Libero fa inutile allarmismo e dice: «Tuo figlio verrà obbligato a studiare omosessualità a scuola»


La paura è l'arma con cui le destre sperano di poter alimentare quell'isteria che porta voti a chi vende odio. Ed è così che il caporedattore di Libero, Simona Bertuzzi, a firmare un articolo dal titolo "Obbligato a studiare omosessualità: la scelta del governo su tuo figlio".
In un giornale non si usa mai la seconda persona, ma tale scelta è tipica di ogni campagna pubblicitaria... forse questo basta a sottolineare lo scopo propagandistico di chi dice che i bambini saranno «obbligati a studiare» l'omosessualità, quasi a voler spaventare quell'omofono medio che si dice certo che i suoi figli saranno eterosessuali (anche perché, in caso contrario, è facile immaginare che li puniranno per non essere nati come loro li volevano) e che non disegna di saperli pronti ad insultare, picchiare o perseguitare eventuali coetanei gay.
Nel mondo di Libero paiono esistere solo bambini etero, genitori etero e nessun altro. Anche perché, se così non fosse, ci sarebbe il rischio di dover ventilare l'ipotesi che la lotta alla discriminazione possa salvare la vita dei propri figli da una persecuzione violenta alimentata dai partiti di destra e dall'integralismo cattolico.

Dice la Bertuzzi:

L’insidia è dietro l’angolo. E ha tutto il sapore della cattiva notizia camuffata da buona. Partiamo dalla buona: il ministero dell’Istruzione si appresta a varare delle linee guida che di fatto introdurranno nelle scuole la parità di genere e la lotta a ogni forma di violenza e all’omofobia. E però -questa è la cattiva- il documento, così formulato, potrebbe essere il viatico, o l’inquietante pertugio, attraverso cui arriveranno sui banchi di scuola anche le famose teorie gender, quelle appoggiate da chi, con la scusa della parità uomo-donna, vuole annullare le differenze di sesso, fino ad affermare che anche il trans è normalità e genitore A e genitore B sono meglio di mamma e papà. Lo dice anche la bozza del Miur: «La differenza sessuale può essere vissuta in un ampio spettro di inclinazioni». Il che, capirete, non c’azzecca molto con i desiderata di milioni di famiglie preoccupate di dare un’educazione tradizionale ai loro figli. O con gli obiettivi di un ministero che dovrebbe tappare le falle della formazione scolastica e riprendersi i cervelli fuggiti all’estero, piuttosto che occuparsi delle questioni di letto dei giovani che andrà a formare.

Insomma, nonostante nessuno abbia mai teorizzato quelle fantomatiche "teorie gender" che riempiono le pagine dei giornali di estrema destra, è facendo appello a un qualcosa di inesistente che la donna spera di poter sostenere che sia necessari impedire il contrasto alla violenza contro quegli adolescenti a lei non graditi. Ed è così che la donna cerca di alimentare ancor più isteria sostenendo che:

Nei fatti, e stando alle indicazioni ministeriali, i nostri ragazzi sentiranno parlare di parità di genere a ogni ora del giorno e della notte «perchè il principio deve investire l’intera progettazione didattica». Una full immersion fatta e finita «interconnessa a tutte le discipline». Non solo: la grammatica dovrà piegarsi alle nostalgie femministe della Boldrini e dunque declinare le professioni e pure gli umori. Avremo un papà astronauto e una mamma assessora come se piovesse, e provi qualcuno a dire il contrario. Che ci fosse lo zampino della Boldrini, d’altronde, dovevamo capirlo subito. Già nel 2013 la presidente della Camera chiedeva di introdurre la parità di genere nelle scuole ed è sua la recente idea di confezionare l’ora di educazione sentimentale (intesa come eliminazione di pregiudizi). Il che farebbe supporre un piano ben congeniato per arrivare dritti allo scopo. E allora è bene fissare qualche paletto o rischieremo di perderci anche noi tra le pieghe buoniste del testo convinti che basti un sigillo ministeriale ad essere garanzia di buona scuola.

Immancabile è il sostenere che se esistono culture in cui le donne hanno minore parità dell'Italia, allora non ha senso contrastare il femminicidio. In fondo se ad una donna viene permesso di imparare a leggere o a far di contro, questa non dovrà chiedere nulla di più se in altri Paesi quei diritti non esistono. L'obiettivo di Libero non è dunque ambire ad offrire la vita migliore possibile, ma solo accontentarsi di non essere all'ultimo posto.
Se poi l'uomo ha stipendi mediamente più alti e se in alcuni centri rurali la donna non può neppure uscire di casa senza chiedere il permesso al marito, a lei pare non interessare nulla. Dice la capo redattrice:

Il Miur, nel suo sforzo di predicare la parità di genere, descrive il mondo occidentale come imperniato su una tradizione oscurantista di cui sinceramente, da generazioni, si è persa ogni traccia. Si parla di donne considerate storicamente «deboli, incapaci di pensiero astratto, dominate da una realtà corporea invadente ed emotive». In pratica delle mentecatte e inette, senza vita autonoma, figurarsi un pensiero razionale. Addirittura nel mondo occidentale immaginato dal Miur, le bambine sono ancora descritte come vittime di una mentalità per cui devono essere gentili e sensibili, amare le faccende sentimentali, e essere ossessionate dal fisico. Mentre ai maschietti sarebbero negate la sensibilità e la dolcezza, e imposti il calcio e la competizione. Costrette le femmine a fare le principesse, i maschi a giocare violento. E non importa se «esistono culture più violente come quelle in cui si operano sulle bimbe mutilazioni genitali, o non si può guidare la macchina e scegliere lo sposo». L’emergenza è in Italia.

Negando l'esistenza di fenomeni ancora troppo radicati in certi settori, la signora Bertuzzi si lancia anche nel sostenere che l'assenza di discriminazioni in certi settori debba permettere di non curarsi di altri casi. Il tutto trovando sempre "giustificazioni" volte a sostenere che ci siano emergenze più importanti di una sana educazione al rispetto:

Mettano, dunque, i piedi per terra i soloni del ministero e si facciano un giro nelle nostre scuole e nelle nostre case. Abbiamo appena festeggiato la prima donna sindaco di Roma. Abbiamo donne nei cda e a capo dei progetti di ricerca. Quelle che fuggono all’estero non lo fanno perché i maschietti le maltrattano ma perché il sistema universitario e la ricerca fanno acqua e non incoraggiano i talenti. C’è l’esigenza di ridare chance a una generazione di studenti che, arrivati alla maturità, non sanno da che parte voltarsi e vanno a ingolfare le fila di chi non studia e non cerca più lavoro. Semplicemente si è fatta da parte. Di questo dovrebbe preoccuparsi il Miur.

Interessante è anche come la donna tira in ballo la sua vite privata per sostenere che l'atteggiamento mascolino di una delle sue figlie non sia per lei un problema (e se per lei non è un problema, la questione è chiusa nel totale disinteresse della vita altrui):

E quanto alle bambine condannate al ruolo passivo e svilente di principessine tonte, ho due figlie femmine, nate nella stessa famiglia e dalla stessa madre, ma una gioca con le macchinine l’altra con le bambole. Una sta con le femmine, l’altra vuole solo far giochi da maschi. Dunque, è la tradizione occidentale e oscurantista che ha infierito sull’una e salvato l’altra, o hanno caratteri diversi e si comportano in base alle loro inclinazioni? Sono di parte, ma propendo per la seconda.

Il problema però è proprio quello: perché mai la sua accettazione dovrebbe esporre a rischi le coetanei delle figlie che rischiando di essere prese a cinghiate dal padre se osano pensare a qualcosa che non sia pettinarsi o sognare un principe azzurro che le sottometta? E con quelle coraggio preferisce insultare la Boldrini piuttosto che tutelare la figlia dal rischio di prese in giro e di bullismo a causa del suo atteggiamento.
Se davvero sua figlia dovesse risultare lesbica, in che modo la Bertuzzi le spiegherà di essere stata artefice delle prese in giro e della violenza che dovrà subire solo perché sua mamma dice che se le donne indiane hanno meno diritti, allora non ci si deve occupare di parità di genere e contrasto all'omofobia?
Domande che rimangono aperte mentre la donna torna istericamente a dire che non c'è nulla di male dinnanzi ad una società omofoba che ha segnato a vita l'esistenza di milioni di persone:

Nossignori, non è la parità di genere l’emergenza. Quella serve, è sacrosanta, e benvenuto il Miur se la caldeggia. È però l’esigenza, insistita, urlata, oserei dire sclerotica di metterci tutti su uno stesso piano - uomini e donne -, di dire che la differenza sessuale è diseguaglianza e dunque sbagliata, che spaventa. Perché di questo passo arriveremo dritti al genitore a e genitore b. Perchè di questo passo lasceremo i nostri figli a scuola la mattina pensando, povere mamme illuse e buontempone, che imparino le tabelline e le poesie mentre invece vengono indottrinati su un certo Cenerentolo, vittima dei fratellastri cattivi, e su papà A che compra 8 mele mentre papà B ne prende solo 5. Questo preoccupa le povere menti di noi comuni mortali, e il fatto che il Miur si appoggi all’Unhar - organizzazione che per prima accredita le associazioni Lgbt come enti di formazione - non è un buon inizio. Diceva la circolare ministeriale del 2015 che la teorie gender non sarebbero finite nelle linee guida per le scuole, che le famiglie e il diritto all’educazione dei figli sarebbero stati salvaguardati. Dicevano, ma stanno già deragliando.

Quindi speriamo vivamente che la figlia della signora in questione non sia lesbica, altrimenti saremmo dinnanzi all'ennesimo caso in cui l'ignoranza e il pregiudizio di un genitore contribuiscono a danneggiare la vita di una figlia nel nome dell'odio. Perché se alla signora in questione fa paura "Cenerentolo", a migliaia di ragazzi fa paura chi alimenta la violenza dei loro genitori (e la cronaca è piena di storie di ragazzi con arti spezzati o con violenze subite nel nome di quella propaganda dell'eterosessualità come della "giusta sessualità" in opposizione ad ogni altra forma che esiste in natura).
Il tutto senza aver presentato alcuna argomentazione, ma solo slogan volti a cercare di ridicolizzare l'altro o di sostenere che si possa pensare ad altro. In fondo se a lei non frega nulla dei gay, perché mai bisognerebbe dare risposte a chi si torva la vita rovinata dall'ideologia che la signora porta avanti a fini politici ed elettorali?


Al solito sono anche i commenti dei lettori a tradurre l'ideologia proposta dalla signora in questione. Ed è così che c'è chi da libero sfogo alla sua omofobia e al suo disprezzo verso i bambini che non manifestano l'italica eterosessualità teorizzata da Mussolini:

  • Equiparando etero e omo e obbligando i bambini a confrontarsi con quello che diviene inevitabilmente un dilemma identitario, si chiude il cerchio del nichilismo peggiore sul cristianesimo. I preti non lo reputano un "vero" male e i politici cercano di opzionare i futuri voti dei novelli omo. Rimane dunque ai genitori difendere i propri figli dai "cattivi maestri", che ormai dalle scuole superiori.

  • È proprio vero.. quando tutto va a rotoli, bisogna cercare di indirizzare l'opinione pubblica su temi talmente stupidi e totalmente privi di importanza, ma che accendono gli animi sui diversi pareri, così la politica può continuare indisturbata a truffare e fregare il popolo indisturbata, avendolo messo in condizione di discutere...del niente!!! che schifo di società!!!!

  • La scuola va pezzi, è indietro di 50 anni e loro pensano ai finocchi... il perfetto stile pidiota.

  • No!!! 50 anni fa la scuola andava centomila volte meglio. Ora pensano di normalizzare i deviati sessuali solo per prendere voti. E quando suo figlio si rifiuterà di prendere in bocca la lingua di un altro maschio gli diranno che è lui l'anormale.
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