ProVita deride i gay che stanno morendo senza diritti, chiedendo ad Alfano di modificare la legge Cirinnà a loro piacimento


Vanno in giro a dire di essere "cristiani" anche se basterebbe constatare la perfidia e la crudeltà delle loro parole per comprendere come tale definizione sia in realtà un insulto al comune senso religioso. Stiamo parlando nell'associazione ProVita, ossia di quella realtà impegnata nel cercare di affermare di distinguo di stampo fascista che possano penalizzare e discriminare i cittadini a loro non graditi in virtù dell'orientamento sessuale che sostengono vada punito perché diverso dal loro.
Sappiamo che la legge Cirinnà è stata approvata e, nonostante sia ancora lontana dalla piena eguaglianza di diritti, riconosce diritti civili anche a quelle coppie che sinora ne erano state private. A causa dei ritardi di Alfano nell'emanazione dei decreti transitori, però, la sua applicazione è stata tardata.

Quel ritardo non è certo cosa da poco per chi non ha tempo di attendere ancora, come nel caso di un uomo malato e in stato terminale che ha lanciato un appello perché possa vedere riconosciuti i diritti del suo partner prima di lasciare questo mondo.
Ebbene, dinnanzi alla morte, ProVita non si fa problemi a prendere in giro la persona morente, etichettandola come un rompi scatole che osa aver da ridire mentre gli vengono negati dei dritti che loro vorrebbero negare anche a tutti gli altri. La sua storia viene definita «solita retorica e i soliti casi pietosi». E chi si burla di un uomo che sta morendo senza veder riconosciuti si suoi diritti costituzionali si conferma per un soggetto violento che ostata il proprio odio verso la vita altrui.

Ma il peggio deve ancora venire, perché la banda guidata da Brandi si lancia pure nell'auspicare che Angelino Alfano abuso del suo ruolo per modificare la legge secondo le indicazioni che loro hanno fornito, ossia una clausola incostituzionale che neghi il rispetto della legge da parte di chi vuole deliberatamente discriminare ed impedire l'unione tra due uomini o due donne. Scrivono:

Le associazione LGBTQIA(…), con la solita retorica e i soliti casi pietosi utilizzati pure da Renzi, fremono perché il Ministero degli Interni emani i decreti attuativi della legge sulle unioni civili omosessuali entrata in vigore lo scorso 5 giugno. Dalle stanze alfaniane potrebbe arrivare un barlume di buon senso e di resipiscenza se in detti decreti si prevedesse e si regolamentasse il diritto all’obiezione di coscienza.
È un diritto costituzionalmente garantito di cui i sindaci dovrebbero potersi avvalere. E lo stesso dicasi di quanti, per una ragione o per un’altra, avessero a che fare con questo tipo di unioni. Si tratta di questioni giuridicamente fondate, come abbiamo avuto occasione di spiegare, tanto che ProVita ha ribadito il suo appoggio incondizionato, anche legale, a quei primi cittadini che vorranno sollevare obiezione di coscienza alla celebrazione delle unioni civili.

In poche righe si sostiene che un uomo dovrebbe poter cambiare la legge a suo piacimento per dare soddisfazioni all'integralismo cattolico e si spaccia per un "diritto costituzionale" quelle che in realtà è mera discriminazione. L'impressione è che questa gente voglia un regime, ma solo dopo essersi assicurati che sarà Brandi a decidere quali cittadini possano vivere e quali debbano essere discriminato nel nome del suo disprezzo e del suo profondo odio verso di loro.
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