L'omofobia internazionale si è data appuntamento in Serbia. Presenti anche Luca Volonté e Alexey Komov


La propaganda di ProVita si basa principalmente nel creare inutili contrapposizioni fra i vari gruppi sociali, sostenendo che sia necessario «difendere» il proprio orticello al pari di come il nazismo suggeriva di «difendere» la loro presunta «razza ariana». Come sotto la dittatura di Hiler, è difficile ottenere ciechi consensi se non si crea contrapposizione e paura.
È in questa ottica che Brandi si è violentemente appropriato del termine «famiglia» per usarlo come arma di distruzione della società. La sua ideologia è volta a sostenere che sia necessario negare dignità alle famiglie altrui per garantire la supremazia della "razza eterosessuale" su quai cittadini che lui odia con tutto sé stesso. Per questa la sua idea di «difesa della famiglia» passa dall'oppressione di gay, stranieri o di persone che hanno una diversa religione. Ogni differenza deve essere motivo di persecuzione per garantire un pensiero unico che definisca lo stereotipo di un ariano di matrice brandiana.

Ma al di là della propaganda e dei loro vaneggiamenti riguardo a fantomatiche «lobby gay», basta leggere del le pagine del loro sito per osservare come dietro al movimenti antigay ci siano sempre gli stessi personaggi e i medesimi interessi politici. Lodando l'omofobia della Serbia nella sua cessione dei locali del Parlamento alla propaganda dell'odio messa in atto a livello globale dal WFC, l'associazione di Brandi afferma:

La conferenza è stata organizzata nei locali del Parlamento serbo dal movimento serbo Dveri , da tempo partner di WCF in Serbia. Infatti, il fondamento di tutto il programma politico del partito Dveri è la famiglia naturale: con l’incoraggiamento delle organizzazioni aderenti al WCF da tutto il mondo, Dveri ha presentato la sua agenda politica pro-famiglia per il popolo serbo alle elezioni parlamentari di quest’anno, riscuotendo 7 seggi, con il 5% abbondante dei voti, che per un partito alle prime armi è un notevole successo. I Serbi hanno riconosciuto l’importanza della difesa della famiglia naturale e delle politiche a favore della famiglia.

In realtà sappiamo tutti che la famiglia non è minacciata dal riconoscimento del matrimonio egualitario dato che non è escludendo gli altri che può cambiare qualcosa all'interno del proprio nucleo famigliare. Brandi potrà anche dire che si è famiglia solo attraverso l'esclusione, ma la storia ci insegna che le famiglie esistevano ed esisteranno anche senza bisogno che sia lui a deciderne le regole. Una famiglia è un elemento naturale e non certo quel motivo di propaganda politica in cui ProVita vorrebbe trasformarla.
Ma il passaggio più interessante è forse l'elenco dei partecipanti: sempre loro, sempre i rappresentanti delle solite lobby legate all'estrema destra. Scrive il sito di Brandi:

I relatori che si sono avvicendati sul palco venivano da diversi Paesi del mondo. C’erano, tra gli altri, Brian Brown, presidente della WCF; Don Feder, Direttore e coordinatore delle Conferenze regionali per WCF; Luca Volonté di Novae Terrae; Levan Vasadze, l’organizzatore della X conferenza mondiale del WCF, a Tbilisi, in Georgia, dove ProVita ha tenuto due relazioni; Alexey Komov, rappresentante della Russia, e Fabrice Sorlin, un membro del Consiglio consultivo della WCF. Tra i relatori serbi Bosko Obradovic, presidente di Dveri ; Nemanja Zaric, Misa Djurkovic, Direttore dell’Istituto di studi europei; Mila Todorovic, del Center for Reproductive Ethics e rappresentante Save The One in Serbia; e molti altri.

Al limite del patetico è l'affermazione (priva di qualunque prova documentale) con cui Brandi si lancia nella sua consueta ideologia della contrapposizione nell'affermare:

Dopo la conferenza, un corteo gioioso ha sfilato per le vie di Belgrado, per la famiglia e con famiglie, bambini e palloncini. A tale corteo hanno partecipato il doppio delle persone che hanno presenziato negli stessi giorni al Gay Pride, che però è stato organizzato con ampi mezzi economici e cospicui finanziamenti governativi.

E chissà che qualcuno non possa spiegare a Brandi che il Pride di Belgado è da anni vittima di violenti attacchi da parte dei nazionalisti. Pare dunque davvero patetico il volersi vantare di aver spaventato a morte un intero gruppo di persone per poi sostenere che si fosse in un numero maggiore di loro a fronte di zero rischi nello scendere in strada. E questo senza notare come la manifestazione anti-gay di cui tanto si vanta non pare aver avuto una partecipazione significativa.
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