Il ministero si inventa il Fertility Day, la giornata per l'ingravvidazione collettiva della femmina


«L'istituzione del Giorno della fertilità da parte del Ministero della Salute ci sembra veramente un'iniziativa aberrante che ci riporta alla mente tempi passati per cui non proviamo alcuna nostalgia». È questo il duro il commento della portavoce dell'Uaar, Adele Orioli.
«Gli aspetti inquietanti sono molteplici. Prima di tutto sembra richiamare tempi in cui fare figli era per le donne un obbligo istituzionale, un dovere da assolvere per amore della Patria o di Dio. In secondo luogo la definizione di fertilità come “bene comune” sembra proprio voler dire che sul corpo delle donne non sono le donne ad avere l'ultima parola: un concetto che ci suona molto familiare e che ci ricorda le posizioni della Chiesa cattolica. Ma è lo stesso Piano Nazionale della Fertilità, al cui interno è inserita la Giornata in questione, ad aver sposato una visione “religiosa” dell'atto sessuale: vi si legge infatti che “la sessualità non è un accessorio del nostro comportamento avulso ed enucleabile dalla funzione riproduttiva”. Affermazione che, in un documento del Ministero, ci lascia a dir poco senza parole».
«Date le polemiche la ministra Lorenzin si è giustificata dicendo che il senso dell'iniziativa non è stato compreso, ma sembra invece evidente che è vero proprio il contrario! Quella del Ministero appare come un'esaltazione quasi mistica della maternità e già per questo non la condividiamo: la maternità non deve essere una scelta obbligata per una donna. Inoltre –conclude Orioli– ci fa davvero specie che a questa esaltazione, come all'atteggiamento circa altri diritti riproduttivi (su tutti la condanna dell'aborto e il sostegno alla ormai smantellata legge 40), non corrisponda poi alcun tipo di aiuto –leggi welfare– a chi una famiglia in effetti decide di metterla su».
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