Giorgio Ponte torna a mortificarsi per ProVita: «Non si nasce gay e l'omosessualità è un deficit mentale»


Non si nasce gay e l'omosessualità è un deficit mentale. A sostenerlo dalle pagine di ProVita è il solito Giorgio Ponte, il professorino di religione che l'integralismo cattolico sta ostentando come un trofeo dello stato di alienazione in cui la loro propaganda può ridurre un uomo.
Nato in una famiglia ultra-cattolica, Ponte non ha mai accettato la sua omosessualità e si è persino ricolto a Luca di Tolve per chiedere di essere curato da un qualcosa che lui non accettava perché alcuni preti gli avevano detto che era sbagliato. Naturalmente la "terapia" non funzionò, ma Ponte ne divenne un forte sostenitore in virtù di come le teorie di Nicolosi gli permettessero di non accettarsi per ciò che era, permettendogli di dare tutta la colpa a sua madre. Ed era quello che a lui serviva: una scusa che gli permettesse di non accettarsi attraverso teorie strampalate che gli erano state inculcate da quelle stesse persone che furono la causa del suo malessere.

Ovviamente nella versione propagandistica di ProVita, Ponte viene spacciato per un «brillante scrittore milanese» che a loro dire sarebbe «salito alla cronaca per la coraggiosa scelta di scendere in campo su un terreno minato come quello legato alle politiche sociali per i diritti delle persone omosessuali». Naturalmente per «diritti degli omosessuali» l'integralismo intende il "diritto" all'autolesionismo e al disprezzo di sé stessi al fine ci compiacere personaggi come Brandi che si reputano migliori per diritto di nascita. Dicono pure che il professorino di religione abbia avuto visibilità «sulle testate giornalistiche di tutto il mondo» e che il suo atteggiamento di disprezzo verso il prossimo abbia trovato «il consenso di numeri crescenti e sempre maggiori di persone con tendenze omosessuali». Insomma, nulla di nuovo in quel clima in cui l'integralismo piace tantissimo mettere le sue parole nella bocca delle loro vittime per poi sfruttarle a proprio vantaggio.

In una lunga e noiosa intervista, Ponte dice:

Io non dico mai di essere omosessuale o gay perché l’omosessualità non è un’identità, in quanto mutevole e non innata. Fondamentalmente quella che oggi viene identificata, etichettata, come identità omosessuale, è un’attrazione per persone dello stesso sesso che ha delle ragioni psicologiche. Quello che ho potuto vedere nella mia esperienza e in quella di centinaia di altre persone è che al cuore del desiderio omosessuale c’è, il più delle volte, un deficit di identificazione e relazione con il proprio sesso di appartenenza. Le ragioni che hanno portato a questo deficit possono essere molto diverse per ogni persona, e mai banalizzabili con uno schema di causa-effetto, alla stregua di un problema matematico dove A+B darà sempre C. Tuttavia, quale che sia il sistema di fattori che ha generato questo desiderio, di base nella relazione omosessuale si cerca di ristabilire un rapporto mancante con quel mondo maschile (nel caso di un uomo) nel quale non ci siamo riconosciuti per come avremmo voluto. In altre parole, inconsciamente ricerchiamo negli altri uomini, ciò che non riconosciamo in noi stessi. Questo desiderio di identificazione diventa così forte che diventa sessuale.

Tralasciando il resto del delirio, osserviamo come Ponte abbia imparato a memoria le teorie di Nicolosi e si diverta a spacciarle come verità rivelate. Il problema, però, è come l'uomo lo faccia a danno del prossimo attraverso lo sfruttamento della sua omosessualità quale mezzo per riuscire ad imporre la sue strampalate teorie al prossimo. Perché se a ponte Piace ritenersi un malato di mente, può farlo ma ciò non lo legittima a insultare il prossimo solo perché lui si fa schifo. Lo stesso vale per il matrimonio: lui ha pieno diritto di non unirsi e di nona vere rapporti sessuali, ma questo non giustifica la sua militanza in gruppi che vogliono vietare la libertà altrui per legge.
Interessante è osservare anche la modalità con cui Ponte cerca di non dire di essere gay, forse nella sua incapacità di accettarsi. E se il suo discorso piace all'integralismo, per smontarlo bastano pochi secondi: nessuno dice che essere gay definisca una persona al pari di come non lo faccia l'essere biondi. Ma a meno che Ponte non dica che le persone bionde non esistono e che esistono solo uomini con tendenze bionde, vien da sé che il suo discorso non regga.

A quel punto l'intervistatore tira in ballo il rapporto Kinsey, ossia un documento scritto nel 1953. Ed è facendo finta che nulla sia accaduto negli ultimi sessant'anni, Ponte si improvvisa anche scienziato nello spiegare che i gay non esistono:

In realtà Kinsey teorizzò che la maggior parte delle persone nascesse di base bisessuale, avendo visto una diffusa oscillazione delle preferenze sessuali nei suoi campioni [...] Ad esempio, sull’omosessualità la teoria più diffusa, dagli anni ’70 in poi, afferma che omosessuali si nasca. Ma questa teoria non spiega l’esperienza mia e quella di moltissime altre persone in tutto il mondo che hanno sperimentato cambiamenti sensibili e talvolta totali dell’orientamento. Al contrario l’idea che l’omosessualità sia uno dei segni possibili di un problema sommerso di identità, spiega in modo molto più coerente sia l’esperienza di chi cambia, sia quella di chi non cambia. Ho conosciuto più di una coppia di gemelli con lo stesso patrimonio genetico, nelle quali uno era omosessuale e l’altro no. In Australia uno studio condotto su 25.000 casi di coppie di gemelli omozigoti ha rilevato la stessa cosa, dimostrando come non esista una responsabilità genetica dell’orientamento sessuale, e smentendo di fatto le teorie secondo le quali l’omosessualità sarebbe una condizione innata. Kinsey in realtà prese atto di un dato reale e cioè che l‘orientamento sessuale può subire delle variazioni, ma questo lo dice anche Nicolosi, lo dico io e la vita di tante persone.

A meno che Ponte non dica di essere "guarito" dall'omosessualità, non si capisce perché si spaccia per sedicente ex.gay nonostante abbia detto in innumerevoli interviste che a lui piacciono ancora gli uomini. Interessante sarebbe anche capire quali sarebbero queste centinaia di persone che sarebbero diventare eterosessuali (l'integralismo ci propina solo il suo nome e quello del suo guru Di Tolve) e non si capirebbe neppure perché il "cambiamento" dovrebbe avvenire solo da omosessuale ad eterosessuale e non viceversa. Ma forse basta notare come citi costantemente Nicolosi per comprendere come sia ossessionato dall'idea che una persona debba poter cambiare dato che i suoi aguzzini non gradiscono i gay.

In qual clima in cui l'integralismo si inventa teorie che attribuisce ad altri al fine di criticarli, sopprimiamo dall'intervista pubblicata su ProVita che «l’ultima tendenza è il genere fluido, l’idea che il nostro corpo sia una gabbia». Ed anche qui Ponte risponde ripetendo a memoria gli slogan dell'integralismo cattolico:

Oggi viene considerata “gabbia” qualsiasi cosa rappresenti un limite al nostro desiderio. La natura stessa, in questo senso, è la più grande delle gabbie, nell’espressione del nostro corpo sessuato, maschile o femminile. Se sono maschio, non posso essere femmina e questo qualcuno lo considera ingiusto. Per questo motivo il corpo è stato reso un accessorio a prescindere dal quale, e non più nel quale, possiamo autodeterminarci. Il fraintendimento di fondo sta nel considerare l’ordine, prima di tutto l’ordine naturale, come una forma di costrizione. Da qui nasce una visione negativa di ogni tipo di ordine, morale, civile e religioso. Alcuni genitori in buona fede, colpiti da questa propaganda ideologica, arrivano a pensare che il bambino confuso sulla propria identità sessuale o che non riconosca pienamente la sua identità sessuale e sessuata, non debba essere aiutato a riconoscerla, quanto lasciato libero di deciderla.

Bhe, in realtà è la scienza a dirlo, suggerendo che chiunque fosse così folle da fare ciò che Ponte propone rischia di aumentare di 13 volte la possibilità che i figli si suicidino. Ma da buon integralista, Ponte pare non farsi problemi nel rendersi causa della possibile di alcuni adolescenti da immolare alla sua incapacità ad accettarsi per ciò che è.

Secondo Ponte, poi, i transessuali sarebbero come persone stonate che cantano malissimo in un mondo di eterosessualità in cui Toni Brandi è una voce angelica in virtù della sua passione per le tette femminili. Dice:

Sul piano esperienziale è come chiedere a un tenore di imparare a riconoscere la sua tonalità di voce e a usarla pienamente senza mai avere sentito una canzone o avere qualcuno che gli mostri la differenza tra i diversi registri. Se poi, avendo ascoltato per caso il pezzo di un basso, egli decidesse di cantare (malissimo) in quel registro, secondo questo approccio bisognerebbe assecondarlo dicendogli che se quello è ciò che vuole, quello è ciò che è: lui è un basso anche se il suo corpo, la sua voce, dicono il contrario. Trasposto sul piano sessuale, questo è il cuore delle Teorie di Genere: il genere viene staccato dal sesso biologico e diventa un puro costrutto mentale e culturale. Sei ciò che pensi di essere. Da qui la conseguenza del genere fluido, una follia antropologica che sta privando generazioni intere della propria identità.

Fa quasi ridere come ponte parli di identità dopo essersi mostrato incapace di accettare la sua identità, ma pronto a giudicare il prossimo nella teoria per cui ogni buon cristiano deve occuparsi della pagliuzza nell'occhio del fratello senza preoccuparsi minimamente della trave che è nel suo occhio. Ed evidentemente per Ponte Gesù era un deficiente a sostenere il contrario contro l'opinione di Brandi, Adinolfi ed Amato.

L'intervista continua a proporre falsità, sostenendo che «Negli Stati Uniti molti vip rispondono a questa moda assecondando i loro figli con la somministrazione di ormoni atti a bloccare lo sviluppo fisico, in attesa che loro possano “scegliere” cosa essere». Ovviamente non è proprio così, dato che tali pratiche servono solo qualora i bambini dimostrino una disforia di genere (ed è bello che parlino al plurale quando appare ovvio che stiano parlando del figlio di Brad Pitt e Angelina Jolie). Ed è poi rilanciano le teorie di Brandi che Ponte ci spiega come il costo di 13 euro mensili per gli ormoni siano un business che spinge le case farmaceutiche a creare transessuali attraverso una propaganda che non permette più ai cattolici di poter dire che i gay sono dei peccatori, che le lesbiche sono sbagliate e che Toni Brandi è migliore di loro per diritto di nascita. Dice:

Sicuramente ci sono degli interessi economici forti. Basti pensare a tutto l’indotto sul cambio di sesso: ormoni, farmaci, protesi, operazioni… tutte cose che si pagano e fanno girare un sacco di soldi. Anche i giri di affari della maternità surrogata e dello stesso matrimonio gay. Nell’epoca storica in cui il matrimonio in assoluto conta meno a livello sociale, paradossalmente il matrimonio gay diventa un simbolo da difendere. Questo perché non interessa più a nessuno la funzione sociale del matrimonio, l’impegno della coppia alla fedeltà che garantisce la stabilità sociale e la difesa delle nuove generazioni. Esso è necessario che sopravviva formalmente solo per i suoi aspetti più superficiali redditizi: la cerimonia e il divorzio. Allargarlo alle coppie gay, da questo punto di vista, significa creare nuove nicchie di mercato [...] Per questo i “diritti gay” fanno comodo a tutti, anche a chi non ha tendenze omosessuali. Perché tutti oggi desiderano vivere una sessualità e una relazionalità che sia svincolata da regole. Molti pensano “se lo possono fare loro, lo possono fare tutti”. Se tutto è permesso infatti, anche sposarsi con una persona del proprio sesso, ogni desiderio è realizzabile.

E dfinnanzi alle solite false accuse, verrebbe voglia di chiedere a Ponte se è davvero convinto che qualcuno avrebbe comprato il suo pessimo libro se non si fosse fatto pubblicità andando in giro negli ambienti integralisti a dire che lui si fa schifo perché gay? Davvero crede che l'università pontificia l'avrebbe invitato a presentare i suoi scritti se non fosse stata interessata al suo contributo per la diffusione dell'odio?

In conclusione Ponte dice che qualunque gay non provi disgusto verso sé stesso sia da perseguitare nel nome di Dio e della sua incapacità ad accettarsi. Ed è sostenendo che i gruppi lgbt che rivendicano i proprio diritti siano da ritenere aggressivi verso personaggi come Brandi che non vogliono concedergli nulla se non una dose di sprezzo e una persecuzione violenta, dice:

A livello umano chi guida questi gruppi è molto cosciente di ciò che fa e di come strumentalizzare i bisogni delle persone, le loro ferite, le loro paure. Il senso di persecuzione, di inferiorità e di disagio è infatti spesso correlato al desiderio omosessuale, a prescindere da quanto effettivamente un individuo sia stato o meno perseguitato. Tutto nasce da un non pieno riconoscimento della propria identità sessuale che non ci fa sentire all’altezza del mondo a cui dovremmo appartenere, maschile o femminile. Magari molti di noi sono stati effettivamente ridicolizzati o additati da piccoli per qualche debolezza, e questo ha alimentato un’immagine distorta di noi stessi che si è mantenuta anche quando da adulti non avevamo più qualcuno che ci ridicolizzava. Negli anni l’autostima lesa ci ha fatto interiorizzare l’idea di essere inferiori e che il mondo fosse contro di noi. I gruppi LGBT alimentano questo vittimismo e senso di inferiorità, invece di aiutare i loro associati a riconoscere la menzogna che si cela in esso. In questo modo si genera tutta l’aggressività e il bisogno di ostentazione che spesso vediamo. Poiché, come dicono al percorso delle Dieci Parole, “chi si sente vittima prima o poi diventa carnefice”.

Insulti e offese che ci mostrano la modalità in cui Brandi vorrebbe ridurre i gay, larve umani che passano il loro tempo a sostenere di sentirsi inferiori. Ma, come già detto, il problema di questa gente è che non si limitano a farsi del male da soli, esigono di far del male agli altri perché divorati dall'invidia di chi vive la propria vita al posto di immolarsi nel nome di un qualche prete che va in giro a dire che a Dio i gay non piacciano (anche se nella verità dei fatti, Dio non ha mai detto nulla di simile). Ed ovviamente i gruppi di propaganda dell'odio come ProVita non fanno che sfruttare questa gente per creare nuovo dolore e nuove persecuzioni al fine di poter raggiungere i loro fini politici.

Ma al di là di tutto c'è da domandarsi una cosa. In quale modo Brandi può sostenere che basti un gay che disprezza sé stesso per sostenere sia giusto perseguitare un'intero gruppo sociale? Sarebbe come sostenere che se c'è una donna a cui piace il sado-maso, allora il femminicidio sia cosa buona e giusta. E se Brandi davvero credesse a ciò che dice, perché non si attiva a sostegno di una campagna contro il matrimonio dinnanzi all'opinione espressa dal primo eterosessuale che dice di non credere al matrimonio? Contraddizioni che si spiegano solo nella teoria di una campagna mediatica finalizzata ad aggredire e danneggiare milioni di persone nel nome di un'ideologia fascista.
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