Sollevato dal suo incarico il direttore che parlò delle atlete olimpico come del "trio delle cicciotte"


Finalmente un caso di discriminazione ha visto conseguenze concrete. Ha creato grande indignazione il vergognoso trio con cui Il Resto del Carlino ha commentato la sfumata medaglia di bronzo per il trio formato dalle atlete Mandia, Bioari e Sartori, ribattezzate come "il trio delle cicciotte" dal quotidiano.
Il presidente della Federazione Italiana Tiro con l'Arco ha ovviamente chiesto le doverose scuse, ed ora l'editore fa sapere di aver sollevato dal suo incarico il direttore del quotidiano, Beppe Tassi.

Una sorte dunque assai diversa da quella che è toccata a chi ha creato indignazione titolando a tutta pagina "Froci e pervertiti violentano 17enne". In quel caso giunse anche la solidarietà de Il Giornale e la bieca strumentalizzazione dell'integralismo cattolico, a fronte di un direttore che oggi è ancora lì a ricordarci che in Italia i gay possono essere insultati perché cittadini di serie-b sgraditi al Vaticano.
Non solo, il circolo Christus Rex (realtà a cui la Lega Nord e il Ncd hanno affidato al stesura di mozioni omofobe già imposte nelle regioni da loro controllate) arrivò a titolare: "Quattro sodomiti violentano minorenne a Salerno, ma per Arcigay è più grave che il giornale li abbia definiti due froci". Inutile a dirsi, è la solita distorsione di chi cerca di cambiare il senso alle parole per sostenere che chiunque si lamenti nell'essere accostato a dei delinquenti attraverso insulti rivolti ad un'intera comunità. Ovvero, sarebbe come se Christus Rex ci suggerisse che sarebbe lecito titolare a tutta pagina con una bestemmia qualora un sedicente cristiano commettesse un reato (poi sarebbe interessante se anche l' direbbero che chi si lamenta è perché non capisce la gravità del reato commesso).
Non dissimile è l'atteggiamento de La Stampa, silente e inerte dinnanzi alla continue offese e ai gravissimi accostamenti tra omosessualità e pedofilia che il loro vaticanista continua a pubblicare nella più totale impunità. E tutto questo non fa che dimostrare che esistono due pesi e due misure e che in Italia un gay non potrà mai essere lasciato libero di vivere la sua vita senza che qualcuno lo insulti quotidianamente nella più totale impunità. Ancor più quando spesso è la politica a insegnare ai cittadini che l'insulto gratuito è lecito e permesso in uno stato dove il diritto e la pari dignità sono morte con la prima repubblica.
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