Uganda, gli attivisti annullano il pride a seguito delle continue incursioni della polizia: «Abbiamo paura»


Da giorni si susseguono notizie di continua incursioni della polizia durante ogni manifestazione o evento organizzato dalla comunità lgbt. L'ultima è avvenuto durante una serata che sarebbe dovuta essere la principiale manifestazione prima del Oride, ma dopo l'arresto degli organizzatori l'intera macchina organizzativa si è fermata.
Solo l'intervento degli avvocati di alcune ong hanno potuto porre fine a quella violenza, dato che la polizia non ha potuto far altro che rilasciarli dato che sulla loro testa non pendeva alcun capo di accusa. Eppure la paura degli attivisti ha fatto sì che il pride non si celebrasse o, perlomeno, che venisse relegato ad essere una manifestazione che si è svolta all'interno di singole case private senza alcuna esposizione pubblica.

L'autorizzazione allo svolgimento dei Pride è stata autorizzata dopo una sentenza della Corte Costituzionale che ne ha condannato il divieto, eppure è evidente il clima di omofobia in uno stato che voleva persino introdurre al pena di morte per i gay. Una testimonianza giunge dal governo, dove il ministro per gli Affari etici si è schierato a sostegno degli aggressori, sostenendo che «la comunità gay recluta bambini per corromperli». Insomma, la solita ignoranza che troppo spesso viene mischiata con finti dogmi religiosi, in un clima totalitario per cui nessun giornale ugandese ha potuto dare notizia dell’irruzione illegale al Venom club dato che avrebbero potuto essere accusati del reato di “apologia dell’omosessualità”.
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