Le rivendicazioni dell'integralismo non aggiungono nulla alla loro vita, si limitano a togliere agli altri


È da anni che Gianfranco Amato interviene costantemente sulle frequenze di Radio Maria per propagandare la sua ideologia del sprezzo, volta a sostenere che qualunque differenza dalla sua perfezione sia da considerare un qualcosa di sbagliato da vietare per vie legali e tramite leggi liberticide. Interessante è anche notare come i suoi slogan siano sempre gli stessi, in quella tattica della dialettica che frutta la continua ripetizione di slogan al fine di farli percepire come una verità rivelata.
Dice che lo stati minaccia la famiglia perché non limita il riconoscimento ad alcune di esse, dice che lo stato minaccia l'identità della persona perché il sesso di nascita non viene imposto anche a chi non vi si riconosce, ripete che l'eutanasia sia una intromissione nel fine vita delle persone. Peccato che tutto ciò si basi sul presupporti che sia lui a decidere per tutti.
Se mai dovesse finalmente passare una legge sull'eutanasia e se a Gianfranco Amato dovesse venire un qualche male incurabile, lui può stare certo che nessuno gli vieterà di soffrire e di strillare dal dolore ogni singolo secondo della sia vita sino alla fine. Se dovesse essere gay e ritenesse che il suo Dio non lo accetta per ciò che è, nessuno gli vieterebbe di fingersi qualcos'altro e di potersi sposare con una donna anche se non la ama. Qualora dovesse sentirsi donna, nessuno gli vieta di reprimersi e di farsi del male perché lui si dice convinto che il suo fisico debba vincere sulla mente e che qualunque identità non conforme al sesso di nascita non sia accettabile.
Lui potrebbe fare tutto ciò che vuole. Ed è qui il problema. Amato non sta facendo nulla per chiedere che il suo diritto di scelta sia garantito, lui esige che la libertà altrui sia negata nel nome dei suoi schemi, delle sue idee e dei suoi numerosi pregiudizi contro l'opera di Dio. Siamo dinnanzi a chi dice che Dio è un incapace che ha creato la diversità in un mondo che lui vuole sia fatto in bianco e nero, un mondo binario in cui o si è come lui o si è sbagliati. La libertà di pensiero gli consente di pensarla come vuole, ma quando il suo pensiero vuole divenire una limitazione alla libertà altrui, una violenza contro i bambini a lui sgraditi o una richiesta di leggi che vietano la diversità, qualcuno è in grado di spiegarci quale sia la differenza fra i suoi proclami totalitaristi e quello che osserviamo siano i proclami di integralisti che tanto ci spaventano?

Perché quando un uomo va in radio a dire che è stato lui a impedire che i libretti dell'Unar potessero formare i docenti delle scuole statali in virtù di come lui non tolleri possa essere detto loro che il sostenere che «l'unica attività sessuale lecita sia quelle eterosessuale» sia omofobia, qui si è dinnanzi ad un uomo che dichiara pubblicamente che la sua missione di vita è impedire a chiunque abbi un orientamento sessuale diverso dal suo di poter vivere. E chi vuole impedire la vita altrui non sta esprimendo un'opinione, sta compiendo un atto violento a danno di un'intera porzione della collettività. Uno stato che tollera questa aggressione è uno stato che sta venendo meno ai suoi doveri costituzionali, con le gravissime conseguenze a cui stiamo assistendo attraverso il violento rigurgito di violenza omofobica che attanaglia le nostre città. Ormai una porzione significativa della popolazione deve aver paura ad uscire di casa, mentre qualcun altro fomenta quest'odio nella più totale impunità.
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