ProVita torna a sostenere che l'omosessualità non sia normale e debba essere "curata"


Un paese che tollera la propaganda violenta di ProVita è un Paese che non merita un futuro. Perché se sappiamo che il gruppo d'odio guidato da Toni Brandi non tollera che possa esistere alcuna diversità e cerca di alimentare violenza e persecuzione contro le persone lgbt, la loro azione diventa intollerabile quando li si ritrova pronti a spronare i genitori a fare del male ai loro figli (statisticamente parlando, l'invito è ad aumentare di 13 volte la possibilità che possano suicidarsi).
Allarmi sono sono lanciate da tutte le associazioni professionali, con tanto di divieti espressa dall'Ordine degli psicologici. Eppure lui insiste. Dice ai genitori bigotti che l'omosessualità dei loro figli è un'anormalità che fa schifo a Dio e che lui conosce dei gruppi che attraverso la colpevolizzazione possono ridurre io loro figli ad odiare sé stessi in modo da compiacere l'integralismo cattolico.
Signori, qui siamo dinnanzi ad una persona che sta usando Dio come scusa per convincere dei genitori ignoranti e omofobi a fare volontariamente e consapevolmente del male ai propri figli qualora questi dovessero avere un orientamento sessuale diverso da quello che lui esige sia l'unico tollerato nel regime che vorrebbe creare. Come si può tollerare tutto ciò? Perché dei ragazzi devono rischiare di vedersi rovinata la vita da genitori che preferiscono aderire alla propaganda d'odio di Brandi piuttosto che occuparsi del bene dei loro figli?

L'articolo pubblicato dall'associazione ProVita mostra la sua violenza già dal titolo: "Omosessuali: Courage International per la verità". E già c'è da aver paura di personaggi ideologizzati che sostengono di conoscere la verità assoluta manco si credessero Dio (o migliori di Dio, dato che la loro intera attività è finalizzata a distruggere la sa opera quasi lo si ritenesse in incapace).
Nel testo dell'articolo firmato da Daniele Sebastianelli si afferma: «di persone omosessuali si parla, e molto. Ma quasi sempre secondo un’impostazione che poco fa onore alla verità». E, guarda caso, la fantomatica «verità» sarebbe racchiusa nel loro odio e nel loro pregiudizi, perché da bravi eterosessuali sanno bene che i gay sono persone malate ed immeritevoli dinnanzi alla loro supremazia ariana. Poi aggiunge:

Di tendenze omosessuali si è infatti parlato durante una conferenza alla Pontificia Università San Tommaso D’Aquino (“Angelicum”) di Roma, il 2 ottobre 2015, dal titolo Living the Truth in Love (Vivere la Verità nell’Amore) organizzata da Courage International, l’associazione americana che aiuta le persone con tendenze omosessuali a riappropriarsi della libertà interiore attraverso l’esperienza di una vita casta seguendo gli insegnamenti della Chiesa cattolica. Di grande impatto la testimonianza, davanti a circa 200 partecipanti, di quattro relatori d’eccezione, ex omosessuali, che hanno raccontato il loro percorso “di liberazione” da uno stile di vita “disordinato”, definendolo come un’esperienza personale di disgregazione interiore, approdando a una vita casta e felice. Andrew, Paul, David e Rilene, i loro nomi, protagonisti di un filmato che racconta le loro storie, Desire of the Everlasting hills.

Insomma. Dicono che gli unici gay che gli stanno bene sono quei gay che hanno rinunciato a vivere perché loro gli hanno detto che erano sbagliati. Sarebbe come cercare la testimonianza di alcuni suicidi per sostenere che la morte sia bella, dato provare un uomo dai suoi affetti, dalla sua sessualità e dalla sua stessa vita non è molto diverso dall'ucciderlo.
Ed è anche interessante come questa gente non nasconda che dietro a questa violenza ci sia la Chiesa Cattolica, indicando come fra i presenti vi fossero numerosi prelati: c'era il cardinale Raymond Leo Burke (patrono del Sovrano Militare ordine di Malta), il cardinali Robert Sarah (prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la disciplina dei Sacramenti), George Pell (prefetto della Segreteria per l’economia, insieme a mons. Livio Melina, preside del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per gli studi su matrimonio e famiglia) e padre Paul Check (direttore di Courage). Guarda caso, a sostenere che i gay debbano rinunciare avivere sono solo quelle persone che temono che l'amore possa mettere in discussione i dogmi creati dall'uomo ed imposti da una Chiesa che è sempre stata incapace di ammettere i propri errori. Ed è per non ammettere le proprie colpe che pare si preferisca fare del male al prossimo, ritenendo che chiunque non rientri nei loro schemi mentali sia sbagliato (sia mai che possano anche solo prendere in considerazione l'ipotesi che in errore possano essere loro!).

Ed è buffo anche osservare come questa gente sia pronta a tutto pur di vendere il loro odio. Perché se di omosessualità si stava parlando, incomprensibile p come possano dire che Sarah avrebbe detto che il "gender" è una «ideologia, espressione radicale della non differenza» tra uomo e donna, un’ideologia che vuole convincerci che «l’anatomia non è in alcun modo determinante nell’identità umana. Questa dissociazione tra sesso e ruolo sociale si ripercuote nelle rivendicazioni di persone con tendenze omosessuali e lesbiche e in alcuni Paesi il carattere ‘normale’ di questi orientamenti è fatto oggetto di un riconoscimento esplicito nell’ordinamento giuridico, come anche l’omogenitorialità».

E qui casca l'asino, dato che quella gente che prende in giro i movimenti lgbt quando parlano di ruoli sociali attribuiti a uomini e donne sono poi le stesse persone che si lamentano se un uomo o una donna non si sottomettono a quelle consuetudini. Praticamente è la negazione di anni di propaganda di ProVita.

Immancabili è poi il sostenere che i gay sono malati. La teoria viene attribuita a un tale Timothy Lock, il quale avrebbe detto che «gli individui non nascono gay. Non ci sono dati scientifici significativi che lo dimostrano. Non esiste un ‘gene gay’ per il solo fatto che nessuno è riuscito a trovarlo». Anzi, «chi diceva di averlo trovato, ha dovuto ritrattare».
Naturalmente non esiste neppure la prova opposta, così come non pare che chi ha identificato anche l'area genetica che potrebbe essere responsabile dell'omosessualità abbia mai ritrattato tale teoria. Ma forse non è quello il messaggio che volevano far passare, dato che riguardo alle persone transessuali viene detto che «si tratta di un disturbo psichiatrico e dobbiamo cercare di curarlo per quello che è senza assecondare e soddisfare il desiderio del paziente come se ci fosse davvero un problema fisico». Anche perché «non si diventerà mai uomo o donna con un’operazione chirurgica. Si diventerà, semmai, un uomo o una donna contraffatti».
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