'emittente della Cei a cui l'Italia aveva già assegnato un lcn di pregio come il canale 28. Un'altra parte potrebbe dare vita ad un secondo canale dei vescovi, così come ci sarebbe spazio anche per rilanciare su scala nazionale i programmi di Radio Vaticana.
Facile è immaginare come l'emittente vaticana sarà avvantaggiata rispetto a tutte le altre realtà imprenditoriali, dato che non è certo un vantaggio da poco il poter affibbiare ad altri i costi maggiori per poi poter tenere per sé tutto il ricavato (ancor più se si considera come a vendere la pubblicità sui suoi canali sia la Rai, l'ente pubblico che vede la TV dei vescovi come suo unico cliente esterno all'azienda).
Chiunque si lamenta per il pagamento del canone, sappia che c'è un canone più occulto che finisce a finanziare la televisione dei vescovi senza che neppure lo si sappia. Il tutto con l'aggravante di offrire vantaggi esclusivi ad una sola confessione religiosa.
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