L'integralismo torna a censurare Gayburg su Facebook


L'integralismo non tollera intoppi al loro piano di colonizzazione ideologico della società, ideato decenni fa con lo scopo di sfruttare l'odio e i rigurgiti neonazisti a fini prettamente politici. Ed è forse questo il motivo per cui risultano così infastiditi dal fatto che ci si occupi di loro.
A Radio Padania il signor Toni Brandi diceva che lui si sente «perseguitato» da chi commenta o contraddice i suoi articoli anti-gay. Peccato che basti un minimo di buonsenso a capire che, per loro stessa definizione, quegli articoli seguono necessariamente un attacco e che quindi la vera persecuzione è quella che è lui ad aver messo in campo. Poi potrà dire che lui vuole poter diffamare gli altri senza che alle sue vittime sia permesso di contraddirlo, ma dato che va in giro a dirci così tanto "cristiano" allora forse dovrebbe sapere che era Gesù stesso a dire che l'unico modo per non essere giudicati è non giudicare.

Dopo le le false accuse che ci sono state rivolte da Brandi e Adnolfi, dopo il tentativo di far chiudere l'intero blog, dopo le tre denunce penali che ProVita sostiene di aver presentato contro Gayburg, dopo le innumerevoli minacce di morte che ci sono state rivolte, dopo le calunnie e le minacce (Milizia Christi ha addirittura invocato il carcere sulla base di false accuse), la matrice violenta che contraddistingue la battaglia per l'odio dell'integralismo cattolico si è concretizzata in una censura della nostra pagina Facebook. In fondo sarebbe stato assurdo pensare che tutto l'odio seminato da un'azione coordinata potesse non avere conseguenze, dato che l'odio non può generare che odio.
Ad aver provocato la segnalazione è un articolo in cui si denunciava l'ipocrisia di quei repubblicani che, durante i loro convegni, chiedono la criminalizzazione dell'omosessualità, ma poi provocano un incremento degli affari degli escort gay attraverso un boom di richieste che è coincisa con la loro presenza nella città di Cleveland. Ebbene, secondo le linee guida di Facebook è pornografia parlare di quella notizia.
Se vogliamo ardentemente sperare che si sia trattato di un errore di un qualche impiegato incapace di comprendere l'italiano, incomprensibile è come si possa essere fatta rientrare in quella categoria un articolo di denuncia che era accompagnato da una semplice immagine satirica realizzata dal prestigioso NY Post.

Dinnanzi alla segnalazione un articolo in cui avevano accostato una svastica ai gay, ProVita si lanciò in una forsennata filippica volta a sostenere che una terribile "gaystapo" gli stesse impedendo di poter dire che i gay sono anormali, immeritevoli di diritti e inferiori a loro. A leggere i deliri scritti nell'occasione sul loro sito, allora dovremmo anche noi gridare allo scandalo, magari dicendo anche noi che saremmo dinnanzi al «tentativo di creare una psicopolizia di ordine internazionale». o nel domandarci se «c’è ancora la libertà di manifestazione del pensiero che dovrebbe essere universalmente riconosciuta?». Ovviamente entrambi i virgolettatati sono loro.
E dato che Brandi sfotteva la comunità gay parlando di «reazioni isteriche e anche violente» , allora perché non dovremmo parlare di un attentato terroristico di stampo integralista dinnanzi ad un'azione che pare la diretta conseguenza del clima di odio che hanno creato contro di noi attraverso la diffusione di false accuse di finte minacce che spergiurano di aver ricevuto (anche se poi sono dimostrati incapaci di indicare il dell'articolo in cui quelle fantomatiche "minacce" sarebbero state contenute)?
In fondo Brandi ed Adinolfi continuano a ripetere ai loro seguaci che è in atto una guerra contro la pari dignità di tutti i cittadini, ed è per cercare di ottenere visibilità che si sono spinti persino a sostenere che a loro piacciono le ragazze solo perché alle elementari le loro maestre gli hanno detto che era peccato essere gay, in caso contrario oggi sicuramente avrebbero cambiato sesso e farebbero sesso gay da mattina a sera. E chi esagera in tutto non può che spingere la gente indottrinata dai loro proclami ad azioni forti e violente contro l'opinione di chiunque non si sottometta al loro pensiero unico e alla rievocazione di distinguo fascisti basati su presunti diritti di nascita.

Nel tipico clima della propaganda integralista che Brandi è solito portare avanti ai danni di gay e lesbiche, ProVita concludeva il suo piagnisteo in difesa del suo accostamento delle svastiche ai gay attraverso il sostenere che «Oltre al nostro caso, sono altre le Pagine Facebook che sono state censurate dalla Gaystapo… Dobbiamo inchinarci come pecore e subire la censura su internet, come il popolo cinese?».
Eppure l'evidenza è un altra. Sappiamo che i gruppi integralisti vicini a Forza Nuova gestiscono decine di pagine dichiarante create per fomentare odio conto i gay. Sappiamo che la stessa ProVita ha una sua rete su Facebook che è stata creata per sfruttare il nbome del Papa ai danni della collettività, così come sappiamo che i loro fan frequentano le nostre pagine per vantarsi di come le pagine d'odio che gestiscono siano state riaperte «alla facciaccia vostra».
L'aggressione è in atto e lo stato non ci sta tutelando mentre questa gente cerca di toglierci il diritto di esistere e il diritto di esprimerci. Nella più totale impunità, ci stanno togliendo l'aria nel nome di un'ideologia minoritaria a cui viene permesso di vivere perché utile ai progetti geopolitici delle grandi lobby internazionali legale alla destra estrema.

Update 9 agosto 2016: Facebook ha comunicato che la rimozione è stata effettuata in errore ed ha ripristinato il contenuto rimosso. Viene così confermato come non vi fosse nulla di imputabile all'articolo che qualcuno pare abbia comunque segnalato.

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