L'ignobile teatrino del sindaco di Rovigo contro le unioni civili


Come tutti i leghisti, anche al sindaco di Rivigo piace ricorrere a vere e proprie pagliacciate per ostentare l'odio che prova verso qui cittadini che vengono obbligati a pagare il suo lauto stipendio in cambio di offese ed azioni violente. Ma per Massimo Bergamini, evidentemente, quella pari dignità prevista dalla Costituzione è una sciocchezza che lui si sente legittimato a calpestare.
Fatto sta che non pare bastargli più il suo andare in giro a ripetere ossessivamente che lui non celebrerà mai le unioni civili fra persone dello stesso sesso perché il suo dirsi cristiano lo fa sentire legittimato a violare la legge, ora si è attaccato ad una battuta pronunciata da Sgarbi per sostenere che lui farà celebrare quelle unioni a Vittorio Sgarbi, il critico d'arte noto peraltro per la sua omofobia. Giusto in questi giorni Sgarbi ha creato polemiche per un suo vomitevole post pubblicato su Facebook, nel quale afferma che «un finocchio in Calabria è come un marinaio in montagna».
Ma è proprio per umiliare la coppia che ha chiesto di potersi uniti civilmente che Bergamnini ha voluto Sgarbi e ha gettato la notizia in pasto ai giornali in modo da garantirsi un po' di pubblicità. Un'azione perlato inutile dato che i due contraenti non avevano chiesto che fosse lui a celebrare ma avevano espressamente richiesto la capogruppo dell'opposizione. Il tutto si sarebbe dunque potuto risolvere con una cerimonia dignitosa che non avrebbe coinvolto il sindaco omofobo, ma quest'ultimo ha mandato tutto all'aria pur di tirare su un teatrino che potesse danneggiare quello che sarebbe dovuto essere il giorno più bello della vita dei sue ragazzi.
E se dinnanzi ad una coppia eterosessuale che vuole sposarsi Bergmanini non va dai giornali a dire che chiamerà Topo Gigio per ufficiare la cerimonia, appare evidente che tale atto sia stato compiuto solo per danneggiare e togliere dignità ad un diritto di cittadini a lui sgraditi.
L'unica speranza è che il Prefetto intervenga e che commissioni in Comune dato che il legista sta commettendo un reato di omissione di atti d’ufficio dinnanzi a quello che appare come un tentativo di ostacolare l’esercizio di un diritto. Ma sempre lì si finisce, con la violenza di pubblici ufficiali che costringono alcuni cittadini a dover subire il pressing delal stampa e a dover ricorrere ad avvocati e pubblicità non desiderata per ottenere un diritto che lo stato dovrebbe garantire loro.
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