Australia. Verso l'affossamento del referendum non vincolante per il matrimonio egualitario


Pare allontanarsi l'ipotesi dell'inutile referendum non vincolante che era stato ipotizzato 14 mesi fa dal premier australiano Tony Abbott. Si sarebbe trattato di un esborso per lo stato di circa 200 milioni di dollari, spesi per far esprimere un parere che non avrebbe in alcun modo vincolato il governo. È questo uno dei motivi per cui la popolazione ha iniziato a dubitare sulla necessità di gettare via tutti quai soldi per un inutile quesito a fronte di una popolazione che è in maggioranza a favore della piena uguaglianza di matrimonio, ancor più considerato il rischio di dove assistere ai soliti teatrini che la Chiesa cattolica è solita organizzare per alimentare l'odio contro le minoranze nella speranza che la paura e il disprezzo impediscano quell'eguaglianza che i preti non vogliono.
Sono ormai mesi che il capo dell'opposizione, Bill Shorten, ha attaccato il referendum come fonte di divisione, inutile, costoso e potenzialmente pericoloso per gay e lesbiche. Il governo, infatti, ha una maggioranza chiara a favore dell'uguaglianza dei cittadini ed è solo Abbott a cercare qualunque scusa gli venga in mente per impedire che i gay possano sposarsi al pari degli eterosessuali.
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