ProVita torna a dire che i gay sono malati (e che contro l'HIV bisogna ricorrere all'astinenza sessuale)


L'associazione ProVita è solita suggerire ai suoi lettori l'idea che i gay siano persone malate che rischiano di infettarli. Il tutto attraverso generalizzazioni criminali che vengono buttate lì solo per assicurarsi che i loro lettori possano provare odio verso quelle persone che sono oggetti della costante diffamazione da parte di un gruppo integralista che vorrebbe togliere loro il diritto stesso alla vita.
Come d'altronde hanno già fatto anche tutti gli altri sedicenti siti "cattolici" che confondono la religione con uno strumento di oppressione, anche l'associazione di Toni Brandi ha sfruttato alcuni dati del servizio sanitario nazionale inglese per sostenere che i gay sono più malati degli etero. Ovviamente siamo dinnanzi alla solita strumentalizzazione dei dati, volti a sfruttare un dato sanitario a scopo discriminatorio, ma ad interessarci non sarà tanto l'uso criminale di quelle informazioni quanto l'osservazione di come alcuni dati vengano variati ed ingigantiti nel passaggio fra le varie testate integraliste che minacciano in benessere e la serenità di migliaia id famiglie (a loro non gradite).

La fonte della notizia citata da ProVita è un articolo di Corrispondenza Romana di cui ci siamo già occupati, anche se il gruppo di Brandi non manca di inventarsi qualche dettaglio che l'altro sito integralista non ha mai scritto. L'articolo parte direttamente con l'ignorare il fatto che esitano contagi anche fra gli eterosessuali (in numero molto maggiore di quello che riguarda i gay) ma preferisce sostenere che siano solo i gay a rischiare malattie veneree. Il tutto con tanto di immagini che mostrano malattie gravi che paiono messe l' solo per creare repulsione nei loro lettori, giusto non odiassero già a sufficienza gay e lesbiche. Scrivono:

Il numero dei casi di malattie sessualmente trasmissibili (MST) tra gli uomini che fanno sesso con gli uomini è aumentato del 10 per cento tra il 2014 e il 2015, secondo i dati del Servizio Sanitario nazionale britannico. Nel 2015, si sono registrate molte più diagnosi di gonorrea (11 per cento) e sifilide (20 per cento), in massima parte tra chi si dichiara omosessuale o bisessuale. Tra costoro le diagnosi di gonorrea sono aumentate del 21 per cento e quelle di sifilide del 19 per cento. Si è registrato anche un significativo aumento della clamidia (8%) e dell’herpes genitale. Questo relativamente alle diagnosi. Quanto ai dati registrati nei luoghi di cura deputati alla salute sessuale, nel 2015, l’84 per cento dei malati di sifilide, il 70 per cento dei malati di gonorrea, il 21 per cento dei malati di clamidia, il 12 per cento dei malati di herpes genitale, e il 9 per cento dei condilomi genitali curati sono stati coloro che praticano sesso omosessuale.

Insomma, si cerca di sostenere che i gay sono malati e che il rischio non sia certo il sesso non protetto quanto quello che Brandi definisce "sesso omosessuale".
Ma l'articolo si affretta anche a sostenere che i gay vogliono essere malati e andrebbero a cercare volutamente alla ricerca di un'infezione da HIV. Un dato di cui non esiste traccia né nell'articolo citano come fonte, né tantomeno nell'articolo pubblicato dalla sanità inglese. Scrive il gruppo di Brandi:

Il rapporto della sanità inglese inoltre rileva con preoccupazione che questa rapida diffusione di malattie sessualmente trasmissibili avviene in un ambiente in cui è molto alta la concentrazione delle persone sieropositive all’HIV. In particolare, gli studiosi rilevano come siano particolarmente diffuse le pratiche sessuali senza preservativo, come il “serosorting HIV”, cioè l’andare in cerca di partner che sono (o si dichiarano) sieropositivi per poter avere rapporti non protetti.

In realtà il report parla di "serosorting" in modalità molto diverse da quella riferita dal gruppo integralista, al punto da poter quasi temere che il dato sia stato alterato giusto per far credere che i gay vogliano essere malati e che gli integralisti facciano bene a volerli reprimere. Il documento inglese affermava tutt'altro nel dire che:

Rapporti sessuali non protetti con partner che si ritiene abbiano lo stesso stato sierologico (serosorting) non sono sicuri. Per la persona siero positiva vi è un elevato rischio di contrarre STI ed epatite. Per la persona sieronegativa vi è un elevato rischio di contrarre l'infezione da HIV.

L'articolo del sito integralista prosegue poi ad elencare malattie a caso, sostenendo che:

Altre malattie molti diffuse tra chi pratica sesso promiscuo sono l’epatite B e C, e le infezioni enteriche sessualmente trasmissibili come la Shigella (un’infezione che si contrae da contatti oro–fecali) che comportano ulteriori conseguenze patologiche come la sindrome di Reiter una forma particolare di artrite.

Il tutto per proporre come tesi l'antitesi dello studio, il quel invitava espressamente a fare sesso protetto. Ma dato che Brandi non vuole che la gente usi precauzioni per proteggersi dalle malattie sessualmente trasmissibili, afferma:

Il Servizio sanitario nazionale del Regno Unito ricorda anche che i preservativi non sono al 100 per cento efficaci nel prevenire la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili attraverso il sesso anale.
Anche i Centers for Disease Control degli USA avvertono che l’uso del preservativo non può fornire una protezione assoluta contro le malattie sessualmente trasmissibili. Il modo più sicuro per evitare le MST è l’astenersi da attività sessuale promiscua.

Ecco che i gay diventano "promiscqui" (buffo detto da chi vuole impedire possano sposarsi per avere relazioni stabili) e si dice che bisogna astenersi dal sesso per evitare malattie. E se non si comprende da dove abbiano preso il dato che riguarderebbe quella che loro sostengono sia l'inefficacia dei preservativi, difficile è non costatare l'errata lettura proposta a fronte di una ricerca che si conclude indicando l'uso del preservativo come un qualcosa di necessario.

Ma al di la di tutto, a lasciare davvero senza parole è che "moralità" di quelle sedicenti organizzazioni "cristiane" che non si fanno problemi a prendono un rapporto creato per fare informazione al fine di rivoltarlo e utilizzarlo contro interi gruppi sociali attraverso una disinformazione che rischia di minacciare la salute stessa degli adolescenti.
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