ProVita si paragona a Lercio: «Ci appelliamo diritto di satira per le nostre affremazioni»


Partiamo dai fatti. In una dei loro innumerevoli articolo di insulto alla comunità lgbt, l'associazione ProVita ha pubblicato un articolo in sui i gay venivano paragonati a nazisti e in cui li si raffigurava associati ad una svastica. Qualcuno si è sentito offeso da quell'immagine, l'ha segnalata a Facebook e il social network l'ha rimossa (peraltro senza neppure riservare penalità a chi l'aveva pubblicata).
Se una persona di buonsenso si limiterebbe a domandarsi perché mai Facebook abbia lasciato pubblicati gli altri post di insulto, l'associazione ProVita è ricorsa al suo solito vittimismo di chi si dice discriminato perché non può discriminare.

In un articolo intitolato "Gaystapo via Facebook censura ProVita", l'associazione di Toni Brandi si lancia nel sostenere che la segnalazione sia stata effettuata da un gruppo organizzato che non deve assolutamente poter segnalare ciò che reputa offensivo per la dignità umana.
Dicono così che «su Facebook la Gaystapo vigila occhiutissimamente» e che l'associazione di una svastica alle persone lgbt «ha provocato la segnalazione della nostra pagina». Sostenendo che quell'insulto fosse libertà di opinione, si domandano se «c’è ancora la libertà di manifestazione del pensiero che dovrebbe essere universalmente riconosciuta?». A giudicare da come il suo movimento abbia chiesto alla Procura di Casera di impedire lo svolgimento del Pride, forse la domanda dovrebbero rivolgerla a sé stessi.

Ma è nel proseguo che l'associazione di Brandi tocca il ridicolo, asserendo:

Vogliamo anche sperare che l’uso del termine “Gaystapo” rientri nel diritto di satira che – pure – dovrebbe essere garantito in ogni paese civile: non si prende di mira una persona o un gruppo di persone, ma una mentalità. Sappiamo bene che la “Gaystapo” è “il braccio armato” non degli omosessuali, ma degli ideologi omosessualisti (dei quali forse la maggior parte è etero) che veicolano il libertarismo radicale che punta a riformare il pensiero a decostruire l’uomo e la società. Libertarismo strabico, però, stile Polpot: che vale solo per garantire la massima visibilità ai Gay Pride o agli spettacoli porno-blasfemi.

In poche righe diconoc he i loro insulti gratuiti sarebbero "satira", aggiungendo poi alcuni deliri su fantomatici ideologi di un orientamento sessuale (chissà se esisteranno anche gli ideologi dei biondi o quelli di chi ha gli occhi azzurri) sino a riservare nuovi insulti ai gay che vengono accusati di essere porno-blasfemi (quindi, sulla base di una loro opinabile opinione, indicati come persone da escludere da quella libertà di espressione che pretendono per i loro insulti).

Ormai sulla china di un discorso paradossale, scrivono anche:

Perciò la parola “Gaystapo” è ironicamente abbastanza azzeccata, coglie nel segno. E infatti suscita spesso reazioni isteriche e anche violente. Diceva un antico proverbio dialettale siculo: “scafuliasti ‘u culo ‘a cicala”...
In questo caso, “speriamo”, che Facebook abbia censurato “solo” l’immagine: una bandiera arcobaleno con la svastica, sintesi visiva appunto della dittatura del pensiero unico LGBTQIA(…).

Ricapitolando, dicono che loro stanno scherzando e che li diverte un mondo usare termini che offendano le vittime della loro persecuzione. In una parola, il loro sarebbe mero bullismo.
Implicitamente ammettono anche che scrivono cose false solo per far arrabbiare gli altri, accostando affermazioni in cui rilanciano quelle offese che ammettono siano dette solo per mettere a dura prova la pazienza di un'intera porzione della popolazione. E, a giudicare dal delirio che hanno scritto., verrebbe da chiedersi se non siano loro ad avere una reazione isterica e violenta dinnanzi ad una giusta censura di quella che loro stessi ammettono fosse un termine usato con l'intendo di offendere.

Tornano a sostenere che il loro sito è pura satira al pari di Lercio o di altre realtà che pubblicano solo notizie satiriche, aggiungono:

Anche fosse “solo questo”, però, sarà bene che ci riflettiamo su un momento: gli standards di FB dicono che –giustamente– vengono censurati i post che veicolano l’odio. Ma “sono consentiti messaggi umoristici, satirici o commenti relativi a questi argomenti”. Tant’è vero che con questa scusa la blasfemia su FB impazza…

Ma in quel bipolarismo che segna l'intero articolo, si afferttano a negare quanto hanno detto e tornano a dire che loro hanno il pieno diritti di dire che la tutela dei gay da pestaggi e violenze sia un atteggiamento intollerabile (forse perché se la legge controi crimini d'odio fosse fatta rispettare, loro rischierebbero di dover rispondere di quelle faslità che sono soliti sostenere pur di

E allora dov’è l’odio in un messaggio che denuncia un atteggiamento illiberale?
Temo che il problema stia proprio qua. Si cerca di far passare per incitamento all’odio ogni ragionamento per cui si critica la pratica dell’omosessualità come comportamento disordinato (moralmente) e pericoloso per le persone e per la società. Si vuol far passare per incitamento all’odio ogni denuncia della dittatura del relativismo e del pensiero unico. Dobbiamo inchinarci come pecore e subire la censura su internet, come il popolo cinese?

Considerato che l'associazione ProVita ha denunciato e mandato messaggi intimidatori a chiunque osasse avere un'opinione diversa dalla sua, la domanda dovrebbero farla loro stessi? E dovrebbero anche spiegarci perché accusano di "blasfemia" qualunque critica alla religione mentre pretendono di voler dire che i gay sono "pericolosi" perché Toni Brandi non li vuole.
Affermare che una persona è pericolosa è diffamazione ed istigazione all'odio. Brandi potrà anche negare l'evidenza, peccato che chiunque abbia un minimo di buonsenso non faticherà a comprendere che è lui ad essere moralmente disordinato ed è la sua setta omofoba a rappresentare un pericolo per la società.

Ora basta! È tempo che questo personaggio risponda in un tribunale della sua legittimazione dell'odio e della discriminazione. Perché mai migliaia di ragazzi devono essere esposti a reali pericoli per la loro incomunicabilità nel nome dell'ideologia di un uomo che sa solo disprezzare il prossimo attraverso atteggiamenti blasfemi volti ad attribuire a Dio il suo disprezzo verso la varietà del creato? Vada a raccontare ai giudici che i suoi insulti violenti erano solo «satira» e che lui scherzava mentre diceva ai suoi seguaci che i gay sono un pericolo per la società...
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