L'amore non ha bisogno di approvazione. Intervista ai protagonisti dell'esperimento sociale di Fanpage


Grazie a Fanpage, adesso sappiamo quanto gli italiani abbiano interiorizzato lo stigma omofobico.
È bastato un semplice esperimento sociale, dal titolo Un omofobo in spiaggia, e la bravura di una troupe per capire a che punto è la notte delle discriminazioni verso le persone omosessuali e verso la dignità "sociale" dei loro affetti.
Con l'aiuto di un attore, che si fingeva infastidito dai baci e dalle effusioni di due ragazzi gay, Fabio Ragosta e Antonio Auriemma (giovanissimi militanti di Arcigay Napoli), Fanpage ha registrato le reazioni dei bagnanti in una spiaggia libera del golfo di Napoli, nella zona di Miseno. Da quel che potete osservare nel video (clicca qui per visualizzarlo), le reazioni dei bagnanti sono decisamente aggressive e intolleranti.
Insomma, nel terzo millennio, nonostante l'apparente progresso sociale e politico del nostro Paese, l'omofobia è ancora ben radicata nel DNA degli italiani.
Di seguito, abbiamo raccolto le impressioni dei due giovanissimi militanti Lgbt che hanno preso parte all'esperimento sociale.

Fabio Ragosta, responsabile del gruppo giovani di Arcigay Napoli, ci racconta: sono rimasto molto colpito dalla violenza delle reazioni sia fisiche che verbali, dagli sguardi di disgusto o dalla gente infastidita che ha voltato lo sguardo. Tutto questo mi ha comunicato una certa paura, perché ho capito che nessuno sarebbe intervenuto in nostro aiuto.

Antonio Auriemma, responsabile del telefono amico di Arcigay Napoli, pur dichiarandosi per natura ottimista, aggiunge: sono rimasto davvero sorpreso, mi aspettavo "collaborazione" da parte dei bagnanti... l'indifferenza delle persone è stata la parte "più brutta" dell'esperimento e davvero ho avuto paura, durante la terza ripresa, quando uno dei bagnanti si è fiondato su Fabio con una violenza e un'aggressività impensabili. Ho avuto paura perché negli occhi di quelle persone ho letto rabbia, odio e disprezzo nei nostri confronti, ho davvero temuto il peggio...

Ad entrambi chiediamo se, nella vita reale, hanno mai vissuto un'esperienza simile. Cioè se hanno mai percepito odio e disprezzo o se sono stati addirittura aggrediti mentre erano in un luogo pubblico con il proprio compagno.

Antonio racconta: sì mi è capitato una volta mentre stavo andando verso la stazione, io e il mio boy camminavamo mano nella mano e ho visto che alcuni passanti ci guardavano con disprezzo e facevano dei commenti, poco piacevoli, a voce bassa. Nonostante ciò, ci siamo ugualmente salutati con un bacio prima che salissi sul treno perché sapevamo di non fare nulla di male e che non c'era motivo di nascondersi o di evitare di scambiarsi un semplice e naturale gesto d'affetto. Per quanto riguarda l'esperimento sociale in spiaggia, credo ci dica chiaramente che abbiamo ancora tantissimo lavoro da fare e che abbiamo un motivo in più per vivere liberamente noi stessi.

Senza dubbio, nella vita reale, bacerei tranquillamente il mio compagno in spiaggia –
aggiunge fiero il giovanissimo attivista gay - anche perché se non siamo prima noi omosessuali a vivere liberamente la nostra affettività, difficilmente cambieranno le cose. L'amore non ha bisogno di approvazione da parte di nessuno ed è la violenza e la discriminazione che vanno condannate sempre.

Anche a me è capitato di scambiarmi effusioni in un luogo pubblico con il mio compagno
- racconta adesso Fabio Ragosta - ma non ho mai fatto troppa attenzione alle reazioni degli altri. Certamente ho percepito gli sguardi incuriositi di chi mi era attorno, ma nulla di più. Non ho mai evitato di vivere liberamente la mia affettività anche perché sento che quello che faccio non è sbagliato: esprimere affetto non può essere considerato sbagliato, soprattutto quando lo si fa secondo le cosiddette "regole della decenza". Però sono rimasto scosso dall'esperienza con Fanpage, perché lì stavo con un amico ed era tutto preparato e sapevo di essere "al sicuro" ma ho capito che mi sarebbe potuto accadere, nella vita reale, con il mio fidanzato e questo pensiero mi ha fatto male.

Anche in Fabio, però, questa esperienza, per quanto scioccante, ha rafforzato la determinazione a vivere liberamente la propria vita. Non eviterò mai di esprimere il mio affetto in pubblico - dichiara infatti, con orgoglio - perché credo che violenza e discriminazione si combattano esprimendo serenamente e pienamente se stessi.

E noi, con altrettanto orgoglio, continuiamo a seguire con attenzione la vita e le imprese dei giovani e temerari militanti Lgbt italiani che con la propria generosità e il proprio coraggio provano a cambiare e migliorare l'immaginario collettivo degli italiani.

Claudio Finelli
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