Janae Marie Kroc è una transessuale, Mario Adinolfi la insulta dicendo: «Si è messo a fare il trans»


È nel solito stile mistificatore, violento e arrogante che contraddistingue la campagna d'odio di Mario Adinolfi che il leader degli ultracattolici si è lanciato del denigrare Janae Marie Kroc, la bodybuilder campione del mondo. Con una ferocia disumana e violenta, è attraverso il suo profilo Twitter che l'uomo si lancia in frasi inaccettabili rivolti ad una notizia di oltre un anno fa. Scrive:

Perché il recordman di sollevamento pesi e culturista campione del mondo ora si è messo a fare il trans? Perché...

Gli elementi ci cono tutti: Adinolfi parla esclusivamente al maschile quasi a voler essere certo di offendere l'identità di genere della donna, così come si lancia anche assentire che transessuali non lo si è ma lo si fa. Ignoranza pura e dettata da fini economici e politici di chi ha messo un prezzo di copertina al commercio dell'odio. Sostenere che una persona faccia il transessuale sarebbe come dire che altre persone facciano i mancini: è una contraddizione in termini, una negazione della realtà.
E pare anche inutile ricordare che il perché delle scelte di Janae non sono affare suo. Così come nessuno ha il diritto di chiedere a lui perché abbia scelto come seconda moglie quella donna o perché mai abbia deciso di votare la sua vita alla cultura del disprezzo.
Siamo dinnanzi ad un tale che vuole giudicare senza essere giudicato, pronto a sostenere che il suo agitare croci e rosari gli conferiscano il diritto di entrare nelle vite altrui per negare loro quel rispetto che è dovuto ad ogni essere (a prescindere dal fatto che piaccia o non piaccia ad Adinolfi). E Janae il suo rispetto se l'è meritato tutto attraverso una lunga serie di successi agonistici e grazie al coraggio di essere sé stessa anche dinnanzi ad una società pervasa di persone che traducono in violenza la loro paura per la diversità. Una paura che spesso è causata dall'incapacità nel saper affrontare il confronto, terrorizzati dal rischiare di dover ammettere la propria mediocrità o i propri insuccessi.
Il fatto che Adinolfi si senta legittimato a mancare intenzionalmente di rispetto ad alcune persone è davvero libertà di espressione o è solo un atto violento di chi spera di ottenere un guadagno personale dalla commercializzazione del pregiudizio?

Se poi si considera come l'Italia abbia il triste primato europeo delle aggressioni e degli omicidi ai danni di persone transessuali, ci sarebbe da domandare se Adinolfi si senta fiero nell'alimentare e incoraggiare quel clima di odio che è alla base di quelle morti. Davvero per lui la vita umana non ha alcun valore dinnanzi al suo perverso desiderio di imporre una sharia che neghi la dignità e la vita di chiunque non aderisca al suo pensiero unico di matrice integralista?
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