ProVita offende le atlete transessuali: «Sono donne con il pisello che vogliono apparire donne»


Due atlete britanniche transessuali potrebbero fare storia partecipando alle gare femminili degli imminenti Giochi Olimpici di Rio. Lo rivela il Daily Mail, indicando come le nuove regole olimpiche permettono la partecipazione ai giochi senza la necessità di subire un intervento chirurgico di riassegnazione, anche se i livelli di testosterone devono rientrare in determinati parametri per almeno un anno.
Il giornale britannico sottolinea però anche che le due atlete potrebbero non accettare la convocazione dinnanzi alla paura di essere ridicolizzate e insultate dai gruppi integralisti.

Il rischio appare molto elevato così come testimonia l'aggressione alla loro dignità che l'associazione ProVita si è già occupata di mettere in atto attraverso un articolo dal titolo "Transgender alle Olimpiadi: dall’UK in gara 2 donne col pisello?".
Nonostante l'ipotesi che le due transessuali non abbiano subito un'operazione di riassegnazione non venga indicato dalle fonti citate dal gruppo integralista, l'impressione è che si voglia cercare di deriderle con troni violenti sulla base del disprezzo che quel gruppo ha sempre ostentato contro le persone transessuali. Non stupisce, così, come la ricerca dei termini paia orientata a risultare il più offensiva possibile:

Il Daily Mail annuncia che due uomini britannici transgender che si sono operati per apparire donne (non si sa chi sono e in che sport gareggiano) sono vicini alle qualificazioni per partecipare alle prossime Olimpiadi di Rio De Janeiro. Delia Johnston, consulente per le questioni transgender, ha detto che i due hanno già rappresentato la Gran Bretagna a un campionato europeo secondo il loro nuovo sesso.
Come i nostri lettori sanno, le nuove linee guida per le Olimpiadi consentono agli uomini transgender di gareggiare con le donne, anche se non sono stati sottoposti a castrazione. Richiedere, infatti, le modifiche anatomiche chirurgiche come pre-condizione per la partecipazione alle gare sarebbe in contrasto con il rispetto dei “diritti umani”, secondo il Comitato Olimpico Internazionale.
Katy Faust, cresciuta (male) con due lesbiche e attivista pro-family, ha commentato su Facebook: “Come può essere una ‘vittoria dei diritti umani’ per le donne che dovranno competere con dei maschi?”

Esatto, si sostiene che quelle due donne siano «uomini che sembrano domnne» e ci si lamenta non siano stete «castrate» (termine che solitamente si usa per i cani e non per le persone). Si passa poi a tirare in ballo delle madri lesbiche per affidare le decisioni sui diritti umani ad una delle più agguerrite integraliste anti-gay degli Stati Uniti d'Amarica.
La signora Faust va infatti in giro a dire che le sue due madri le stavano sulle scatole e che i gay non devono assolutamente potersi sposare se lei non si è trovata bene con i suoi genitori. Il tutto attraverso generalizzazioni che dovrebbero portare a vietare agli etero di poter avere figli se esistesse anche una sola persona che non si sia trovata bene con i genitori biologici (e ce ne sono!).

L'associazione ProVita passa poi a sostenere che il Comitato Olimpico non capisca nulla e che delle transessuali sarebbero avvantaggiate:

Operazione o no, sanno tutti che gli uomini sono, in media, il 30 per cento più forti delle donne, hanno una maggiore densità ossea, hanno il baricentro più alto, una massa muscolare più potente in velocità… e non avranno certamente problemi col ciclo mestruale. Basta confrontare le tabelle dei record mondiali di atletica leggera o di nuoto per toccare con mano il divario scritto da madre natura nel DNA maschile e femminile.

In realtà ProVita pare basarsi su meri pregiudizi dato che biologicamente le donne sono più forti degli uomini e che la differenza si basa su una massa grassa che nel caso di transessuali viene alterata da quei valori di testosterone che vengono posti come base per la qualificazione. Questo spiega anche perché a lamentarsene siano i sedicenti gruppi "cristiani" e non gli altri atleti in gara.

L'articolo sfiora poi il ridicolo nel sostenere che la transessualità sarebbe da ritenersi un forma di doping, peraltro provvedendo a santificare una donna che è stata accusata di aver fatto uso di sostanze proibite al solo fine di attaccare le due atleti inglesi:

Florence Griffith-Joyner, che nell’88 ha corso i 100 metri in 10.49 secondi è stata massacrata mediaticamente anche da morta per un sospetto doping che non è mai stato provato. Chissà se il suo record quest’anno sarà battuto, finalmente, da un atleta: senza doping, per carità, ma col pisello.

A sottolineare il carattere ideologico ed offensivo di simili rivendicazioni è come gli stessi gruppi avessero idee ben diverse quando si trattò di insultare e massacrare Caitlyn Jenner. In quel caso si chiese le fossero ritirate le medaglie guadagnate alle olimpiadi come Bruce Jenner perché «la signora Jenner afferma che lei ha sempre creduto di essere femminile e, quindi, ha violato le regole di commissione per quanto riguarda la partecipazione delle donne che competono negli sport maschili e viceversa». L'evidenza è dunque che non importi se si tratti su uomini o donne, semplicemente l'insulto gratuito viene proposto d'ufficio quando questi gruppi integralisti possono offendere deliberatamente una persona transessuale.
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