Turchia. Erdogan tortura i militari che hanno osato opporsi al suo regime


Se l'è data a gambe non appena ha visto sentito l'odore del pericolo, ma ora Erdogan è ricorso alla solita repressione con cui il suo regime tratta i dissidenti. Le fotografie che circolano in rete mostrano una repressione contro i soldati che hanno preso parte al tentativo di golpe, con militari ammassati seminudi in dei tuguri e soldati linciati per le strade.
Binali Yldirim dichiara che finora sono stati arrestati 6.030 membri dell'esercito. Sono 7.850 agenti di polizia sospettati di aver appoggiato il colpo di stato, tra cui anche 30 prefetti e 614 gendarmi. Oltre 1.500 dipendenti sono stati cacciati dal ministero delle Finanze.
Binali ipotizza anche che i militari dissidenti potrebbero essere uccisi: «Il desiderio della pena di morte espresso dai nostri cittadini per noi è un ordine, ma prendere una decisione affrettata sarebbe sbagliata». Al solito, la dittatura si spaccia per democrazia in quel clima in cui si sostiene che lo stato sia lavorando per il popolo (anche se per tale viene intesi solo chi aderisce incondizionatamente al potere in carica).

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