Il vero nemico dell'integralismo cattolico è chi si pone domande su ciò che viene venduto nel nome di Dio


Da Filippo Savarese a Tempi, l'integralismo cattolico sta facendo quadrato attorno all'immagine più folkloristica di Madre Teresa di Calcutta. Mentre c'è chi si pone domande riguardo alle ombre della sua vita, loro dicono che tutto ciò che si mescola con la religione non deve poter essere oggetto di discussione.
L'impressione è che proprio non tollerino che qualcuno possa farsi delle domande sull'opera di una donna che citava Dio quale giustificazione a qualunque suo gesto, anche se poi rivelò poi di non crederci neppure. Ma se qualcuno dovesse iniziare a mettere in discussione l'uso politico del nome di Dio, come farebbero gli integralisti ad usare santi e crocefissi per i loro fini politici? Come potrebbero dire che la discriminazione, il razzismo e la xenofobia siano un volere divino se la gente si ponesse domande al posto di accettare ogni loro ideologia come se fosse un dogma di fede?
Il fatto che la gente si domandi se una santa sia davvero tale non è accettabile dinnanzi a chi esige che la gente obbedisca ciecamente a qualunque ordine venga impartito loro da chi ama riempirsi la bocca citando il nome di Dio in ogni circostanza. Sarebbe come mettere in dubbio che Adinolfi sia il più grande "cristiano" di tutti i tempi perché brandisce dei rosario quando se ne va in televisione o perché si è impossessato del massimo simbolo del cristianesimo quale nome per il suo giornale. Oppure la Lega non potrebbe più proclamarsi la massima espressione della cristianità mentre impone i crocefissi negli edifici pubblici quale forma di disprezzo verso chiunque abbia un'altra religione. Sarebbe la fine per quella gente che mira a ricreare una Russia in cui si costruiscono nuove chiese mentre si sta uccidendo la libertà personale in cambio di una qualche statua di un qualche santo.

Tornando all'articolo pubblicato da Tempi, ci imbattiamo in un testo intitolato "Perché il mondo odia Madre Teresa". L'uso di termini così forti non è una certo novità, ma appare come uno stratagemma volto a creare quel clima di contrapposizione a loro tanto caro. Chi osa farsi delle domande sulla vita di Madre Teresa è accusato di odiare la suora. Chi chiede diritti è accusato di odiare chi non è disposto a concederglieli. Chi osa avere opinioni diverse da loro odia Dio. Insomma, si crea sempre un nemico in un'ottica in cui il giornale pare pronto a sostituirsi a Dio e a proporsi al lettore come l'unico detentore della verità rivelata.

Ed è sulla base di queste premesse che Tempi si lamenta della gente che osa farsi delle domande anche se pare incapace di argomentare la sue posizioni. In riferimento a chi osserva che la donna abbia incassato milioni di dollari in donazioni senza aver mai fornito alcuna cura medica seria ai suoi malati, il giornale ciellino risponde:

Perché, dal New York Times al Washington Post, dalla Cnn al Daily Mail, fino a MicroMega, tutti ci tengono a ripetere le stesse identiche accuse, la stessa identica solfa? Per un motivo semplicissimo, che Madre Teresa una volta spiegò così: «Noi non siamo assistenti sociali, non siamo insegnanti, né infermiere, né dottori: noi siamo suore religiose. Noi serviamo Gesù nei poveri. La nostra vita non ha ragioni o motivazioni diverse da questa. E questo è proprio il punto che tante persone non capiscono».

E se Madre Teresa diceva che non era un medico, perché ha aperto un ospedale e non ha mai fornito personale che potesse compensare le sue mancanze? Sostenere che lei servisse Gesù e non la gente che si rivolgeva a lei non ha senso... sarebbe come ammettere che la donna ingannasse i malati!
Ma forse la cruda realtà è che quelli di tempi non hanno la più pallida idea di come difendere la suora, tant'è che nel proseguo del loro articolo fanno ciò che sono soliti fare quando non hanno argomentazioni: vcitano Dio e lo usano a proprio uso e consumo. Ed è così che scrivono:

Il paradosso per cui servire Dio è il modo migliore per beneficiare l’uomo o che per esaltare l’uomo bisogna mettere al centro Dio, è per questi giornali insopportabile. Aiutare «i più poveri fra i poveri», e occuparsi di quelle persone che nessuno vuole neanche guardare, è considerato un bellissimo gesto umanitario, ma se lo si fa per servire Dio diventa uno scandalo. Madre Teresa ha scandalizzato il mondo e il mondo non gliel’ha perdonato, ricoprendola di accuse assurde. La carità va lodata finché nasce da uno sforzo volontaristico che esalti l’uomo, va condannata invece quando nasce dalla fede che esalta Dio.

Praticamente non hanno detto nulla, pur citando per ben quattro volte in nome di Dio in quell'ottica in cui basta fare il suo nome per essere dei bravi cristiani e per avere ragione a priori. Ma ciò non ci spiega se sia tollerabile che la donna barattasse cibo e cure in cambio di "convertirsi" alla sua religione, così come appare legittimo farsi qualche domanda su dove siano finiti i soldi che la gente le donava nella convinzione che sarebbero serviti ad aiutare i malati.
E il citare Dio non spiega neppure perché mai la donna vietasse la somministrazione di terapie antidolorifiche in quella sua convinzione che il dolore fosse «un dono di Dio», anche se lei poi se lo risparmiò quando ebbe bisogno di cure mediche e si rivolse a dei ricchi ospedali statunitensi.

Sarà, ma forse la verità che è che Madre Teresa è l'emblema di come Dio possa essere usato a fini di marketing, esattamente così come l'integralismo mira a fare. E forse il dipinto più esplicativo di questa mentalità è un commentatore di Tempi che cita Dio mente si lancia nel sostenere che i poveri della suora fossero «sporchi e orripilanti senzatetto» in quella costante ideologia del disprezzo che muove ogni loro passo. Il loro dio non è Dio, è solo uno strumento per poter ostentare la loro convinzione di essere migliori degli altri.
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