ProVita: «I gay non sono veri uomini. Bisogna correggere le tendenze omosessuali dei figli»


La perfidia e l'immoralità dell'associazione ProVita Onlus paiono non avere limiti, in quella costante azione di aggressione e promozione d'odio contro un intero gruppo sociale a loro non gradito. Le loro finalità restano sempre la promozione dei gruppi politici vicini all'area neofascista e la diffusione dell'odio contro persone che quotidianamente vengono etichettate come "deviati", "contro natura" o persone da "correggere" attraverso violente torture psicologiche che spesso conducono ad atti di autolesionismo (se non direttamente al suicidio) le loro vittime.
È in questa crociata di morte che troviamo il solito Federico Catani pronto a firmare il solito articolo di diffamazione ed insulto di chiunque non rientri in quella nuova razza ariana basata sull'eterosessualità che Toni Brandi ha teorizzato e sta promuovendo nella più totale impunità.
Il punto di partenza è il solito sostenere che l'omofobia non esista, dato che non c'è nulla di male nel privare da ogni protezione contro le violenze, da ogni riconoscimento dei propri affetti, da ogni garanzia di tutela per i propri figli o da qualunque dignità umana quel gruppo di persone che risulta vittima della loro continua e diabolica azione di promozione dell'odio. Scrive il sito integralista:

Oggi basta un niente perché l’associazionismo gay lanci l’accusa di omofobia. È sufficiente sostenere che due uomini non possono procreare o che la famiglia è fatta da padre, madre e figli per finire nel tritacarne mediatico della lobby LGBT. La sinistra è nella quasi totalità completamente schierata con il fronte omosessualista (del resto, gender, femminismo e quant’altro fanno ormai parte della sua ideologia).

Il messaggio è molto chiaro: l'odio è un diritto e basterà votare i gruppi neofascisti per essere certi che i gay verranno perseguitati e che le donne verranno considerate inferiori. Misoginia, xenofobia, razzismo ed omofobia potranno così diventare i nuovi valori proposti da un totalitarismo violento che nasconderà la propria perfidia dietro a falsi dogmi religiosi (giusto perché quando si dice che è Dio a non volere il male del prossimo, poi manco servirà dare spiegazioni per le violenze).

Ma è sulle "argomentazioni" che l'associazione tocca il fondo, sostenendo che l'accettazione dei gay sia una moda perché quarant'anni fa (esatto, vanno a riprendere gli anni '70!!) la sinistra manifestava anch'essa sentimenti omofobi. L'idea è di sostenere che l'omofobia sia giusta e che la mancata repressione violenta dei gay sia un'azione da condannare. Spiega il signor Catani:

Eppure, fino a pochi decenni fa non era affatto così. Nei partiti comunisti e socialisti “l’omofobia” era la norma e non c’era spazio per chi non fosse “vero uomo”: gli omosessuali venivano espulsi come “pervertiti” e “degenerati”. In Spagna, uno come Manuel Guedán, dirigente dell’Organizzazione Rivoluzionaria dei Lavoratori, diceva che l’omosessualità «non è una forma normale di intendere le relazioni sessuali, non è un modo naturale e può vedersi come un tipo di deformazione educativa, psicologica o fisica».
Insomma, i maestri del progressismo, ancora tanto venerati dal “politically correct“, avevano idee un tantino diverse da quelle oggi alla moda. Prendiamo ad esempio Enrique Tierno Galván. È stato il padre della movida madrileña tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quando fu sindaco di Madrid (1979-1986). Il termine stesso “movida” nell’immaginario collettivo continua a indicare la gioia di vivere, il divertimento sfrenato, la frenetica vita notturna, la libertà assoluta: dopo quasi quattro decadi di regime franchista, la Spagna –così si diceva– entrava nella modernità…

Qui siamo dinnanzi alla follia se non alla promozione dell'odio più brutale. Il cercare di sostenere che i gay siano dei "pervertiti" o "degenerati" attraverso la strumentalizzazione di frasi estrapolate dal loro contesto storico è quanto di più vile si possa fare. Sarebbe come rispolverare gli scritti cristiani dell'epoca dell'apartheid per cercare di sostenere che anche che la mancata segregazione razziale sia una moda dato che un tempo i cristiani la argomentavano come una volontà divina (con citazioni bibliche volte a tirare in ballo la storia della Torre di Babele).

È sempre attraverso strumentalizzazioni e decontestualizzazioni storiche che Catani si lancia nel sostenere che gli adolescenti gay devono essere corretti:

Ebbene su Actuall abbiamo letto che nel 1976, quando era ancora docente universitario, oltretutto venerato per essere stato emarginato dal franchismo, Galván rilasciò un’intervista alla rivista Interviú, all’epoca popolarissima. Il futuro sindaco socialista di Madrid espose le sue idee in merito alla sessualità. Galván definiva l’omosessualità una deviazione dell’istinto. Pur essendo contrario a punire i gay, il cattedratico non riteneva però che si dovesse concedere alcuna libertà alla propaganda omosessualista. «Penso che si debbano porre limiti a questo tipo di devianze», affermava. Giusta la libertà degli istinti, purché però «non attenti in nessun caso ai modelli di convivenza accettati dalla maggioranza come positivi», ovvero la famiglia ed il matrimonio.
Non solo. Alla domanda su cosa avrebbe fatto se avesse avuto un figlio gay, il politico socialista rispose che sarebbe stato opportuno correggere le tendenze omosessuali. Il PD del senatore Lo Giudice lo considererebbe un fascista… Se a queste dichiarazioni aggiungiamo quelle in cui faceva riferimento alla decadenza morale del basso Impero Romano, dovuta anche al diffondersi dell’omosessualità, ci possiamo rendere conto ancor di più di quanto siano cambiati i tempi e di come si sia trasformata la sinistra.

Si noti come Catani provveda ad aggiungere di proprio pugno delle correzioni al pensiero altrui, al fine di plasmarlo alla propria ideologia e di poterlo sfruttare a scopo diffamatorio. Quando si parla di positività, ad esempio, l'integralista si premitura di mette in bocca ad altri il suoi slogan su «famiglia ed il matrimonio». Slogan che ovviamente rispolverano quei vecchi distinguo di stampo fascista che i padri costituenti avevano tentano (invano) di eliminare attraverso il ricorso a concetti pregiudicaci. Ma dinnanzi all'ideologia neofascista dell'integralismo, ecco che quei principi fondamentali sono stati calpestati nel nome dell'odio e dei soliti fanatici che si reputano migliori degli altri per un presunto diritto di nascita.

Nella più totale deriva ideologica, l'articolo si lancia poi in asserzioni prive di ogni briciolo di logicità, affermando che:

Galván oggi sarebbe accusato di omofobia. Anche perché, contro ogni ideologia gender, dichiarò nella stessa intervista che i bimbi maschi devono giocare con giocattoli da maschi e le femmine con quelli da femmine. Anche sulla contraccezione non era poi così aperto, stando ai parametri di oggi. Pur approvandola, disse che “non si può lasciare gli anticoncezionali in mano a tutti. Vi sono alcune donne che, appena uscite dalla pubertà, non sono nelle condizioni fisiche per poterli utilizzare. Si tratta pertanto di proteggere la donna da eventuali patologie derivate dagli anticoncezionali“. Galván all’epoca contribuì alla trasformazione radicale della Spagna. Attualmente i suoi compagni di partito lo farebbero arrestare.

Parole e pensieri folli di gente che pare non avere più idea su cosa inventarsi pur di aggredire verbalmente e diffamare quelle persona a cui Toni Brandi vuole togliere il diritto alla vita e alla dignità. Il tutto solo perché lui si reputa migliore in virtù di come gli piacciano tanto le donnine nude.
Ma dinnanzi ad un'aggressione e una reale minaccia per la vita stessa di un'intero gruppo sociale, la Repubblica ha il dovere (non la possibilità, ma il dovere!) di intervenire e di proteggere i propri cittadini da quella minaccia. E Brandi ci eviti i suoi piagnistei dicendo che la sua persecuzione sia tutelata dalla libertà di opinione, dato che c'è una bella differenza fra un'opinione e una persecuzione attutata tramite continue diffamazioni. Altrimenti anche tutto il resto del mondo dovrebbe poter dare libero sfogo alla bassa opinione che hanno di lui (ma lui i suoi diritti se li tiene stretti, mica li lascia mettere in discussione).
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