A Trieste è segregazione istituzionalizzata contro le unioni gay


Dinnanzi a chi ricorda che un sindaco dovrebbe pensare a tutti i cittadini e non solo a quelli che lo hanno eletto, il vice-sindaco di Trieste non ha dubbi nel sostenere che «rappresentiamo tutti, ma siamo stati scelti da una maggioranza per le nostre idee, idee che non abbiamo mai nascosto, né a titolo personale né come posizioni di partito. Io sono contrario alle unioni civili, l'ho detto e ripetuto in campagna elettorale, e quella contrarietà rimane».
La teoria di Pierpaolo Roberti è dunque che il ritenere che alcune persone valgano più di altre sulla base di un presunto diritto di nascita sia un'idea ammissibile e che se un sindaco possa agire contro le disposizioni di legge qualora ostenti il suo disprezzo verso interi gruppi sociali. Ed è sulla base di tali premesse che ha deciso di fare quanto sostiene sia in suo potere per discriminare i gay e farli sentire cittadini di sere-b, immeritevoli di pari dignità ma utili solo quando si tratta di esigere da loro pagamento di tasse che andranno sovvenzionare i loro carnefici. Praticamente si è tornati a quando i nazisti pretendevano dagli ebrei il pagamento del biglietto del treno che li avrebbe condotti ai campi di sterminio.
Il vicesindaco ha poi aggiunto: «La legge impone che i comuni certifichino le unioni civili? Si, e lo faremo, perché è legge. La legge impone la mia presenza? No e non presenzierò La legge impone l'utilizzo della sala matrimoni per le unioni civili? No e per me va data solo per i matrimoni. Tutto il resto è aria fritta, perché rappresentare tutti non significa tradire le proprie idee e la maggioranza che ti ha scelto».
In pratica, i gau doveranno starsene in uno scantinato perché il signor sindaco è convinto che una ventenne che si sposa un novantenne per ereditare i suoi soldi valga più di due uomini che convivono da una vita per amore.

A spiegarci come la promozione dell'omofobia e l'incitamento alla discriminazione sia il cavallo di battaglia di una Lega Nord sono le vergognose dichiarazioni a sostegno della segregazione dei gay rilasciate dal capogruppo della Lega Nord alla Camera e segretario della Lega Nord Fvg, Massimiliano Fedriga. L'uomo afferma: «L'unione civile non è il matrimonio: giusto quindi distinguere bene le due cose. Una diversificazione che e' stata peraltro evidenziata anche dalla presidente della Camera Boldrini che, in sede di trattazione della norma, ha esplicitamente tenuto su due piani separati le famiglie unite da matrimonio, riconosciute dalla Costituzione, e le unioni civili. Il Comune di Trieste fa dunque il suo dovere, senza alcun tipo di livore ne' approccio ideologico, interpretando in maniera corretta la legge. Peccato che altrettanto non si possa dire di realtà come Milano, dove si è deciso di intervenire in senso opposto».

Il messaggio è chiaro: la Lega Nord sostiene che lo stato debba interessarsi di cosa ci sia nelle mutande dei cittadini per sostenere che una coppia eterosessuale sposata meriti più diritti e senza figli, più dignità e più diritti e più diritti di cuna coppia equivalente in cui l'unica differenza è il sesso dei coniugi. Il tutto rievocando quegli stessi distinguo che furono alla base dei peggiori crimini dell'ultimo secolo, dalla segregazione razziale al nazismo.
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