Il Sudafrica rifiuta l'accesso a Steven Anderson, il pastore cristiano che vuole uccidere i gay


Aveva annunciato che sarebbe andato in Sudafrica a cercare nuovi adepti, ma le autorità gli hanno negato l'accesso nel Paese. È quanto accaduto a Steven Anderson, un nome tristemente noto per i violenti attacchi che è solito riservare alla comunità lgbt durante i suoi sermoni in chiesa. Elogiò il killer che sterminò 49 persone in una discoteca gay di Orlando e propose di sterminare tutti i gay dicendo che ciò avrebbe debellato l'Aids e non mancò di aver da ridire persino sugli etero uccisi al Bataclan.
Ma Chiesa di Anderson non si limita ad insegnare ai suoi fedeli che gli omosessuali sono dei peccatori che devono essere puniti con la morte, ma si occupa anche di pregare pubblicamente per la morte di persone che lui sostiene non siano dimostrati dei buoni cristiani (come nel caso di Leichhardt Caitlyn Jenner o di Barack Obama). A finire nel suo mirino fu anche il prestigioso ex-vescovo sudafricano Desmond Tutu, da lui etichettato come «un pervertito» in virtù del suo sostegno ai diritti lgbt. Preoccupante è anche come Anderson sostenga la necessità di permettere la vendita indiscriminata di fucili di fucili senza effettuare alcuna verifica su chi li acquista.
Le organizzazioni lgbt sudafricane avevano raccolto più di 60.000 firme per chiedere di negare l'accesso al pastore cristiano in virtù dell'evidente rischio che potesse incitare alla violenza contro le persone lgbt. Presa coscienza di quelle posizioni, il Ministero dell'Interno sudafricano ha rifiutato l'ingresso nel Paese all'uomo a causa del suo atteggiamento verso le minoranze sessuali.

Su Facebook Anderson è ricorso al tipico vittimismo dei fanatici anti-gay: «Sono stato bannato dal Sud Africa e nel Regno Unito. Io non sono nemmeno il permesso di prendere un volo con scalo a Londra». Citando poi la Bibbia per sostenere che Dio ucciderà inglesi e sudafricani per avergli negato l'accesso, ha poi aggiunto: «Mi dispiace per le persone che vivono in sud Africa, ma grazie a Dio abbiamo ancora una porta aperta in Botswana. Pronti per le relazioni di moltitudini salvato in botswana, dove la libertà di religione esiste ancora». In Botswana, dove Anderson si trova attualmente, l'omosessualità viene punita con una pena detentiva sino a sette anni. Ed è lì che Anderson si sta occupando di propagandare l'idea che sia Dio a volere la morte dei gay.
3 commenti