Secondo l'ideologia di Amato, non è il sindaco ad essere al servizio dei cittadini ma sono i cittadini ad essere ostaggio delle sue convinzioni


Ovunque ci sia omofobia c'è anche Gianfranco Amato, uno dei volti principali di quel movimento integralista che si batte per impedire che tutti i cittadini possano godere di pari dignità dinnanzi alla legge. Ed è così che se il sindaco leghista di Cassina annuncia che lei non trascriverà le unioni civili perché considera i gay inferiori a lei, ecco che Gianfranco Amato inizia a rilasciare interviste in suo soccorso per sostenere che la donna abbia pieno diritti di imporre alla cittadinanza quelle che sono le sue ideologie contrarie alla legge vigente, in quel meccanismo in cui la ripetizione di concetti privi di fondamento pare volto a convincere qualcuno che esista davvero al possibilità di "obiettare" ai diritti altrui e che non ci sia assolutamente nulla di male a discriminare i gay.

Ed è così che lo troviamo pronto a sostenere che un sindaco che volesse impedire l'unione tra due uomini non violerebbe la costituzione dato che «si tratta di garantire il nucleo essenziale di uno o più diritti inviolabili dell’uomo, quale, ad esempio, la libertà di manifestazione dei propri convincimenti morali o filosofici (art. 21 della Costituzione) o della propria fede religiosa (art. 19 della Costituzione)».
In realtà non serve essere avvocati per sapere che i principi costituzionali non possono mai violarsi a vicenda e che è il professarsi "cristiani" non può conferire maggiori diritti dinnanzi alla legge. Ancor più perché ci sarebbe anche da domandarsi se basti dirsi tali o se sia lecito farsi qualche domanda sull'eventualità che l'attività di discriminazione di Amato non abbia nulla di cristiano.
Il dato di fatto è che Amato ha potuto sposarsi con chiunque voleva senza che nessun amministratore pubblico potesse obiettare alla sua unione, eppure pretende che tale diritti sia negati alle persone a lui sgradite in barba al principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione. Ma non solo, l'uomo afferma anche che «un sindaco può legittimamente ritenere che anche la sottoscrizione di una simile delega possa integrare un atto contrario ai propri principi morali. Un Sindaco che non intendesse partecipare, neppure indirettamente, ad un provvedimento finalizzato alla celebrazione di un’unione ex Legge 76/2016, o che intendesse sollevare la questione della (grave) mancanza nella legge della previsione dell’obiezione di coscienza, potrebbe evitare di delegare un funzionario comunale e rifiutarsi poi di ricevere le dichiarazioni finalizzate alla costituzione dell’unione civile».
Ovviamente è lui a sostenete che tale atto sia «legittimo» dato che ogni altro mortale sa che la violazione di una legge è reato e che in Italia non esiste alcun diritto ad una qualche fantomatica obiezione di coscienza. E forse neppure potrebbe mai esserci, perché se dovessimo prendere per buono ciò che Amato sostiene contro i gay, allora qualunque sindaco dovrebbe potersi rifiutare di celebrare matrimoni civili se la sua credenza religiosa lo porta a sostenere che si dovrebbero celebrare in Chiesa, così come dovrebbe rifiutarsi di prendere atto di un divorzio qualora dica che la sua fede lo portano a ritenere insolubile il matrimonio. Praticamente chiunque potrebbe fare qualunque cosa.

Immancabile è poi il passaggio in cui Amato spiega la sua teoria per cui i diritti non sono tali se destinati ad una minoranza, rispondendo a chi gli faceva notare che ci sono tante persone che attendono di poter celebrare un'unione civile che: «Sì ma ci sono molte più persone –non solo amministratori, politici, giuristi e operatori del settore– che hanno chiesto al legislatore di inserire la clausola dell’obiezione di coscienza, come è stato fatto, ad esempio, per la Legge 194/1978 in tema di aborto. Purtroppo il legislatore è rimasto sordo rispetto a questa istanza, preferendo assumere un atteggiamento ideologico improntato alla mera logica del consenso mediatico».
In realtà quelle «molte più persone» è lui e la sua banda di amici legati al cosiddetto "Movimento per la vita" e non certo la maggioranza del Paese (altrimenti non si sarebbe spiegato perché il suo partito politico a Roma non sia andato oltre ad un misero 0.6% di preferenze). Interessante sarebbe anche capire come si possa paragonare il riconoscimento dell'amore fra due persone ad un aborto, ma purtroppo la violenza della sua dialettica è tristemente nota. Fatto sta che sulla base di questa sua teoria, dovrebbe bastare chiedere in giro se la gente preferirebbe non pagare le tasse per poi esigere che le tasse siano abolite.

Al di là dei singoli temi, quello che appare più grave è come l'integralismo voglia cercare di modificare la società che conosciamo, introducendo il concetto che i sindaci non siano più al servizio dei cittadini, ma che siano i cittadini a dover essere schiavi delle ideologie del primo cittadino. Ma non solo, si passa anche l'idea che i diritti non siano più tali, ma siano da ritenersi delle concessioni che ogni singolo cittadino deve chiedere al potente di turno. Nulla sarebbe più dovuto e chiunque potrebbe imporre ciò che vuole.
Passi che questa gente odia i gay, ma è davvero quello il mondo che vogliono lasciare ai loro figli?

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Nella foto: Gianfranco Amato insieme a Carlo Giovanardi durante una conferenza stampa organizzata nel 2013 da Cultura Cattolica per opporsi alla candidatura della Bonino al Quirinale.
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